Libri. Se cani e gatti fondassero un partito

Quando Salvini ai tempi del Papeete diceva: ”Sessanta milioni di italiani sono con me“ non precisava che di quei sessanta milioni la metà non sarebbe andata a votare, e la metà della metà, quindici  milioni, si sarebbe divisa fra la sua Lega e gli altri partiti.

Quindi, caro Matteo, abbassa le penne: non puoi chiedere i pieni poteri con meno del 17 per cento del presunto elettorato.

Chi invece potrebbe legittimamente rivendicare il diritto di essere una piena maggioranza sono i cani, i gatti, i pesci rossi e gli uccelletti in gabbia che abitano le case degli italiani, perché tutti insieme sono più di sessanta milioni, più dell’intera popolazione italiana. Le cifre sono ufficiali e provengono da Assocolmark International, l’associazione che presiede al pet care e monitora ogni anno la diffusione degli animali domestici. I cani sono sette milioni, i gatti poco di più, il grosso viene dai pesci in acquario e dagli uccelli in gabbia. Quindi, per ogni italiano censito c’è un animale con pelo e quattro zampe, o penne e due zampe o con le squame: un esercito che se diventasse un partito farebbe la gioia di qualunque arruffapopolo. Allora si che si avrebbe una vera maggioranza.

 Ma potranno mai i nostri amati pet organizzarsi per prendere il potere? Difficile dirlo, anche perché le divisioni fra di loro non mancano: cani e gatti sono proverbialmente nemici giurati e pesci e canarini devono guardarsi da loro se non vogliono fare una brutta fine. E’ anche vero, però, che in molte case cani e gatti convivono serenamente senza problemi di rivalità, ma da questo a mettersi insieme, fondare un partito e puntare al potere ne corre. Ma non è escluso. 

Intanto, c’è già un partito di quelli che hanno un animale domestico in casa e si battono contro che non ne hanno e sono sempre lì a lamentarsi per l’abbaiare nei condomini e le pupù sui marciapiedi. Berlusconi aveva già adocchiato anni fa il popolo degli amanti degli animali domestici e aveva delegato la rossa Vittoria Michela Brambilla a fare propaganda mettendole a disposizione una rubrica tuttora in onda su una delle sue televisioni. 

 Ora ci vorrebbe un vero animalista o un etologo di fama che sia anche un costituzionalista per stilare lo statuto del partito CGUPI (Cani gatti uccelli e pesci italiani) e si presenti alle elezioni che saranno vinte alla grande. Più complicate le nomine interne: come segretario meglio un sanbernardo o un soriano?  Ma sono dettagli. L’importante è provare. Del resto, se sessanta milioni di italiani sono divisi su tutto e da sempre militano nei partiti più diversi, non è detto che i nostri cani e gatti farebbero lo stesso. Anzi è sicuro che farebbero di meglio perché  più saggi e responsabili e saprebbero organizzarsi e farebbero subito buone leggi: chiusura immediata per decreto dei canili e gattili municipali, dei veri lager, istituzione di un documento d’identità per ognuno, riduzione dell’Iva sui prodotti da pet che oggi sono considerati di lusso e sono tassati al 22 per cento quasi fossero Ferrari, cassa malattie per tutti, istituzione del veterinario di base, museruole e guinzagli tollerati solo per i casi più gravi di insubordinazione del soggetto, ferie pagate almeno una settimana all’anno. E per le elezioni? Tutto digitale, da casa con un clik (Ci sono già molti gatti che sul personal computer del padrone di casa si fanno storiche dormite, impareranno presto a usarlo).  Piuttosto: occhio a Salvini: se ci ruba l’idea fa subito un Papeete Dogs & Cats e chiede i pieni poteri.  

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