CANNES – Tra un red carpet e l’altro, tra una sfilata di stelline e un allarme bomba, al Festival di Cannes si è parlato del futuro del cinema. Ha aperto il dibattito il presidente della giuria Pedro Almodovar, il delizioso regista spagnolo che ha sorpreso tutti dicendosi contrario a dare un premio ad un film (e ce ne erano due in concorso) che non saranno mai proiettati nelle sale cinematografiche.
L’allusione era a Netflix, la piattaforma digitale che produce e distribuisce filmati di vario genere destinati a tablet, smart-phone, e-reader e quant’altro offre il mondo della comunicazione digitale, ma non alla programmazione cinematografica tradizionale in sala. Ha proseguito ieri il discorso Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, un’importante casa di produzione italiana, secondo il quale “è, in atto una seconda rivoluzione dei media dopo quella seguita all’avvento della televisione”.
Fin qui niente di nuovo sotto il sole di Cannes, del Lido di Venezia o dei californiani Oscar. La novità sta nel fatto che ai festival, e Cannes ne è un esempio illuminante, sono arrivate in concorso le serie televisive. Di una è addirittura protagonista la diva cinematografica del momento, Nicole Kidman, un’altra è prodotta proprio da Netflix e come tale non vedrà mai la luce (o meglio il buio) di una sala cinematografica. Osserva Tozzi di Cattleya: ”Le serie televisive sono un avanzatissimo terreno di innovazione cinematografica. La nuova serialità e la presenza attiva delle piattaforme hanno ribaltato regole e stereotipi.” Si può obiettare che non è un fenomeno di oggi è già successo: Ma il patron di Cattleya spiega: “Nel frattempo da noi è sparito il principale finanziatore del cinema: il pubblico. Che la flessione degli incassi sia un fenomeno mondiale è innegabile, e la conseguenza è la serialità televisiva le cui dimensioni economiche si sono ridotte sensibilmente”.
Quale sarà, dunque, il futuro del cinema? O meglio, il cinema ha un futuro? Fin dai tempi dei Lumières ci fu qualcuno che disse che l’invenzione dei fratelli francesi non avrebbe avuto successo. Ma da allora è passato più di un secolo e forse le cose stanno davvero cambiando. Quella di Almodovar sembra una battaglia di retroguardia destinata a fallire. E le vecchie care sale cinematografiche? Molte sono diventate bingo, altre supermercati, la prossima destinazione sarà parcheggi coperti. Secondo uno storico della televisione che non ama essere citato per non passare per menagramo, l’inizio della fine del cinema cominciò il giorno in cui un furbo esercente stanco di avere la sala deserta il giovedì sera piazzò fra due file di sedie un ordigno, detto telecinema, che proiettava sullo schermo in diretta la puntata di Lascia o raddoppia? Di colpo il giovedì quel cinematografico si riempi come le altre sere.
Se nella morte del cinema c’è un assassino sappiamo tutti chi è: Mike Bongiorno.