Cannes 75. Il cinema sulla spiaggia: E.T. L’ex-extraterrestre (1982) di Steven Spielberg

CANNES – Non tutti sanno che a questo film del 1982 il regista Steve Spielberg, certo non un novellino, ha rimesso le mani, vent’anni dopo, non per correggere alcuni errori, come capita talvolta anche agli autori più attenti, ma per arricchirlo ulteriormente, come non bastasse il successo planetario che aveva riscosso quando uscì sugli schermi.

In sostanza, Spielberg nel 2002 lavorò ad una nuova edizione rimasterizzata nel suono, all’aggiunta della sequenza della vasca da bagno e volle eliminare le pistole che si vedevano in mano ai poliziotti: immagini che, secondo lui, turbavano la poesia della favola. 

 Che E.T. sia una favola non ci sono dubbi: l’esserino galattico dimenticato da un’astronave in un bosco della California e raccolto da un bambino che lo nasconde in camera sua è una storia che non ha nulla da invidiare a Cenerentola, Biancaneve, Pollicino, la bella addormentata nel bosco. Se fosse nato qualche decennio più tardi un film così non se lo sarebbe lasciato sfuggire Walt Disney, che di favole se ne intendeva. 

Gli extraterrestri hanno ispirato spesso il cinema, su tutti i piani: avventura, suspense, azione, scienza (siamo soli al mondo? è la domanda di partenza). Ma una favola poetica come questa solo Spielberg poteva raccontarla. E meno male, altrimenti avremmo dovuto rinunciare ad un film che entra di diritto nella storia del cinema perché continua a distanza di anni ad esercitare sul pubblico mondiale di adulti e di ragazzi lo stesso fascino di allora, quando non eravamo ancora andati sulla Luna e americani e russi, uomini e donne, (anche una giovane mamma italiana, Astrosamantha) ancora non affollavano in pericolosa promiscuità gli angusti spazi della stazione spaziale internazionale orbitante a non si sa quante migliaia di chilometri dalla nostra povera Terra, dove si fa ancora la guerra come al tempo dei Faraoni. 

Di extraterrestre, negli anni Ottanta si leggeva sui giornali solo di misteriosi dischi volanti, di navicelle sparate alla ventura prima con una cagnetta poi con un Gagarin qualsiasi, di mondi lontani e irraggiungibili, di presunti marziani verdi di colore e modesti di statura, ma con due antennine sulla testa. Robetta. Spielberg, invece, ci presenta E.T., bruttino ma simpatico e soprattutto socievole e affatto pericoloso e il successo è stato immediato.

 C’è voluto un altro genio del cinema, il nostro Carlo Rambaldi, per dare al mostriciattolo spaziale sembianze tanto originali quanto accattivanti. Ed è subito mito che continua: i bambini lo adorano, le mamme si affezionano, i padri si divertono  a portare al cinema i figlioletti della generazione successiva.  Peccato, perché se al mondo non siamo soli, come sembra, i nostri vicini sono in realtà lontanissimi, su galassie sperdute nell’universo a miliardi e miliardi di anni luce da noi. Se invece fosse stato possibile, Spielberg  avrebbe certamente provveduto a distribuire il suo film anche su altri mondi, se non altro per sapere cosa ne direbbero, se il pupazzetto è piaciuto, se Rambaldi c’è andato vicino e via dicendo.

 Intanto, godiamocelo noi questo capolavoro di fantasia che sta attraversando i decenni senza perdere nulla in originalità, freschezza, poesia. Bene ha fatto il festival di Cannes 2022 ad offrirlo in omaggio ai suoi spettatori con una proiezione sulla spiaggia di Macé, sotto un cielo di stelle, al quale più di uno spettatore alzerà lo sguardo cercando  di vedere se per caso E.T. sta per tornare da noi, che non l’abbiamo trattato poi tanto male. 

con Henry Thomas, Dee Wallace, Peter Coyote, Drew Barrymore 

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