Cannes 74. La Francia ruota intorno al numero 3

Il pass “Trois jours à Cannes / Tre giorni a Cannes “ è riservato ai nuovi amanti del cinema. Lanciato nel 2018, per volontà d’approfondire i legami con le ultime generazioni e far soffiare sulla Croisette un vento fresco,“3 giorni a Cannes” è indirizzato ai festivalieri e agli spettatori del nostro domani.

Nel 2019 “3 giorni a Cannes” ha permesso a più di 2800 giovani, avidi di scoperta, di vivere l’edizione settantaduesima. L’età media  di questi cinefili era di ventidue anni, dei quali il 47% provenienti dall’estero. E’ un pass di 3 giorni con accesso alla selezione ufficiale e alla programmazione dedicata. Condizioni per averlo? Avere tra i diciotto e i venticinque anni e fare un’autocertificazione d’amore per il cinema.

Per i numerologi il 3 è pieno di significati. In questi giorni particolarmente in Francia, dove al Festival di Cannes ha avuto molto successo Tre piani, il nuovo film di Nanni Moretti, l’unico italiano in concorso sulla Croisette. E’ piaciuto al pubblico che nonostante tutto affolla il palazzo del cinema, alla critica che lo ha incensato, speriamo che piaccia anche alla giuria internazionale quando dovrà assegnare i premi maggiori. E’ una storia di persone sparse sui tre piani di un condominio con le loro vite vicine e lontane, uguali e diverse. Niente di particolare, si direbbe, se non fosse che il regista di Caro diario e di altri film che i francesi hanno sempre apprezzato, non avesse saputo scavare nei caratteri disegnando personalità interessanti. Del film ha scritto adeguatamente la nostra inviata a Cannes Bruna Alasia, che per non fare come gli inglesi che erano convinti di vincere la coppa europea di calcio non si è azzardata a fare previsioni. Questo primo festival dopo il diluvio del covid è apparso piuttosto autarchico, con tanti film francesi in confronto al numero degli stranieri. L’Italia, o meglio Nanni Moretti, ha già avuto l’onore del concorso: diceva De Coubertin: “L’importante è partecipare…” (ma vincere è decisamente meglio, dice l’uomo della strada). 

Ancora 3 è il titolo del nuovo romanzo di Valérie Perrin, la compagna di vita e stretta collaboratrice di Claude Lelouche, il regista dell’indimenticato Un uomo, una donna. In Francia il libro è in testa alle classifiche delle vendite. In Italia è appena uscito per i tipi delle Edizioni e/o con l’ottima traduzione di Alberto Bracci Testasecca, seicento pagine che si leggono con vero piacere.  Perché quel titolo? “Per tre ragioni – spiega l’autrice. È il mio terzo romanzo (dopo Il quaderno dell’amore perduto e Cambiare l’acqua ai fiori, che a sorpresa le ha dato un grande popolarità). La seconda è che i personaggi di cui si racconta la storia sono tre bambini, due maschietti e una femminuccia, compagni di scuola fin dalle elementari e amici per tutta la vita. “La terza ragione – conclude Valèrie con un disarmante sorriso – è che non mi è venuto in mente nessun altro titolo!”

Sempre 3 il numero intorno al quale la Francia ruota in questi giorni: sono tremila gli euro che Brigitte Bardot deve pagare alle associazioni dei cacciatori che l’hanno trascinata in tribunale con l’accusa di ingiurie gravi. Non è la prima volta che l’ancor celebre BB, tuttora bella nonostante gli anni e qualche chilo di troppo, viene processata per aver insultato in pubblico l’intera categoria di cacciatori, suoi nemici giurati da quando ha intrapreso, ormai è già qualche anno, una personale crociata in difesa degli animali. “Più conosco gli uomini, più amo gli animali” ha detto un saggio, e Brigitte Bardot ha fatto suo l’adagio, lei che di uomini ne ha conosciuti e che evidentemente l’hanno delusa. Quei tremila euro BB li pagherà contenta di aver suscitato un polverone portando ancora una volta alla ribalta delle cronache la sua campagna   da animalista convinta. E in questo ha tutta la Francia dalla sua (cacciatori esclusi) perché ad una gloria nazionale come lei non si nega nulla, anche di esagerare con le accuse contro gli “sterminatori” di animali. 

   

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