Hollywood celebra il genio di Kubrick

La Warner presenta un cofanetto blu-ray delle opere del regista e un documentario sulla sua vita

“Talvolta la verità di una cosa 

non sta tanto nel pensiero di essa 

quanto nel modo di sentirla”

(Stanley Kubrick)

E’ stato uno dei pochi grandi innovatori della settima arte. I suoi film hanno profondamente colpito l’immaginario collettivo. In poco meno di cinquant’anni di carriera ha diretto appena tredici lungometraggi che sono considerati vere e proprie opere d’arte. Stiamo parlando di Stanley Kubrick, improvvisamente scomparso nel marzo del 1999. A distanza di quindici anni dalla sua morte gli Studi cinematografici Warner di Los Angeles hanno deciso di ricordare il grande cineasta con la pubblicazione di un prezioso cofanetto con tutti i suoi film in blu-ray e con l’anteprima mondiale di un documentario di Gary Khammar intitolato “Kubrick remembered”.

Le due iniziative sono un buon motivo per avvicinarsi al regista soprattutto per le giovani generazioni che forse non conoscono al completo l’opera del cineasta statunitense che ha avuto un’importanza decisiva dal punto di vista estetico, culturale e sociale. Alcuni suoi film hanno ridefinito e rivoluzionato i generi classici del cinema. Ricordiamo il genere bellico con lo straordinario “Orizzonti di Gloria” (1957), straziante affresco sulla lucida follia umana durante gli orrori della Prima Guerra mondiale; il genere fantascientifico con “2001: Odissea nello spazio” (1968), forse il suo film più famoso, un’esperienza visiva e filosofica della voglia dell’uomo di capire i misteri del cosmo e della vita; il genere black-comedy con il travolgente “Il dottor Stranamore” (1963), film a metà tra il comico-grottesco e il dramma sull’olocausto nucleare durante la guerra fredda e il genere drammatico-sociologico di “Arancia meccanica” (1971), il suo film più controverso che causò non pochi problemi al regista. Kubrick si è poi cimentato nel monumentale dramma-storico di “Barry Lyndon” (1975), nell’horror metafisico di “Shining” (1980), nel ‘vietnam-movie’ di “Full Metal Jacket” (1987) e nel dramma-psicanalitico del suo ultimo film “Eyes Wide Shut” (1998). 

Molti attori che hanno lavorato con il regista, hanno un ricordo vivo e intenso. Kubrick era un vero e proprio artista-artigiano che aveva il totale controllo della sua opera. Curava personalmente ogni minimo dettaglio ed era un cineasta maniacale con il quale non era facile andare d’accordo. Malcolm McDowell, il mitico capo drugo Alex di Arancia Meccanica racconta come Kubrick lo coinvolse nel famosissimo film: “Entrò nel piccolo alloggio dove abitavo, chiuse la porta a chiave, mi lanciò un libro e disse: “Quando hai finito di leggerlo chiamami”. Quel libro si intitolava “A Clockwork Orange”, e mi avrebbe cambiato la vita per sempre”. Ryan O’Neal, protagonista di “Barry Lyndon” ha chiamato il figlio avuto con Farah Fawcett proprio Redmond, come il suo personaggio nel film. Il fatto è che anche a lui Kubrick ha cambiato la vita: “Era maniacale nella cura dei particolari, una volta mi chiese per la sessantesima volta di rifare una scena e io gli risposi che cosa avrei dovuto modificare: “Nulla, ne voglio solo un’altra fatta esattamente nello stesso modo”. Leon Vitali era legato al regista da profonda amicizia: oltre a interpretare il figliastro Lord Bullingdon in “Barry Lyndon” e il Gerofante Rosso di “Eyes Wide Shut”, fu suo assistente per ben 25 anni: “Definire Kubrick in una parola? Impossibile, ne uso tre: forza della natura”.

Gary Khammar, il regista del documentario “Kubrick Remembered” narra il Kubrick che pochi conoscono, quello privato, riservato, timido ma gentile al tempo stesso, grazie alle testimonianze e agli aneddoti dell’ultima moglie, Christiane Kubrick, della figlia Katharina e di tanti personaggi che con il regista nativo del Bronx hanno lavorato gomito a gomito per tanti anni.

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