La pluriennale esperienza nel mondo culturale italiano e in quello universitario, storico e scientifico ha reso possibile alla scrittrice napoletana Nunzia Gionfriddo, autrice di “Cioccolata calda per due” di privilegiare nei suoi romanzi la componente storica.
Talvolta un “romanzo storico” può insegnare e educare di più di un manuale scolastico e appassionare a una materia che vada oltre i meri fatti. La incontriamo per saperne di più sul suo romanzo, già vincitore del “Premio Milano International”.
Da dove ha tratto l’ispirazione per “Cioccolata calda per due”?
Dalla Storia e dalla Vita.
Fanno da scenario alla storia d’amore tra Florinda e Giovanni, da un lato il ricordo dei massacri delle foibe, dall’altro quello dell’assedio di Sarajevo. Quali i motivi alla base di questa scelta di campo?
Nella scelta del contesto storico dei miei romanzi, cerco sempre quelli di cui i manuali e i saggi parlano di meno. In questo caso su sollecitazione di convegnisti ho scelto la tragedia delle foibe in buona parte dell’Italia orientale e della Jugoslavia, usate per nascondere i corpi dei perseguitati italiani tra il ’43 e ’45, scoperti molti anni dopo la guerra. La stessa cosa è avvenuta per l’assedio di Sarajevo dal 1992 al 1995 da parte dei Serbi di Milošević, il più lungo del secondo dopoguerra.
Tra l’assedio di Sarajevo da parte dei serbi e l’aggressione russa all’Ucraina, si rintracciano alcune analogie. Da storica, le può analizzare?
Gli avvenimenti storici non si possono paragonare, ma servono a farci riflettere. In questo caso sono violenze di un popolo sovranista su un altro molto meno forte, almeno a quanto sappiamo, dove le vere vittime innocenti sono i civili, come accadde in Bosnia, sulla cui popolazione inerme sparavano oltre le mitraglie anche i cecchini appollaiati sui tetti delle case.
Un romanzo quanto mai attuale, che scava nel doloroso passato del co-protagonista, ricordandoci quanta sofferenza procuri la guerra e come il suo ricordo sia indelebile. È d’accordo?
Le atrocità della vita scavano un solco profondo nell’animo dei bambini. Giovanni assiste piccolissimo allo scempio dei Fascisti dal ’21 prima, dei Nazisti dal ’41 e dei partigiani di Tito nel ’43 e ’45 sugli inermi popoli della zona giulia e sulla sua Trieste, ma con lo sgomento dell’adulto vive la sparizione della moglie Svetlana, nascondendo nel suo subconscio gli avvenimenti fino a quando Florinda lo aiuta a far riemergere i ricordi e a guardare in faccia la cruda realtà. Se è vero, ed è vero, che la Storia non insegna, è anche vero che le guerre mietono vittime tra gli inermi, donne, vecchi e bambini, da sempre. Non esiste colpevole e innocente. Tutti sono colpevoli. La guerra la fanno i potenti che si sentono al sicuro, gli altri sono vittime, sempre e comunque da qualunque parte stiano. Naturalmente questo è un mio parere.
L’amore e la solidarietà possono essere la cura per i tormenti dell’anima?
Tra singoli, sì.
A chi consiglierebbe la lettura del suo romanzo?
A chi ama le belle storie d’amore, a chi si interessa anche dei fatti storici, agli studenti che potrebbero imparare con leggerezza.