Libri. Storie vere di cani veri. Telemaco, pointer esperto di regia televisiva

L’attico inondato di sole ha le finestre su Porta del Popolo, sotto il cui arco scorre di continuo una folla di turisti che invade la piazza famosa.

È lì che Telemaco, pointer dal fare elegante, accompagna la Scrittrice nella sua quotidiana passeggiata romana. Tornando a casa, come ogni cane cittadino, mostra evidente il rimpianto per la passeggiata appena finita, troppo breve per i suoi gusti. Le scale le farebbe controvoglia e a fatica, per fortuna c’è l’ascensore. Ma una volta in casa, Telemaco torna al suo umore abituale, che è quello di un cane felice solo perché può stare accanto alla sua padrona. Che poi non è una padrona nel vero senso della parola se s’intende il proprietario di un’azienda, di un appartamento dato in affitto, di un vapore, di una ferriera. Nel caso della Scrittrice, Telemaco non è una sua proprietà, ma uno di famiglia, quasi un parente a quattro zampe. Lei ha perfino scritto un libro sulla vita dei cani, e questo pointer è l’ultimo di una lunga serie di animali che hanno riempito la sua esistenza fin da quando era bambina. 

Telemaco sembra sapere benissimo qual è il suo ruolo in quella casa zeppa di libri: fare compagnia alla Scrittrice, starle sempre vicino, dimostrarle affetto e simpatia. Tutte cose che il pointer fa benissimo. E’ lì già da qualche anno e sembra deciso a restarci ancora a lungo. È un cane saggio, certo non sa di chiamarsi come il figlio di Ulisse e Penelope ma una sua cultura di vita ce l’ha. La sua è un’esistenza tranquilla ma non noiosa. La Scrittrice è una donna dinamica, quando non scrive è sempre in movimento, rifiuta di rado l’invito a una manifestazione, a uno spettacolo, a un evento culturale, e quando è a casa si dedica soprattutto a lui, al pointer coccolone. E lei non sa, ma forse lo sa e fa finta di niente, di avere in casa un silenzioso esperto di regia televisiva. La conferma l’ha avuta il giorno in cui aveva accettato di farsi intervistare dalla tv nella sua bella casa romana. L’appuntamento nel primo pomeriggio quando il sole entrava a fiotti dal terrazzo che circonda l’appartamento. La location dove ambientare l’intervista il salotto, con i suoi divani e le poltrone sistemate a dovere intorno al caminetto, per l’occasione spento. Eravamo in estate. 

Come disporsi? La Scrittrice lascia fare ai tecnici, Telemaco è attentissimo. Sembra debba curare la regia dell’evento, per quanto domestico. Infatti, sarà lui ad assumere il ruolo del regista. E lo fa tenendo d’occhio l’operatore alla telecamera. Se lo vede indicare il divano sul quale far sedere l’intervistata gli fa capire che è una scelta sbagliata: si va a sdraiare sull’altro divano, che rispetto al primo è in una luce migliore. Si mette in posa come fosse lui l’intervistato e guarda il cameraman con insistenza. È tutto un gioco di sguardi, che funziona. L’uomo dice: “È molto meglio lì, dove sta il cane” e punta diversamente la telecamera. 

Telemaco (c’è una singolare assonanza nel nome fra il cane e lo strumento elettronico! Che sia un segno del destino? Ma è da escludere che Omero, ai suoi tempi, abbia intuito l’avvento della televisione scegliendo il nome che oggi è di questo cane con velleità registiche), Telemaco dicevamo, sempre tenendo d’occhio l’operatore, si sposta di continuo fra gli arredi: sembra cercare il posto giusto dove piazzare la telecamera. D’un tratto, il cameraman si sente osservato, si guarda intorno e vede spuntare la punta di un orecchio da dietro una pila di libri, in un angolo morto del salotto. È Telemaco che sembra suggerirgli un cambiamento. “Forse è meglio che mi metta lì, dietro quei libri, dove sta il cane” borbotta fra sé il cineoperatore. 

Rimane il problema della luce, il sole sta calando, ci vorrà uno spot. Il setter sembra avere la soluzione, e la indica all’uomo: davanti alla finestra che dà sul terrazzo, con la luce naturale alle spalle finché c’è, e poi il riflettore. Detto (anzi indicato con gli occhi) e fatto, la luce è a posto. Si può cominciare con l’intervista. ”Ma dov’è il cane?”, si chiede il cameraman al quale sembra sia venuto a mancare un prezioso collaboratore. Il pointer è uscito sul terrazzo e da lontano attira lo sguardo dell’uomo, che lo segue quasi l’avesse chiamato. E in terrazzo, grazie a Telemaco, scopre un’altra bella inquadratura sui tetti di Roma. Comincia l’intervista, il cane-regista si sdraia dietro la telecamera, ovviamente fuori campo, e assiste in silenzio. Solo alla fine correrà a prendersi un po’ di coccole dalla Scrittrice, ma avrà anche una carezza dall’operatore che, inconsciamente, lo ringrazia per i consigli di regia.

Da “20 storie vere di cani veri” di Sandro Marucci, edizioni la Quercia 2021 – 19

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