“Sailing to Philadelphia”, Knopfler prende il volo

Con il secondo album solista il leader dei Dire Straits raggiunse il successo internazionale

“Mi immagino il paradiso come un posto dove la musica folk si incontra con quella blues. Molte delle mie composizioni sono nate nei luoghi che frequento abitualmente. L’ispirazione non è qualcosa che puoi avere se stai chiuso in casa oppure vai in giro con sei guardie del corpo; quello non è vivere. Una volta che impari il fingerpicking sulla chitarra acustica, cambia il modo in cui suoni la chitarra elettrica. Così ho iniziato a suonare la Stratocaster in modo meno distorto differenziandomi dai molti chitarristi che suonano heavy tutto il tempo”

(Mark Knopfler)

Una chitarra, un suono

Fra i tanti musicisti di valore emersi in Gran Bretagna negli anni ’70, Mark Knopfler occupa un posto di tutto rilievo. Come compositore ha fondato nel 1977 i Dire Straits che nel corso della loro carriera hanno venduto oltre 120 milioni di copie in tutto il mondo. Knopfler per l’intera attività della rock band ha composto interamente sia i testi che le musiche. Come chitarrista si è sempre distinto per alcune peculiarità stilistiche molto originali. Decisamente diverso dai grandi protagonisti della chitarra rock come Jimi Hendrix, Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, Mark Knopfler, sin dall’inizio della sua carriera professionista, ha tentato di coniugare la tecnica acustica fingerpicking applicandola alla chitarra elettrica. Il fondatore dei Dire Straits è uno dei pochi strumentisti delle sei corde a suonare senza plettro (come Robert Fripp e Mike Oldfield) la chitarra elettrica.  Mark Knopfler ha ideato un’impostazione particolare: mignolo e anulare – salvo rare eccezioni – rimangono appoggiati al corpo dello strumento, mentre i polpastrelli di pollice, indice e medio pizzicano le corde. Si tratta di una rielaborazione personale dello stile ‘clawhammer’, tipico dei suonatori di banjo. Suonare con i polpastrelli consente a Knopfler di esercitare un maggiore controllo sull’intervallo dinamico del suono, concedendogli inoltre la possibilità di alternare tonalità calde e avvolgenti a sonorità più aggressive e penetranti. Molto spesso il chitarrista agisce su più corde allo stesso tempo, oppure pizzica simultaneamente con pollice e indice la medesima corda facendola frustare contro la tastiera: in questo modo conferisce più incisività all’attacco degli accordi e maggior definizione alle singole note. Con queste caratteristiche inusuali per molti musicisti rock, il leader dei Dire Straits ha raggiunto il grande successo internazionale e notevoli qualità come compositore (memorabili i brani “Private investigation”, “Telegraph road”, “Money for nothing” e “Brothers in Arms”). Nel 1992 decise di porre fine alla sua attività come leader, cantante e chitarrista dei Dire Straits per dedicarsi alle colonne sonore e alla carriera solista. Il primo album solista fu “Golden Heart” nel 1996 che ebbe un buon successo di vendite. Nella seconda parte della sua carriera Mark Knopfler esplorò con più decisione alcune cose che già aveva sperimentato con i Dire Straits: il grande amore per la tradizione folk della musica statunitense e il blue-grass. Quattro anni dopo pubblicò il suo secondo album solista che fu quello di maggior successo internazionale.

“Sailing to Philadelphia”, le radici di Mark Knopfler

Per il suo secondo album il chitarrista scozzese si circondò di un folto gruppo di eccellenti session man. Nell’album suonano Richard Bennett, James Taylor e Paul Franklin alle chitarre, Guy Fletcher alle tastiere, Chad Cromwell alla batteria, Jim Cox al pianoforte, Glenn Worf al basso, Danny Cummings alle percussioni, Mike Henderson al mandolino, Jim Hoke all’armonica a bocca, Jim Horn e Harvey Thompson ai sassofoni, Mike Haynes al corno, Aubrey Hainie al violino, Wayne Jackson alla tromba e Frank Ricotti alla marimba. A parte il brano di apertura (What it is) molto simile al periodo Dire Straits, il resto delle composizioni risentono profondamente delle radici musicali di Mark Knopfler: il folk e il country, Elvis Presley e gli Everly Brothers. Nel brano che da il titolo all’album c’è la splendida voce di James Taylor che crea un’atmosfera nostalgica e riflessiva; “Who’s you baby now” è una tenera ballad acustica; “Baloney Again” è un intenso blues intriso di folk; in “The Last laugh” c’è la seconda prestigiosa partecipazione di un grande della musica americana: Van Morrison; ancora il blues acustico domina la seguente “Silvertown blues”, brano drammatico e intimista; “Praire Wedding” è un bellissimo omaggio ai grandi spazi americani: un brano acustico, profondo ed evocativo; “Sand of Nevada” è forse la composizione più struggente dell’album: la voce triste e roca di Knopfler racconta storie perdute accompagnato dalla chitarra acustiche e un sottofondo intenso di tastiere; chiude il disco la melanconica “one more matinee”.

Con questo album la carriera solista di Mark Knopfler prese una vera e propria svolta musicale e artistica che proseguirà con i lavori successivi, confermando le sue grandi doti come chitarrista, compositore e arrangiatore.

“Sailing to Philadelphia”, pubblicato il 26 settembre del 2000, ebbe un notevole successo di vendite. Arrivò al primo posto in Germania, Italia, Norvegia e Svizzera, al secondo posto in Austria e Svezia, al terzo posto in Finlandia, al quarto posto in Belgio e in Gran Bretagna, al settimo posto in Francia. Si calcola abbia venduto quasi quattro milioni di copie in tutto il mondo.

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