Simenon. “La vedova Couderc”, a occhi incollati. Recensione

“La vedova Couderc” di George Simenon è molto più che un ipnotizzante e mero poliziesco.

La sua capacità di calamitare l’attenzione è concentrata nella forza realistica degli eventi, nella finezza e profondità dell’indagine psicologica dove i conflitti dei personaggi amplificano i nostri, dove la devianza diventa individuabile anche in un’apparente normalità, il buio si staglia oltre l’apparenza e ci si chiede, senza immaginare come, quale sarà il finale. Una scrittura limpida, essenziale e sintetica, un ritmo incessante caratterizzano lo stile di perfetta ballata popolare, tipica di Simenon. Su questo romanzo è stato fatto nel 1971 un film con Simon Signoret e Alain Delon, che in italiano titola “L’evaso”.

La traccia iniziale della vicenda è questa: Jean, un giovane appena uscito dal carcere, vaga senza una meta. Su un autobus per caso incontra la vedova Couderc, massiccia contadina di mezza età che lo concupisce.  Il ragazzo non ha un impiego, non ha legami affettivi e finisce, quasi inconsapevolmente, a offrire la propria forza lavoro nella fattoria della Couderc, che di notte gli offre anche il sesso senza essere ricambiata con implicazioni sentimentali. Tuttavia in questo tranquillo tran tran, dove Jean sembra aver ritrovato il suo equilibrio, s’inserisce la figura della giovanissima nipote della vedova Couderc, adolescente per la quale a poco a poco il cuore di Jean inizia a battere …

Bellissime le descrizioni della campagna francese, di quel mondo caldo, rozzo e primitivo dove le passioni sfociano con energia, luce elementare, dove la semplicità drammatica dell’inconscio quotidiano,  trasuda il fascino dell’esistenza ridotta all’essenziale di sogni e bisogni.

Titolo: la vedova Couderc

Autore: Georges Simenon

Casa Editrice: gli Adelphi

Pagine: 169

Traduzione :Edgardo Franzosini

Versione cartacea euro 12

Versione ebook euro 8,99

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