“Via Livorno”, un’autobiografia – 9 : “Liz Taylor e la Lollo: il mistero di Cleopatra”

Il referto medico uscito dal posto di pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni parlava chiaro: avvelenamento da ingerimento di sostanze tossiche. Un caso di routine, niente di straordinario.

Di eccezionale era il paziente: Elizabeth Taylor, la diva del cinema a Roma per un film. Già dimessa dopo la rituale lavanda gastrica era tornata a casa, una villa sull’Appia Antica affittata dalla casa di produzione per le riprese di Cleopatra, colosso americano interpretato nei ruoli principali da Liz Taylor e dal suo innamorato Richard Burton.  Com’era finita la Taylor all’ospedale?  Versione ufficiale della produzione: si era sentita male per la stanchezza dopo una giornata estenuante di riprese sotto il sole. Versione ufficiosa: la diva aveva cenato con dei fagioli in scatola, evidentemente avariati. Versione maliziosa e la più attendibile: Liz aveva buttato giù una manciata di pasticche di tranquillanti di cui faceva uso quotidiano. Uno sbaglio involontario o voglia di farla finita? Da tempo i burrascosi rapporti fra i due celebri attori inglesi riempivano le cronache mondane. E quella sera, nella grande villa sull’Appia Antica Liz si era sentita sola, tradita, depressa e aveva vuotato il tubetto di barbiturici, come si diceva allora. Sulla verità dei fatti, i giornalisti cinematografici di ogni continente accorsi a Roma per seguire le riprese del film ,non sapevano certo di più dei cronisti romani allertati da una “talpa” del pronto soccorso del San Giovanni. 

Quando la notizia fece il giro delle redazioni, da cronista d’assalto qual’ero piombai alla villa sull’Appia Antica per fare, se possibile, uno scoop. Niente di più improbabile: un muro di silenzio si alzò fra la stampa e la celebre coppia. Nessuno parlò con nessuno, la versione dei fagioli fu scartata dai più, rimaneva la stanchezza o il tentato suicidio. A favore di quest’ultima ipotesi c’erano i burrascosi rapporti fra Liz e Richard. In preda ai fumi dell’alcol lui spesso l’aggrediva prima verbalmente poi a schiaffoni, lei gli rispondeva per le rime. Ogni giorno la presenza della coppia sul set di Cleopatra era una scommessa. Poi, in un paio di giorni, la crisi rientrò, Liz si ristabilì e bellissima tornò a dominare il set popolato di migliaia di comparse in costume. 

I cronisti rimasero col dubbio: è stata tutta una messinscena dell’ufficio stampa del film, per richiamare l’interesse della stampa internazionale su una coppia   molto chiacchierata ma in debito di popolarità mediatica? C’era forse lo zampino di  Enrico Lucherini, il press-agent noto per le sue trovate pubblicitarie spesso  inventate? Nessuno poteva saperlo, nemmeno Gina Lollobrigida, la cui villa sull’Appia Antica era a poche centinaia di metri di distanza da quella del “fattaccio”. Quel pomeriggio rincasando al volante della sua Rolls Royce, la Lollo nazionale trovò la strada sbarrata da una folla di paparazzi. Il caso volle che mi trovassi proprio li nel momento in cui tirando giù il vetro la Lollo si affacciò al finestrino e mi chiese con un sorriso smagliante: “Ma tutti questi fotografi sono qui per me?”  Saputa la verità, e cioè che quei fotografi erano accorsi non per lei ma per Liz Taylor, la nostra Gina sembrò offendersi, ingranò con stizza la marcia e sgommò (per quanto possa sgommare una Rolls Royce) verso casa. Diviso fra due dive di quel calibro, da giovane cronista ero piuttosto emozionato. D’accordo che il cinema è “la grande illusione – mi dicevo – ma le attrici sono vere, autentiche bellezze in carne ed ossa. Ma che caratterino!”  ( continua)

Da “Via Livorno”, edizioni La Quercia, autobiografia di Sandro Marucci, giornalista RAI e tutor della scuola di giornalismo dell’Università LUISS

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