Cannes 2022. I classici: “Sciuscià” (1946) di Vittorio De Sica

“Sciuscià”, dall’inglese shoe-shine, è entrato nella lingua italiana che ne ha fatto uso corrente nell’immediato dopoguerra, quando nella Napoli occupata dagli alleati l’arte di arrangiarsi aveva spinto decine di ragazzetti a farsi lustrascarpe in mezzo alla strada.

Una realtà sociale che ispirò Vittorio Sica e il suo sceneggiatore Cesare Zavattini per farne un ritratto di una città che stava tentando di risorgere da rovine morali e materiali.

 Con Paisà, Roma città aperta e Ladri di biciclette è uno dei film che meglio rappresentano il neorealismo del cinema italiano tanto apprezzato all’estero (Sciuscià ebbe un Oscar speciale l’anno dopo) quanto deprecato in patria: fece epoca il gelido commento che ne dette l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega per la cinematografia Giulio Andreotti, futuro pluri-premier democristiano: “I panni sporchi si lavano in famiglia”. Ed è invece proprio ai panni sporchi della Napoli del 1946 che il film si rivolge nella breve storia di due scugnizzi, conosciuti personalmente da De Sica, che coinvolti casualmente in un furto finiscono al riformatorio da dove peraltro riescono a scappare. Finale tragico ma anche un tocco poetico: un cavallo bianco che i due giovani vorrebbero comprare, come sogno irraggiungibile. Un film toccante, interpretato da attori che compresero perfettamente la situazione e si rivelarono efficacissimi, particolarmente Interlenghi e Cigoli. 

Una beffarda curiosità produttiva: come tutti i film neorealisti, anche questo costò pochissimo, si dice non più di un milione di lire e fu poi venduto ad un furbo distributore americano che ne ricavò sempre un milione, ma di dollari. Il festival di Cannes lo presenta in una copia restaurata dalla Cineteca di Bologna, la riconosciuta istituzione che sta riportando alle primitive condizioni tecniche le pellicole meritevoli di travalicare gli anni, nello spirito de “L’immagine ritrovata”, felice intuizione di cinefili benemeriti. 

con Franco Interlenghi, Emilio Cigoli, Rinaldo Smordoni, Maria Campi, Aniello Mele, Bruno Ortensi, Anna Pedoni.

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