Teatro Ambra Garbatella. “L’armadio di famiglia”: la memoria con attori convincenti. Recensione

ROMA –  Nella settimana in cui si celebra la Giornata della memoria – il 27 gennaio – il teatro Ambra Garbatella porta in scena L’armadio di famiglia, un testo di Nicola Zavagli sull’occupazione nazifascista di Firenze e sulla deportazione degli ebrei nella seconda guerra mondiale. Siamo nel quartiere popolare di San Frediano, a casa di Clara Salvini, energica ‘madonna fiorentina’, madre di due figli con un marito prigioniero in Grecia.

A movimentarle la casa ci pensano la vicina impicciona e Gaetano, il camiciaio di fiducia, napoletano, erede della tradizione sartoriale della sua città. Una notte Gaetano irrompe in casa di Clara, di mestiere levatrice: una ragazza deve partorire, ma non può uscire di casa per andare in ospedale. Sarebbe troppo rischioso per lei, per suo fratello e per il nascituro: sono ebrei e in città la polizia fascista e la Gestapo hanno ricominciato con le retate antigiudaiche. La loro presenza susciterà un dilemma nella donna: tenerli in casa propria e mettere in pericolo l’incolumità sua e dei suoi figli? A convincerla sarà proprio il generoso camiciaio che farà leva sulla bontà di Clara: “sono tutti figli nostri, anche quelli che escono dalle pance di altre donne”, dirà. Un grande, vecchio armadio di famiglia diventerà la porta del nascondiglio dove i due poveri ragazzi ebrei troveranno rifugio insieme al neonato Ulisse.

Nel testo di Nicola Zavagli e nella convincente recitazione degli attori della Compagnia Teatri d’Imbarco, capitanati da Beatrice Visibelli, rivivono i ricordi dei nostri nonni di quegli anni funesti: i bombardamenti e le file per le razioni di cibo, il pane nero, i cinegiornali Luce e le lettere dal fronte. I vernacoli fiorentino e napoletano sottolineano l’impronta da romanzo popolare dell’Armadio di famiglia, sottolineata dalle canzoni scritte, e interpretate sul palcoscenico, da Chiara Riondino, che ne scandiscono la narrazione. Come per le innumerevoli opere letterarie, teatrali o cinematografiche sulla seconda guerra mondiale, anche in questo caso la Storia del nostro Paese viene filtrata attraverso le esperienze della gente comune alimentandone la memoria collettiva.
L’Armadio di famiglia è l’occasione per fare i conti con le scelte etiche che negli anni del Ventennio lambirono molti italiani: fiancheggiare il regime o combatterlo, dare la caccia agli ebrei o proteggerli dalla minaccia della deportazione. Le diverse posizioni in campo sono sintetizzate dai personaggi in scena: da Clara e il suo timore di passare per ignava, da Gaetano, fiero oppositore del fascismo, e dalla vicina di casa, ammiratrice del Duce, che incarna lo stereotipo della donnetta voluta dal regime. Clara pagherà il proprio coraggio (“il coniglio che si fa leone”). Il picco drammatico alla fine della storia è dunque un monito pacifista che Zavagli consegna a futura memoria, sui danni che ogni guerra inevitabilmente comporta.  

L’armadio di famiglia, Teatro Ambra Garbatella dal 24 al 29 gennaio
Testo e regia di Nicola Zavagli
con Beatrice Visibelli, Marco Natalucci, Giovanni Esposito, Andrea Caffaz, Marco Cappuccini, Anna Gori,  Chiara Martignoni,  Valentina Testoni
canzoni dal vivo di Chiara Riondino
Scene e luci di Fabio De Pasquale
Costumi di Cristian Garbo

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