Musica. Atom heart mother, l’album della mucca

Nel 1970 i Pink Floyd trionfano in tutto il mondo con un disco epocale

“La nostra musica può darvi i peggiori incubi, 

o lanciarvi nell’estasi più affascinante. 

Solitamente succede questa seconda opzione”

(Roger Waters)

“A mio modo di vedere le vette più alte raggiunte dei Pink Floyd  sono quelle in cui Richard Wright era al massimo. 

Dopotutto, senza “Us and Them” e “The Great Gig in the Sky”, che scrisse entrambe lui, cosa sarebbe stato “The Dark Side of the Moon”?  E senza il suo tocco delicato l’album “Wish You Were Here” semplicemente non avrebbe funzionato”

(David Gilmour)

I Pink Floyd entrano nella leggenda

Con “Atom heart mother” i Pink Floyd entrano negli anni ’70 e si lasciano alle spalle un decennio in cui avevano costruito lentamente la loro fortuna e la loro fama. Tuttavia è con questo disco che il gruppo britannico cerca di abbandonare il periodo psichedelico in cui spesso venivano accusati di usare le droghe per cui la loro musica era influenzata dall’abuso di stupefacenti. I Pink Floyd si formarono a Cambridge nel 1965 con Syd Barrett alla chitarra, Roger Waters al basso, Richard Wright alle tastiere e Nick Mason alla batteria. Nella prima fase il vero leader compositivo era l’elemento più eccentrico, ovvero Syd Barrett. Nel 1966 si fecero conoscere nell’ambiente underground e psichedelico di Londra. I loro concerti per via dell’innovativo impianto luci vennero spesso descritti come un “viaggio lisergico”. La loro musica risentiva in parte dell’eredità dei Beatles ma conteneva molte novità nella struttura armonica e nelle sonorità. Alcuni brani come “Interstellar overdrive” e “Astronomy Domine” potevano raggiungere dal vivo anche i quindici minuti di durata con una serie di improvvisazioni e sperimentazioni sonore rivoluzionarie per l’epoca. Nel 1967 pubblicarono il loro primo album “The piper at the gates of down” che arrivò sino al 6° posto della classifica britannica. Dal punto di vista creativo è un disco molto innovativo e sperimentale. Syd Barrett, autore di quasi tutti i brani, cominciò a dare gravi segni di squilibrio per l’abuso di Lsd. Da leader indiscusso diventò pian piano un peso, un problema per la sopravvivenza della band. Durante le registrazioni del secondo album, “A saucerful of secrets” (1968) i Pink Floyd furono costretti a chiamare il 22enne chitarrista David Gilmour. Soprattutto nei concerti Barrett non era più in grado di suonare. Dopo pochi mesi con la band a cinque elementi, Syd Barrett fu ufficialmente allontanato dal gruppo. “More”, pubblicato nel luglio del 1969 fu il primo album registrato senza Barrett. Il 25 ottobre dello stesso anno i Pink Floyd, pubblicarono il doppio album “Ummagumma”, il cui primo disco è dal vivo mentre il secondo è composto in studio con brani di ogni singolo elemento. Si tratta probabilmente del disco più sperimentale del gruppo, in cui i quattro musicisti, soprattutto le composizioni di Richard Wright, risentono della musica classica contemporanea e dell’avanguardia elettronica. “Ummagumma” è il primo vero successo di vendite per il gruppo che conquistò il primo disco di platino. Nonostante la crescente affermazione del gruppo in Europa e negli Stati Uniti, una certa stampa continuava ad accusare il gruppo: la loro musica evocava e risentiva della ‘cultura underground’ e dell’uso libero delle droghe.

I quattro componenti dei Pink Floyd, dopo la drammatica esperienza di Syd Barrett cercarono di cambiare la loro musica per evitare l’imbarazzante connubio con gli stupefacenti. Il loro successivo album sarà infatti quello più vicino al genere ‘progressive’ e sarà uno dei migliori per la fusione tra il rock e la musica classica grazie anche alla presenza di un’orchestra sinfonica e un coro polifonico.

“Atom heart mother”, la musica diventa arte

Per il nuovo album i Pink Floyd si recarono nei leggendari studi di registrazione Abbey Road di Londra dal febbraio all’agosto del 1970. L’idea di comporre un’intera suite con la partecipazione di un’orchestra e un coro rese necessaria la presenza di Ron Geesin, un apprezzato musicista e direttore d’orchestra. I suoi arrangiamenti di archi, fiati e voci sono stati fondamentali per la realizzazione del brano “Atom” lungo oltre 23 minuti e nel brano “Summer 68” scritto da Richard Wright. Avendo sperimentato tutte le possibili varianti tecniche e sonore dei loro brillanti esordi, la strada da imboccare verso il progressive rock puro si presentava ardua e senza un punto focale. David Gilmour ricorda che si andava avanti per forza d’inerzia aspettando che qualcuno avesse una buona idea. Si decise allora di procedere come era avvenuto per il brano “A Saucerful of Secrets”, dell’omonimo album, lavorando tutti insieme e unendo le diverse parti, derivate da altrettante improvvisazioni in studio. Tra marzo e agosto furono prodotti due brani strumentali lunghi e tre canzoni semplici. La title track (in origine intitolata provvisoriamente “Untitled Epic”) era un semplice pezzo per quattro strumenti, ma dopo averlo messo insieme i Pink Floyd si resero conto che era troppo debole e pensarono che un arrangiamento orchestrale l’avrebbe reso più corposo. E qui intervenne il prezioso apporto dell’accademico Ron Geesin che riuscì a dare un senso di continuità alle idee dei quattro musicisti. Il risultato finale del connubio tra un contesto rock e un’orchestra sinfonica fu assolutamente straordinario, uno dei migliori di sempre al pari delle sperimentazioni effettuate dai Deep Purple e da Frank Zappa.

Nella seconda facciata spicca il brano acustico e intimista “If” scritto da Roger Waters e “Summer ’68” di Richard Wright in cui è ancora in evidenza la sezione di ottoni diretta e arrangiata da Ron Geesin. Infine si torna allo sperimentalismo sonoro con “Alan’s Psychedelic Breakfast”, un lungo brano strumentale di oltre 13 minuti diviso in tre sezioni di “musiche concrète”, ovvero musica atonale con l’uso di magnetofoni per la manipolazione del suono. Durante le pause tra le parti strumentali si ascoltano persone che parlano, che mangiano con i tipici suoni prodotti dalle posate e dalle gocce d’acqua di un rubinetto. Per la riuscita di queste trovate sonore fu essenziale la presenza dell’ingegnere del suono Alan Parsons che sarà protagonista assoluto in “The dark side of the moon”.

Infine occorre menzionare un altro aspetto ‘storico’ del disco: la celebre copertina in cui una mucca pascola tranquillamente nei verdi prati inglesi.

Nonostante lo sperimentalismo e l’ambizione compositiva, “Atom heart mother” fu un successo commerciale. Il disco fu pubblicato il 2 ottobre del 1970 e fu il primo album dei Pink Floyd a raggiungere il primo posto nella classifica inglese, il quinto posto in Germania, Italia e Olanda, l’11° posto in Francia e il 13° posto in Norvegia. Complessivamente ottenne cinque dischi d’oro e uno di platino.

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