Musica: Pat Metheny, quarant’anni fa il magico debutto

Nel 1975 usciva “Bright Size Life”, primo album del grande chitarrista jazz statunitense

“Io suono musica di questo mondo!”

(Pat Metheny)

Un giovane promettente della chitarra

25A.jpgQuarant’anni fa un giovanissimo e promettente chitarrista americano debuttava nel mondo discografico con un album

di rara intensità e maturità per un musicista poco più che ventenne. Stiamo parlando di “Bright Size Life” di Pat Metheny che impressionò a tal punto l’esperto produttore tedesco Manfred Eicher che lo volle nella sua prestigiosa casa discografica Ecm.

Sempre nello stesso anno e sempre per l’Ecm Keith Jarrett rivoluzionò il concetto dello show per solo pianoforte con lo straordinario “The Koln Concert”.

Pat Metheny, allora 21enne, insieme all’enfant prodige del basso Jaco Pastorius e al batterista Bob Moses, compose un disco di grande valore artistico in cui emergeva prepotentemente un nuovo talento delle sei corde. La carriera del chitarrista del Missouri ebbe inizi intorno ai 18 anni nella band del vibrafonista Gary Burton; nel 1974 si iscrissi al prestigioso college Berklee a Boston. Dopo pochi mesi, grazie al suo innato talento musicale passò direttamente all’insegnamento. Sin dal suo primo album Pat Metheny colpisce per la sua tecnica strabiliante e per il suono estremamente pulito, cristallino. Anche nei passaggi più virtuosistici è sempre melodico e musicale. Quando suona la chitarra acustica emerge il lato più romantico del suo bagaglio tecnico. Nei suoi delicati arpeggi c’è tutto l’universo del folk americano, un patrimonio musicale immenso. 

La frequentazione del Berklee in cui stringe amicizia con futuri grandi jazzisti come Al Di Meola, John Scofield, Mike Stern e Bill Frisell, la stimolante gavetta con il gruppo di Gary Burton, unita ad un innato talento tecnico e compositivo, hanno fatto si che a soli 21 anni, Pat Metheny potesse debuttare con un album creativo e originale.

Un debutto straordinario

Sin dai tempi della frequentazione del Berklee College of Music di Boston, molti docenti avevano intuito che quel ragazzo simpatico con i capelli lunghi caratterizzato da un gran sorriso, avrebbe raggiunto entro breve tempo il successo. Era un vero e proprio enfant prodige della chitarra, da cui non si separava mai. Aveva una gran voglia di imparare e di diventare un serio musicista professionista. In pochi mesi da allievo passò all’insegnamento non solo di chitarristi ma anche per i fiatisti.

La svolta della carriera del giovane Pat Metheny avviene grazie all’incontro con il produttore discografico bavarese Manfred Eicher. Quest’ultimo aveva studiato musica all’accademia di Berlino; seguiva con profondo amore il Jazz e suonava il basso, ma era anche appassionato di cinema. Nel 1969 fondò l’etichetta discografica Editions of Contemporary Music, conosciuta anche come ECM, a Monaco di Baviera. Tra gli artisti sotto contratto con tale etichetta ci sono (o ci sono stati) Keith Jarrett, Jan Garbarek, Chick Corea, Gary Burton, Jack DeJohnette, Enrico Rava, Anouar Brahem, Dave Holland, Ralph Towner, Terje Rypdal, Steve Kuhn, Manu Katché, John Abercrombie e l’Art Ensemble of Chicago. Eicher ha curato personalmente la maggior parte delle pubblicazioni ECM (che vanta più di mille titoli in catalogo), anche per quanto riguarda grafica e packaging.

Eicher rimase molto impressionato dalle qualità artistiche, tecniche ed umane di questo giovanotto di appena 21anni. Capì immediatamante le potenzialità del musicista e lo mise sotto contratto proponendogli di incidere un album presso gli studi di registrazione Tonstudio Bauer di Ludwigsburg, una cittadina a pochi chilometri da Stoccarda. Per il disco Manfred Eicher propose la formula del trio con il batterista Bob Moses, all’epoca 27enne e con il bassista Jaco Pastorius, all’epoca 24enne (che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo l’anno seguente con l’ingresso nei Weather Report).

Con questi due eclettici e straordinari musicisti Pat Metheny compose in pochissimi giorni otto brani in cui metteva in chiaro tutte le sue qualità e il suo modo di concepire la musica, il jazz e la chitarra. Ascoltando il suo fraseggio e il suo suono si intuiscono i suoi maestri e i suoi punti di riferimento: i chitarristi Jim Hall e Wes Montgomery e il sassofonista Ornette Coleman. Pat Metheny ha sempre amato lo stile melodico e colto di Jim Hall e lo stile emozionale e ‘caldo’ di Wes Montgomery. Di Ornette Coleman, uno dei protagonisti della stagione del free jazz, ha sempre apprezzato la totale libertà delle sue composizioni e le straordinarie qualità improvvisative.

“Bright Size Life” contiene e illustra tutto il bagaglio musicale di un giovane chitarrista che in pochi anni avrebbe raggiunto un meritato grande successo prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo.

Condividi sui social

Articoli correlati