25 Aprile – Ribelli forever!

ROMA – Ci si è chiesti molte volte qual è la differenza sostanziale tra opera scritta e opera filmica. Anche in questo lavoro documentario “scritto” a doppie mani, due mani femminili e due mani maschili, si può cercare di comprendere quale delle due modalità letterarie sia in grado di esprimere meglio la realtà di un passato che purtroppo non è passato.

Ribelli! È un libro/DVD prodotto dalla casa editrice Infinito, composto verbalmente dalle parole di quindici ex partigiani che rispondono alle domande di Chiara Brilli e Domenico Guarino e scritto attraverso luci e suoni, da Paola Traverso e Massimo D’orzi. Il lavoro, saldato in una alchimia di parole, inchiostro, carta, immagini e suoni, è più di un documento storico: è quello che viene definita ‘fonte storica’ ed è pertanto inattaccabile anche dal più accanito revisionista storico.

Eppure a prima vista potrebbe apparire una delle tante interviste a dei poveri vecchi sopravvissuti alla temperie nazifascista … potrebbe apparire se questi splendidi individui non avessero mantenuta viva la Ribellione che li portò alla rivolta contro il disumano.
Come affermò Marc Bloch, il famoso storico e resistente francese fucilato nel ’44 a Lione dalla Gestapo, la storia è il recupero della “memoria collettiva” perché essa diventa “un punto di riflessione importante per ogni società, che dando una migliore conoscenza del passato potrà meglio risolvere i problemi del presente”.

Quindi la storia non è qualcosa di cristallizzato in polverosi volumi scritti ideologicamente e con scopi “pedagogici”; non una è una histoire bataille dove vengono enumerati i nomi e le guerre dei potenti. La storia è una materia sempre da approfondire e rendere ogni giorno viva, perché solo in questo modo può aiutare a comprendere la realtà attuale.

 Anche per questo Ribelli! è un potente strumento di conoscenza; il libro/DVD attraverso le magistrali interviste ai quindici irriducibili Ribelli che hanno fatto la Resistenza, racconta il ventennio fascista e quello berlusconiano con parallelismi inediti e chiarificatori.
Dalle loro riflessioni emergono alcuni dati inequivocabili che potrebbero finalmente porre fine a un becero revisionismo storico che paragona i ragazzi che dopo l’8 settembre del ’43 si diedero alla macchia ai giovani che invece entrarono a far parte della cosiddetta Repubblica di Salò.
Le differenze tra queste due scelte, nel 99,9%, dei casi è da ricercarsi nell’essenza umana di questi giovani. Chi aderì all’ordine costituito indossando la divisa nera nazifascista e obbedendo dogmaticamente ai dettami della ragione di stato delegò ad un coacervo di feroci sadici la propria storia e la propria identità umana.
Da questo importante documento storico si evince che i giovani Ribelli,  per non divenire carnefici dei propri simili o per non esseri deportati in quei campi di lavoro “che rendevano liberi”,  fecero una scelta di identità. Con questa scelta essi si impadronirono del loro tempo umano offuscato per vent’anni dal fascismo, lunga mano del potere capitalista e religioso, e, immaginando un futuro migliore, fecero quella storia che vediamo in parte vergata nella nostra tradita e vilipesa Costituzione.

I racconti di coloro che portarono i nomi epici di Lina, Saturno, Sugo, Annuska, Marco, Sosso e di molti altri affermano un dato storico che spazza via ogni possibilità di confusione storica sulle origini primarie della Resistenza: il discrimine tra chi indossò la divisa nazifascista e chi invece indossò le vesti stracciate del partigiano non fu strettamente ideologico, non fu una contrapposizione tra comunisti e fascisti; il discrimine si deve cercare unicamente nella realtà umana di questi giovani che fecero scelte radicalmente diverse.

Solo in un secondo tempo, giorni, settimane, a volte mesi, i giovani Ribelli furono incanalati dagli uomini di partito che diedero, molto spesso forzatamente, un nome alla loro naturale rivolta. Uomini di partito che in seguito, dopo la guerra, sedettero negli scranni parlamentari. Certamente  le formazioni partigiane, che furono inquadrate soprattutto da socialisti e comunisti, diedero un enorme contributo ma, nella stragrande maggioranza dei casi, la genesi della Resistenza non ebbe distintivi politici. Dire che la resistenza fu creata dai comunisti  è un vecchio tentativo storico di imbrigliare in categorie ideologiche ciò che per sua natura sfugge a qualsiasi catalogazione: il rifiuto irrazionale. Lo afferma anche uno dei Ribelli intervistato “darsi alla macchia fu un voler corrispondere ad un sentimento più che ad una cultura politica”.

I partigiani sfidarono la morte non per una razionale ideologia politica ma per un insopprimibile ‘rifiuto irrazionale’. Rifiuto irrazionale, e quindi inconscio, che diede il movimento a  queste persone. E questo movimento inconscio lo vediamo ancora emergere nelle espressioni dei loro volti. Volti/immagini parlanti come quello di Maria Pellegrini Ferri, staffetta partigiana con il nome di battaglia di Mimì, che vediamo ancora giovane nonostante i suoi 86 anni. Mimì vede bene la realtà del passato che si riflette nel presente: «Cos’era il fascismo? Era il braccio armato del capitalismo. Un obbrobrio. (…) Il Duce, ad esempio era un buffone. Un uomo assurdo, pieno di boria, arrogante, molto ignorante. (…) Purtroppo il nostro Paese vive sotto una cappa di piombo che è quella del Vaticano.(…) Il maschilismo più assoluto sta nella Chiesa. Pensate ai simboli: padre, figlio e spirito santo …». È sempre lei che ricorda una storia ben nota e ben celata: fu Togliatti, su ordine di Stalin, a chiedere fortemente che i patti Lateranensi voluti da Mussolini rimanessero inalterati e fossero inseriti nella Costituzione.

Senza voler far torto alle parole scritte nel libro e alle domande maieutiche di Guarino e Brilli che sono le fondamenta dell’opera, il film di Paola Traverso e Massimo d’Orzi dimostra ancora una volta come la telecamera e il lavoro di montaggio, se usati sapientemente, come in questo caso,  abbiano la possibilità di scavare nel profondo della realtà storica. Le espressioni dei volti dei protagonisti, le loro silenziose pause, i loro sguardi, anche la tristezza che a volte traspare dai loro visi, narrano forse più delle parole un vissuto meravigliosamente etico. La fisiognomica di bei volti, fieri per non aver spesa la vita invano, narrano del rifiuto al disumano che nasce alle prime luci della vita; il no al disumano che questi Ribelli non hanno mai perduto.

Ribelli! – Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza. Di ieri e di oggi.
di Domenico Guarino e Chiara Brilli
Il volume contiene il documentario in DVD Ribelli!
di Paola Traverso e Massimo D’orzi
Infinito edizioni – pagg 220 – Euro 18,00

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