Oscar 2015, trionfa “Birdman” di Alejandro Inarritu

Il regista messicano si aggiudica quattro statuette, Eastwood il grande sconfitto. Premio per la Canonero

MILANO – Il suo film era uno dei più apprezzati e accreditati per la vittoria finale insieme a “American Sniper”. Al suo quinto lungometraggio ha centrato finalmente gli Oscar più importanti: per il miglior film (Birdman) e per la miglior regia. Alejandro Inarritu, 51 anni, cineasta messicano di grande talento ha sconfitto il vecchio leone di Hollywood (Clint Eastwood). Delusione anche per “Boyhood” e “The Grand Budapest Hotel”. 

Infine “Interstellar”, grandioso viaggio dell’uomo ai confini del cosmo, ha ottenuto una statuetta per gli effetti speciali. Un peccato perché il complesso e profondo film di Christopher Nolan, ha descritto con grande realismo ed intensità emotiva l’affascinante tematica del rapporto spazio/tempo.

Tra le nove nomination ricevute “Birdman” non ha ottenuto invece l’Oscar per il protagonista Michael Keaton. L’Oscar al miglior attore protagonista è andato infatti ad Eddie Redmayna per “La teoria del tutto” (la storia dell’astrofisico Stephen Hawking) e quello per la miglior attrice a la bravissima Julianne Moore per “Still Alice”. Entrambi gli attori premiati si sono confrontati con il ruolo di personaggi malati, il primo con la Sla e la seconda con l’Alzheimer.

Quattro statuette su nove nomination anche per l’affresco grottesco “The Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson che però non ha ottenuto nessuno dei premi ‘pesanti’. Ma il film di Anderson ha regalato l’unica soddisfazione di quest’annata all’Italia, con l’Oscar per i migliori costumi assegnato a Milena Canonero, alla sua quarta statuetta dopo quelle ricevute per “Maria Antonietta”, “Barry Lindon” e “Momenti di Gloria”. “Grand Budapest Hotel” ha visto premiata inoltre la colonna sonora di Alexandre Desplat (che era candidato anche per le musiche di “The Imitation Gam”) e che aveva mancato l’Oscar molte volte in passato.

Tre Premi (su cinque nomination) sono andati invece a “Whiplash” (tra cui quelli al miglior attore non protagonista J.K. Simmons e al montaggio di Tom Cross). I grandi sconfitti di questa edizione sembrano essere soprattutto “The Imitation Game” (che su otto nomination ha portato a casa una sola statuetta, quella per la sceneggiatura non originale andata a Graham Moore) e “Boyhood” (che su sei candidature ha incassato solo un Oscar, quello alla migliore attrice non protagonista Patricia Arquette). Anche “American Sniper” su sei nomination si è dovuto accontentare del solo Oscar al miglior montaggio sonoro.

Gaffe dell’Academy su Francesco Rosi, dimenticato nel tradizionale filmato ‘in memoria’ che ricorda nella Notte degli Oscar tutte le figure di spicco mancate nell’ultimo anno. Hollywood non si è scordata invece di Virna Lisi che è apparso al fianco dei molti colleghi scomparsi quest’anno, da Robin Williams ad Bob Hopkins.

L’Oscar per il miglior documentario è stato assegnato a “CitizenFour” di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy e Dirk Wilutzky, che racconta la storia di Edward Snowden e dello scandalo della National Security Agency. “Grazie e Edward Snowden e ai giornalisti che hanno sollevato il velo”, ha detto Poitras ricevendo il premio. Tra i momenti più intensi della Notte degli Oscar 2015, John Legend che è salito sul palco per cantare ‘Glory’, la canzone originale scritta con Common per il film “Selma”. I due commuovono tutti, ricevono una standing ovation quando ricordano che 47 anni fa gli Oscar vennero rimandati in segno di lutto per l’uccisione di Martin Luther King e poco dopo vengono annunciati come vincitori dell’Oscar per la miglior canzone originale. Al momento di ritirare il premio, con i loro nomi originali, ovvero John Stephens a Lonnie Lynn, i due dedicano il premio alla “lotta per la giustizia” ancora così attuale, visto che “ci sono più persone di colore nelle nostre prigioni oggi che schiavi nel 1850 e noi sappiamo che siete là e marciamo per voi”.

Toccante anche la premiazione di Graham Moore che ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con l’adattamento di “The Imitation Game”. Il giovane sceneggiatore ha detto con gli occhi lucidi: “Quando avevo 16 anni ho cercato di uccidermi perché mi sentivo diverso ed ora sono qui. Volevo dire questo a tutti quelli che si sentono fuori posto che prima o poi arriva il turno della gloria per tutti”. La dedica del trionfatore Inarritu è invece per gli immigrati: il regista messicano dedica il suo Oscar più importante, quello al miglior film dell’anno, “alle persone che vivono in questo paese e fanno parte dell’ultima generazione di immigrati, che possano essere trattati con uguale dignità delle altre generazioni che sono arrivate qui prima di loro e che hanno creato questa fantastica nazione di immigrati”.

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