“Abduction”: banalità in vorticoso action movie. Recensione. Trailer

ROMA – Liceo, feste da sballo, incertezze sentimentali, piccole incomprensioni familiari: le giornate di Nathan Harper (Taylor Lautner) sembrano trascorrere tranquillamente, non discostandosi molto da quella di un comune teenager dei nostri tempi.

Nathan tuttavia è anche in cura da una psichiatra a causa di una costante irrequietezza e di occasionali comportamenti irruenti. Sembra sulla strada buona per risolvere i suoi problemi, ma uno strano incubo ricorrente, di cui non comprende pienamente l’origine, continua a tormentarlo. In maniera fortuita scopre la causa della sua inquietudine: la sua vita familiare è frutto di una montatura. Le persone che si occupano di lui sono in realtà agenti in incognito mentre il suo vero padre è una spia coinvolta in affari della massima segretezza. Da questa sconvolgente scoperta inizieranno i suoi veri problemi che, lungi dall’essere esclusivamente emotivi, si concretizzeranno in una feroce lotta per la sopravvivenza. La CIA ha i consueti problemi di corruzione, ma i veri nemici ovviamente sono altri. I cattivi mangia-bambini provengono infatti dall’Europa dell’est: che siano anche comunisti?

Nella prima parte il film, come il suo protagonista, sembra soffrire di crisi d’identità. Serpeggia forte il dubbio di stare assistendo a un orrido film per teenager, con l’aggravante che non si rischia neppure di ridere per sbaglio. La scelta del protagonista, proveniente dalla saga di Twilight, acuisce il sospetto e potrebbe in sé costituire prova sufficiente. Il giovane Lautner possiede infatti le physique du rôle ma non spicca per bravura interpretativa. Al suo fianco Lily Collins interpreta una tenera ragazza che suscita simpatia per la composta timidezza, ma lascia un poco interdetti per le folte sopracciglia. Fortunatamente dopo qualche minuto si cambia registro e le sequenze successive giustificano la dicitura “thriller”. Succede a questo punto un fenomeno curioso ma abbastanza comune. Le scene di azione, colpendo direttamente i sensi, riescono ad attrarre l’attenzione. La parte riflessiva della mente, che ci farebbe affermare senza mezzi termini che stiamo assistendo a un film tutto sommato banale e trascurabile, viene così messa momentaneamente a tacere. Fondamentalmente l’evolversi della trama e la successione serrata degli avvenimenti non danno il tempo per lo sbadiglio o per il disprezzo intellettuale. Tanto basta per guadagnarsi la sufficienza? Fate le vostre valutazioni. Un’ultima considerazione: nello sviluppo narrativo il personaggio che suscita maggiore interesse è il padre di Nathan che, guarda caso, è anche quello che materialmente è meno presente sullo schermo. Certamente è una strategia studiata, accattivante. Tuttavia sorge il fastidioso sospetto che la curiosità destata da questa “assenza” sia in realtà una reazione istintiva alla costatazione della banalità dei personaggi che affollano lo schermo. Sigourney Weaver e Maria Bello, attrici di sicuro valore, hanno troppo poco tempo scenico a propria disposizione per falsificare l’ipotesi.

USCITA CINEMA: 07/10/2011
REGIA: John Singleton
SCENEGGIATURA: Shawn Christensen
ATTORI: Taylor Lautner, Lily Collins, Alfred Molina, Jason Isaacs, Maria Bello, Sigourney Weaver, Michael Nyqvist

FOTOGRAFIA: Peter Menzies jr.
MONTAGGIO: Bruce Cannon

MUSICHE: Edward Shearmur
PAESE: Stati Uniti
GENERE: Thriller
DURATA: 106 Minuti

TRAILER

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