“Amoreamaro”: a colloquio con l’autore Piero Meli, per saperne di più sull’amore 2.0, tra social ed equilibrismo emotivo

Piero Meli alias “Il tizio dell’alba”, fotografo e scrittore per passione è l’autore di “Amaroamaro: racconti tratti da storie (quasi) vere”.

Una raccolta di racconti sull’amore 2.0, ambientati oggi tra Bari e Milano, dove descrive le difficoltà di sedimentare le relazioni in un’epoca di precarietà esistenziale ed economica. Uno stile diretto e asciutto, frutto di anni di studi classici e di approfondimenti sui più celebri scrittori del Novecento: da Ernest Hemingway a Georges Simenon, sino al più struggente Charles Bukowski. Un approccio narrativo che si prefigge di fermare l’attimo, partendo dai dettagli: una sorta di letteratura fotografica. Lo incontriamo per saperne di più.

“Amoreamaro”, come mai la scelta di un titolo sinestesico?

Il titolo rappresenta un’estrema sintesi dei racconti presenti nel libro. L’amore è il tema principale, il fil rouge che collega tutte le storie. Ma – senza voler fare spoiler – è un tema ricorrente anche l’amarezza che può restare alla fine di una storia d’amore. Si tratta di racconti in cui si narra l’amore contemporaneo, caratterizzato da un’estrema fluidità e da una precarietà emotiva che facilita spesso il processo di evoluzione di un rapporto portandolo a consumarsi rapidamente. Del resto, il romanziere francese Frédéric Beigbeder ha pubblicato un romanzo dal titolo eloquente: “L’amore dura tre anni.” E studi scientifici confermano, invece, che l’innamoramento dura anche meno: tra i 6 e i 24 mesi. Dunque, la vera sfida della coppia moderna è, a mio avviso, quella di andare avanti insieme: di sopravvivere all’amore stesso.

L’amore 2.0, vissuto all’epoca dei social network, può essere così “amaro”?

I social network rappresentano una parte fondamentale e importante della nostra epoca: costituiscono un prolungamento della nostra stessa vita. È l’uso che se ne fa a determinare l’influenza che possono esercitare sul nostre esperienze. L’amore, in tutte le sue fasi, può e spesso è condizionato dai social. A mio parere, questi giocano un ruolo fondamentale nell’innescare tante dinamiche che possono rendere un sentimento “amaro”: dal controllo ossessivo, alla gelosia al fraintendimento e al tradimento. 

Ti sei ispirato a qualche autore in particolare?

Sicuramente, molti scrittori hanno influenzato positivamente il mio stile. Sono un grande fruitore di racconti e leggo quelli dei “mostri sacri” del genere sentimentale. L’italiano Luca Ricci e il suo: “L’amore e altre forme di odio”. Per quanto riguarda gli autori stranieri, tra tutti: Georges Simenon e Charles Bukowski. Entrambi sono stati fondamentali nel mio processo di formazione letteraria. Del primo, apprezzo molto la capacità di portarti all’interno della narrazione attraverso le descrizioni e i dettagli. Del secondo, invece, ammiro l’ironia e l’irriverenza: la lucidità con cui tratteggia e descrive le contraddizioni dell’epoca moderna. Senza dimenticare: Ernest Hemingway con “I suoi quarantanove racconti” e James Joyce con “Gente di Dublino”. Due scrittori di fama internazionale, noti soprattutto per i loro romanzi, ma che a mio avviso, si sono distinti proprio con i loro racconti. 

Azzeccati e ironici gli aforismi che presentano i racconti, hai mai pensato di farne una raccolta?

È un’idea che sto coltivando da un po’ di tempo. Per ora mi sto limitando ad inserire queste frasi in apertura dei racconti e sulle short story che pubblico sui social: non nascondo però che li sto anche catalogando e tenendo da parte. Magari un giorno…

Le relazioni, in quest’epoca “liquida”, per dirla alla maniera di Zygmunt Bauman, hanno qualche chance di sopravvivere?

Sicuramente possono sopravvivere. Bisogna innanzitutto avere piena consapevolezza di se stessi, di cosa si è in grado di fare e di dare per il rapporto e di cosa si vorrebbe da una storia d’amore. È fondamentale comprendere che bisogna abbandonarsi alle emozioni e non perdere mai la capacità di farlo. Insieme, da soli e all’interno della coppia. È difficile, talvolta complicato, ma ci si può riuscire. 

Racconti brevi, di facile lettura ma di grande spessore, a chi li consiglieresti?

A chi ama perdersi tra le storie, a chi ha perso la visione disincantata dell’amore ma in fondo, da qualche parte, ci crede ancora. A chi vuole ancora sognare, ma soffre di insonnia. 

Come ti definiresti in una parola?

La risposta più semplice: un sognatore.

 

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