LIbri. Storie vere di cani veri. “Grappa, cacciatrice di galline faraone”

Li vedevi passare insieme per i vicoli e le piazzette del centro storico; lui sempre con un libro in mano, lei naso a terra a un centimetro dai sampietrini con i quali si confonde per il colore.

Lui, il Poeta, a fare il quotidiano giro che prevede una tappa in libreria e una sosta veloce al bar per l’aperitivo al banco, lei Grappa, cocker zitella non bellissima ma simpatica, più larga che lunga, tipico esemplare di cane da città, anzi da centro storico, nata e cresciuta senza alberi a disposizione ma con tanti odori da annusare ai piedi dei lampioni. E questo sembra bastarle: una vita tranquilla, la sua, in un palazzo storico, in un miniappartamento con appena un balconcino sul cortile, tanti gradini per le antiche scale, molte ore al giorno per dormire, sonnecchiare, oziare, insomma per dedicarsi a un dolce far nulla. Eppure … 

Un giorno d’estate il Poeta viene invitato da un amico a trascorrere il week end in un casale in campagna. “Vengo con Grappa, non posso lasciarla sola”. “Certamente”. Nei campi che circondano la casa il grano è già alto. Grappa non sembra più la stessa. Invece che dal centro storico della grande città sembra venire da una vita tutta trascorsa in campagna: corre a perdifiato di qua e di là, si nasconde fra le spighe, segue con lo sguardo i passeri che ha spinto involontariamente al volo, sembra un cane abituato ad andare a caccia. Che gli manchi solo un padrone armato di doppietta che spari colpi ben mirati? Il Poeta non è certo il tipo, è il primo a sorprendersi della performance campagnola della sua Grappa, che anzi temeva si sarebbe spaventata a stare tutto il giorno all’aria aperta, lei che più che il giro del palazzo non aveva mai fatto. 

“Brava Grapppina, ti diverti, eh?” le dice ogni volta che la vede tornare dalle sue scorribande trafelata e felice. Figurarsi dunque la sorpresa quando la “cagnola” gli si presenta davanti e gli depone ai piedi una … gallina faraona, ancora calda ma stecchita. Era una delle tante che Grappa aveva messo in fuga fra le stoppie e che era stata rincorsa e azzannata, senza scampo. Insomma, quel cane venuto dalla città si era comportato come un esperto cacciatore quasi non avesse fatto altro nella vita. Alla vista di quel inatteso, improbabile trofeo, il Poeta visse sentimenti contrapposti: da una parte l’orgoglio per l’impresa venatoria del suo cane che credeva solo da salotto e dall’altra il dubbio per la sorte della gallina faraona che qualcuno poteva reclamare. 

A toglierlo dall’imbarazzo è l’amico che l’ha ospitato: “Non temere, ormai la faraona è tua, l’ha cacciata il tuo cane. Col contadino provvedo io”. E così la povera faraona è arrivata in città, affidata alle sapienti mani del macellaio del quartiere che l’ha spennata e preparata per la pentola. Una sera a cena con gli amici – ai quali il racconto dell’impresa di Grappa fu descritto con tutti i particolari – al volatile fu fatto onore fra frizzi e lazzi e bottiglie di vino buono. Anche Grappa, giustamente, ebbe la sua parte: un bel cosciotto di faraona che si gustò in silenzio nel riparo della sua cuccia. Inutile dire che il Poeta più volte chiese all’amico di essere di nuovo invitato al casale in campagna: “Non per me, ma per Grappa. Sai, le è piaciuto tanto …”. 

Da “20 storie vere di cani veri” di Sandro Marucci, La Quercia edizioni 2021 – 14

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