Cannes 74. “Benedetta” : Verhoeven attraverso una storia del ‘600 mostra l’inconscio del presente

CANNES – Principale fonte biografica di Benedetta Carlini fu il testo di Judith Brown “Atti impudici, Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento” pubblicato nel 1986, che stimolò un’ampia discussione sulla sessualità, sul lesbismo e sul misticismo delle donne.

Su questo testo si basa il film dell’ottantaduenne regista olandese Paul Verhoeven “Benedetta”, che fa della storia vera il pretesto per un discorso più approfondito e ironico sulla superstizione – ad esempio nel racconto delle stigmate –  sulla credulità, la repressione sessuale,  l’uso distorto del potere che usa verità e menzogna per assoggettare i più deboli. 

La vicenda che si tramanda di Benedetta Carlini è questa: nata nel 1591 a Vellano, piccolo borgo sulla montagna di Pescia oggi in provincia di Pistoia, da una famiglia che fu in grado di acquistarle un posto in un convento esclusivo e tranquillo, all’età di trent’anni divenne badessa. Poi fu vittima di  visioni nelle quali alcuni uomini cercavano di ucciderla. Temendo che venisse molestata da entità demoniache, le sorelle consigliarono a suor Bartolomea, sua amica, di vivere nella sua cella. Malgrado ciò Benedetta continuò a dire di essere in contatto con presenze soprannaturali. Le autorità ecclesiastiche, nel clima della Controrifoma,  presero la decisione di censurare le sue visioni come segni di spiritualità indipendente ed eretica. Tuttavia la Carlini non fu mai  sottoposta a interrogatorio fino a quando non venne a galla che Benedetta e Bartolomea erano amanti…

Sulle fissazioni e paure incontrollabili in tempo di pandemia –  la peste all’epoca di Benedetta rimanda al Covid 19 –  capaci di influenzare i rapporti e distorcerli, sulla smodata sete di dominio, Verhoeven costruisce un film attualissimo che, dietro i riti in costume, parla del nostro attuale inconscio: le visioni di Benedetta sono ricondotte a una sofferta isteria, la manipolazione mentale è una pratica usata ieri come oggi. Né tanto minore appare l’odierna  irrazionalità se si pensa alle convinzioni di chi crede che la terra sia piatta,  che il vaccino cambi il nostro DNA. Il film di Verhoeven non fa sconti ai bigotti di qualsivoglia epoca, si prende gioco delle ipocrisie di un’istituzione come la chiesa e il re appare nudo, come le figure femminili protagoniste del suo film. In questa nudità, che non si può tacciare come oscena, il cuore pulsante della condizione umana si mostra nella sua antieconomica, fragile complessità.

Un film di Paul Verhoeven con Charlotte Rampling, Lambert Wilson, Virginie Efira, Olivier Rabourdin, Daphne Patakia, Clotilde Courau, Louise Chevillotte, Hervé Pierre. Genere Biografico Produzione Francia, Paesi Bassi 2021. 

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