Libri. “Via Livorno”, un’autobiografia – 12: “Risi e Gassman sulla terrazza. La Cucinotta e l’Oscar mancato”

Quando Dino Risi, prolificissimo regista di costume, pubblicò un libretto di graffianti aforismi, gli proposi di farli leggere all’amico Vittorio Gassman davanti alla telecamera del TG2 per un servizio di colore da girare a casa dell’attore in via Brunetti, alle spalle di piazza del Popolo.

Il giorno dell’appuntamento, nell’attico con super-attico dove Gassman viveva insieme con la moglie Diletta d’Andrea, erano in corso lavori di ristrutturazione e le scale che portavano al terrazzino con una vista stupenda sui tetti di Roma erano come un percorso di guerra. Gassman si scusò per il disagio, ma appena in cima mi chiese a bassa voce: “Che c’hai ‘na sigaretta?” Era evidente che non voleva farsi sentire dalla moglie, severa custode della sua già malferma salute. Anche senza la sigaretta, Gassman fu brillantissimo. Con Dino Risi fece un numero esilarante, prendendosi in giro l’un l’altro. Ne risultò un servizio televisivo che in redazione fu molto apprezzato, perfino dal direttore Clemente Mimun in genere assai parco nei complimenti ai suoi redattori.

 Il 29 giugno 2000, alla morte di Vittorio Gassman il TG 2 mandò in onda, in un ricordo dell’attore, un brano del siparietto con Dino Risi. Ero già in pensione, mi telefonarono alcuni amici per dirmelo. E’ stato il mio postumo omaggio all’attore al quale avevo dovuto negare una sigaretta.

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 Una Maria Grazia Cucinotta poco meno che esordiente era nel cast de I laureati, il primo film di Leonardo Pieraccioni. Alla conferenza stampa d’inizio riprese nello studio di Enrico Lucherini, re indiscusso dei press agent romani, l’attrice siciliana che avevo già incontrato in analoga occasione mi confida di aver sposato uno dei Violati che erano stati proprietari delle Terme di San Gemini e dell’omonima acqua minerale. “E’ stato mio compagno di scuola – le dico – stavamo in classe insieme al Massimo”. Naturalmente si trattava del padre, Maria Grazia aveva sposato il figlio. Chiarito l’equivoco chiedo sottovoce alla Cucinotta: “ A tutti i miei colleghi giornalisti qui presenti ho detto che tu hai sposato un mio compagno di scuola. Non mi smentire.” E lei: “Siciliana sono, non ti tradirò”. Era il 1995, lo scherzo è andato avanti per anni. 

Quando Luis Bacalov, autore delle musiche de Il postino che la Cucinotta aveva interpretato accanto a Massimo Troisi, vinse l’Oscar per la colonna sonora, nella bella casa dell’attrice con vista su Castel Sant’Angelo, organizzai per il TG 2 un siparietto: una concitata (finta) telefonata in arrivo da Hollywood con l’annuncio dell’Oscar (che ognuno in cuor si augurava l’avesse vinto se non proprio la Cucinotta almeno Troisi). Un po’ quello che era successo quando a casa di Sophia Loren a notte fonda arrivò per telefono la notizia da Hollywood che aveva vinto l’Oscar per La ciociara di Vittorio De Sica. Alla messinscena televisiva (telecamera, operatore, riflettore, luci, i mobili spostati e tutto il resto) era presente anche il marito Violati un imprenditore estraneo al mondo del cinema, che non aveva gradito molto la confusione portata in salotto, se ne andò dicendo: “Io vado a giocare a tennis”. Maria Grazia lo salutò con un bacio e lo giustificò con un sorriso disarmante: ”Sai, lui non è uomo di spettacolo”. 

 Una Maria Grazia Cucinotta pressocché l’aveva conosciuta in occasione del festival del cinema italiano di Villerupt, la cittadina della Lorena che per mezzo secolo è stata meta di una massiccia emigrazione da tutte le regioni italiane nelle sue miniere di ferro. Invitata come guest star, l’attrice siciliana al termine di una giornata di riprese, si era sobbarcata la fatica di uno scomodo volo notturno da Fiumicino a Lussemburgo, dove mi trovò che facevo gli onori di casa a nome dei francesi organizzatori del festival. Posso dire di aver visto quella sera nascere una stella del cinema da quella ragazza salita a Milano dalla natia Messina per fare l’indossatrice e ben presto scartata perché troppo formosa. Una “sesta” di seno che è stata la sua fortuna nel cinema. ( continua)

Da “Via Livorno” – Edizioni La Quercia 2020 – autobiografia di Sandro Marucci, giornalista RAI e tutor della scuola di giornalismo dell’Università LUISS

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