Cannes 75. I classici: “Il processo” (1962) di Orson Welles

CANNES -Esattamente sessant’anni fa usciva sugli schermi Il processo, uno del film più discussi di Orson Welles, attore e regista americano che amava rifuggire dagli schemi imposti da Hollywood. Ispirato al romanzo omonimo di Franz Kafka del 1924, se ne distacca soprattutto nel finale, ma l’impianto è lo stesso. 

E’ la storia di un giovane impiegato che all’improvviso viene arrestato dalla polizia e portato in tribunale senza che gli venga contestata alcuna accusa. Anche il tribunale che lo deve giudicare è misterioso e il poveretto non riesce a capire che cosa gli stia accadendo. In questo nessuno può aiutarlo, nemmeno il suo avvocato. Solo alcune donne che sembrano aver preso a cuore la sua vicenda sono prodighe di consigli, ma il risultato è catastrofico.  Convinto di fare l’unica cosa che potrebbe salvarlo il tapino ammette quelle che ritiene possano essere le colpe che gli contestano e finisce per confessare tutto, cioè niente, non avendo, infatti, commesso alcunché di illecito. Ma stavolta quella sorta di giustizia che lo ha braccato sembra credergli e infatti…   

Finale fragoroso che non rispetta il romanzo, almeno nella forma. Orson Wells era talmente ammirato della vicenda raccontata da Kafka che accettando di farne un film si è riservato anche un ruolo chiave, quello dell’avvocato difensore del presunto imputato. Ma spiccano soprattutto i ritratti femminili che fanno da contorno al bravo protagonista (un giovane Anthony Perkins fresco reduce dal successo che aveva riscosso accanto ad Ingrid Bergman in Le piace Brahms? dell’anno prima): la Moreau, la Schneider e la nostra Martinelli sono deliziose. Il  film, girato in un rigoroso bianco e nero, viene presentato sulla Croisette nella selezione dei classici in una versione restaurata  dalla Cinèmathèque Française che ha operato sui negativi originali in collaborazione con la non meno valida Cineteca di Bologna. 

con Anthony Perkins, Jeanne Moreau, Romy Schneider, Elsa Martinelli, Orson Welles, Arnoldo Foà, Suzanne Flon. 

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