Quarant’anni fa il capolavoro dei Genesis

Nel novembre del 1974 usciva l’ambizioso doppio album “The Lamb Lies Down on Broadway”

“The Lamb”, tensioni e trionfi di una rock band

Esattamente quarant’anni fa, il 18 novembre del 1974, il gruppo inglese dei Genesis pubblicava il doppio album “The Lamb lies down on Broadway”.  Il disco era il culmine di uno sforzo creativo per innovare il linguaggio del rock e la fusione tra la musica e la rappresentazione teatrale. Per arrivare a quello che è considerato l’apice compositivo di una band caposcuola nel genere ‘progressive rock’ (il tentativo di fondere gli elementi della musica classica e delle avanguardie del ’900 con il linguaggio del pop), occorre partire dalla grande affermazione internazionale dei Genesis con il precedente album “Selling England by the round” e con la successiva prima tournée americana della primavera del 1974. Per la prima volta, un gruppo che sinora aveva ottenuto successo (con notevoli difficoltà) soprattutto in Europa, era arrivato il momento di ‘sbarcare’ nel più importante mercato discografico mondiale. Sino a quel momento i Genesis erano poco conosciuti negli Stati Uniti, lo stesso “Selling”, uscito il 12 ottobre del 1974, grande successo nel vecchio continente, era arrivato a un modesto 70° posto nella Billboard Usa chart. Il produttore della band, John Burns, decise allora di organizzare una serie di concerti nelle principali città statunitensi per presentare in grande stile i Genesis al pubblico che sembrava recepire e apprezzare il progressive rock inglese dell’epoca (Emerson, Lake and Palmer, Yes, Gentle Giant, Pink Floyd e Jethro Tull). Gli show del gruppo britannico si svolsero nei primi mesi del 1974 ebbero un grande successo, per la prima volta il giovane pubblico statunitense potè ascoltare i Genesis dal vivo e rendersi conto della notevole padronanza tecnica e scenica dei cinque musicisti. L’impatto con la realtà americana (grandi città, enormi alberghi, show in giganteschi stadi e conseguenti ritmi frenetici) causò non pochi problemi ai membri del gruppo che all’epoca avevano appena 24 anni mentre Phil Collins ne aveva 23. Lo show business stelle e strisce provocò le prime tensioni all’interno dei Genesis che aumentarono a dismisura quando Peter Gabriel propose di fare un album concept incentrato sulla figura dell’antieroe Rael. 

Il viaggio iniziatico dell’antieroe Rael

La complessa e allegorica storia di Rael era il risultato dei frenetici mesi passati nelle grandi città americane. Prima di allora i testi dei Genesis erano sempre stati scritti collettivamente da tutti i componenti del gruppo. Questo improvviso e netto cambiamento portò attriti e gelosie tra i cinque musicisti. Il nuovo album richiese un lungo lavoro negli studi di registrazione Island Mobile, in Gran Bretagna, che impegnarono la band tra l’agosto e l’ottobre del 1974. Peter Gabriel scrisse tra non poche difficoltà la storia di un giovane portoricano che nel corso di strabilianti eventi si trova a vivere una serie di vicende tra il surreale, il metafisico e l’onirico. E’ una sorta di viaggio iniziatico con metafore psicologiche e psicanalitiche che impressionarono molto il regista William Friedkin (l’autore de “L’Esorcista”). Da un punto di vista musicale “The Lamb” si differenzia dai precedenti lavori dei Genesis: appare evidente l’ambizione di coniugare una storia sostenuta da composizioni che devono in qualche modo illustrare la cronologia degli eventi in cui è protagonista Rael e il suo doppio, Peter Gabriel. Il ruolo preponderante dei testi che influenzano le melodie, creò forti tensioni in fase di registrazione. Soprattutto Tony Banks non digerì la direzione che Peter Gabriel dette nella composizione dei brani. Anni dopo il tastierista ebbe a dire che non fu mai pienamente soddisfatto della qualità del suono e della musica del disco. La personalità carismatica del cantante mise in seria difficoltà l’equilibrio umano e artistico dei Genesis. Quando il regista William Friedkin propose a Gabriel di scrivere una sceneggiatura per un suo film, il cantante in un primo momento accettò e lasciò i Genesis. Poco dopo però, preso da rimorsi e dubbi, tornò dai suoi amici. Purtroppo qualcosa si era rotto nella magica armonia fra i cinque musicisti. Senza dire nulla alla stampa, Peter Gabriel e il resto della band si accordarono che alla fine della tournèe di promozione del disco il cantante avrebbe lasciato i Genesis.

“The Lamb lies down on Broadway” fu pubblicato in Europa e negli Stati Uniti il 18 novembre del 1974. La critica specializzata accolse molto positivamente l’album che, almeno dal punto di vista compositivo, era un ulteriore passo in avanti rispetto allo straordinario “Selling England by the Pound”. Due brani, l’apertura che da il titolo al disco e “The Carpet crawlers”, diventarono dei classici in tutti i concerti del gruppo. Inoltre alcune composizioni erano particolarmente riuscite come le strumentali “Fly on a windshield” e “Hairless heart”, oppure la travolgente “In the cage” con un bellissimo solo di Banks al sintetizzatore, la struggente “Anyway” con il pianoforte in evidenza, la toccante “The Lamia e la minisuite “The colony of splippermen” che apre la quarta facciata. Le vendite invece furono leggermente inferiori in Europa mentre furono più soddisfacenti negli Stati Uniti dove l’album arrivò al 41° posto, 29 posizioni in più rispetto a “Selling”. Alla fine dei 102 concerti, il 27 maggio del 1975, si concluse in Francia la meravigliosa avventura di Peter Gabriel con il gruppo che lo aveva reso una vera e propria superstar. Dopo il comprensibile choc iniziale dei fans i Genesis pubblicarono nel febbraio del 1976 “A trick of the tail” con la sorprendente novità di Phil Collins nel ruolo di cantante solista, mentre Peter Gabriel debuttò con il suo primo album solista esattamente un anno dopo.

Testo del brano “The Carpet Crawlers”:

C’è una pelle di agnello sotto i miei piedi nudi

La lana è soffice e calda

Trasmette un qualche tipo di calore

Una salamandra si affretta verso il fuoco per essere distrutta

Creature immaginarie sono intrappolate nel momento della nascita sulla celluloide

Le pulci si aggrappano al vello d’oro,

Sperando che trovino pace

Ogni pensiero e gesto sono catturati nella celluloide

Non c’è nulla che possa nascondersi nella mia memoria

Non ci sono stanza vuote

 

I cingoli ricoprono il pavimento nel corridoio rosso-ocra 

Ad un mio secondo sguardo alla gente, loro sono più pieni di linfa di prima

Stanno muovendosi

Stanno muovendosi a tempo con una pesante porta di legno

Dove il penetrante occhio sta ammiccando, chiudendosi sul povero

Il tappeto di cingoli ubbidisce ai loro invocatori

“Dobbiamo entrare per uscire

Dobbiamo entrare per uscire”

 

C’è solo una direzione nelle facce che io resco a vedere

È in alto sul soffitto dove le camere hanno detto di essere

Come la foresta lotta per la luce del sole che dona radici ad ogni albero

Sono spinti verso l’alto da un magnete, credendo di essere liberi

Il tappeto di cingoli ubbidisce ai loro invocatori

“Dobbiamo entrare per uscire

Dobbiamo entrare per uscire”

 

I supermen dai modi miti sono stretti nella kryptonite

E le vergini sagge e quelle pazze ridono attraverso i loro corpi che brillano lucenti

Attraverso una porta una festa del raccolto è illuminata a lume di candela

È la base di una scala a spirale che sale all’infinito fuori dalla vista

Il tappeto di cingoli ubbidisce ai loro invocatori

“Dobbiamo entrare per uscire

Dobbiamo entrare per uscire”

 

Il manichino di porcellana attacca con la paura di frantumarsi la pelle

L’appasionato imballaggio solleva le loro brocche, lo scopo che tutti loro hanno fallito

Il liquido si è congelato, infatti è sgusciato fuori dalla crepa

E lo schedario tira fuori il suo spinarello (è un pesce ndt)

Il tappeto di cingoli ubbidisce ai loro invocatori

“Dobbiamo entrare per uscire

Dobbiamo entrare per uscire”

 

 

 

 

 

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