Cannes 71. Sulla “montée des marches” largo alla nouvelle vague, ma niente netflix e selfie

CANNES – Parte con un omaggio a Jean Luc Godard la 71ma edizione del festival internazionale del cinema di Cannes: sul manifesto ufficiale della rassegna, che si aprirà l’8 maggio sulla Croisette per concludersi il 19, l’immagine è tratta dal film Pierrot le fou, che in Italia quando uscì nel 1965 s’intitolò Il bandito delle 11, protagonisti Jean Paul Belmondo e Anna  Karina.

La foto è un riconoscimento anche al famoso fotografo cinematografico Georges Pierre, morto nel 2003 dopo aver immortalato i set più importanti del cinema francese dei quali è stato il fotografo di scena più apprezzato. Sul manifesto firmato Georges Pierre, Belmondo e Anna Karina csi baciano sporgendo l’uno dal finestrino di una berlina rossa, l’altra da una spyder blu,  che si affiancano dopo un breve carosello fra la polvere sotto gli alberi mentre si gridano l’uno all’altra: “Je t’aime!”. Una carriera, quella di Jean Paul Belmondo, fondamentale per la nouvelle vague francese: il festival di Cannes gli ha già dato di recente una Palma d’oro alla carriera, come pure la Mostra di Venezia gli ha assegnato il suo Leone d’oro. Oggi Bebel ha 85 anni, li ha festeggiati il 9 aprile scorso. Anche Anna Karina è un volto simbolo della nouvelle vague: già moglie di Jean Luc Godard, nata in Danimarca 75 anni fa, deve il nome d’arte Karina a Coco Chanel che volle così ribattezzarla. Oggi Godard ha 88 anni: tutti e tre, i due attori e il regista, porteranno sulla Croisette un profumo di nouvelle vague che non mancherà di affascinare i cinefili d’antan.

Per i giovani si annunciano grandi novità: l’odierna edizione del festival di Cannes, infatti, dichiara guerra a due fenomeni propri della nostra epoca: i selfie e i film di Netflix. “Sono volgari, ridicoli e stupidi” dice dei selfie Thierry Frèmaux, delegato generale del festival, di fatto il patron assoluto della rassegna. Saranno, dunque, vietati i selfie sulla montée des marches, la mitica scalinata dove divi e pubblico hanno rari ma movimentati punti di contatto. Quanto a Netflix, la novità è frutto di un compromesso, dopo le avvisaglie di guerra dell’anno scorso. Erano in concorso due film prodotti da Netflix, la piattaforma che sforna pellicole destinate non alle sale cinematografiche ma a tutti gli altri supporti telematici in grado di riprodurre immagini (computer, monitor, tablet, smartphone ecc.).  Il presidente della giuria era Pedro Almodovar, che al momento di decidere ammonì i suoi giurati: ”Non premiate i film Netflix che non vedremo mai al cinema”. Una dichiarazione di guerra che scatenò gli animi. Ricorda oggi Frèmaux: “Gli esercenti francesi protestarono per quei due film che per fortuna non vinsero nulla. Quest’anno, dunque, niente film Netflix in concorso. I film sono fatti per essere visti al cinema”. Come dargli torto?

Altra novità, un accenno allo scandalo mondiale delle violenze sessuali nel mondo del cinema. “Nel mio festival alle donne è riconosciuto un ruolo paritario – ha precisato Frèmaux – in particolare nelle commissioni esaminatrici. La giuria è presieduta da una donna , Cate Blanchet, non è una novità ma è significativa”. A dire il vero, il festival di Cannes ha spesso chiamato grandi attrici a presiedere la sua giuria: l’elenco è un albo d’oro del cinema mondiale: nel 1965 Olivia   De Havilland (la Melania di Via col vento), la nostra Sophia Loren l’anno dopo , Michele Morgan nel 1971, Jeanne Moreau due volte a distanza di vent’anni nel 1975 e nel 1995, Françoise Sagan nel ’79, Isabelle Adjani nel 1997, Liv Ullman nel 2001, Isabelle Uppert nel 2009, Jane Campion nel 2014. Tutte scelte di prestigio e non  certo  conseguenza del me too.

 

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