Come imparare ad usare le katane giapponesi

Siete affascinati dalle arti marziali? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul mondo delle katane giapponesi e sull’allenamento necessario per imparare a maneggiarle al meglio

La conoscenza di sé e le armi nelle arti marziali. Secondo la tradizione orientale, lo studio delle arti marziali inizia generalmente con il conoscere il proprio corpo: una volta che l’allievo avrà raggiunto un equilibrio personale interiore, sarà in grado di sviluppare un’energia interna e rendere i propri colpi delle armi micidiali. Ma dopo qualche anno di pratica, è possibile iniziare lo studio delle armi che consentono di prolungare fisicamente l’efficacia dei propri colpi. Ma non solo: ogni pratica orientale, e le armi non sfuggono a questa regola, si può esercitare come una forma di meditazione, tramite la quale arrivare a conoscere se stesso e a vincere se stesso. Il che significa superare le proprie paure, i propri limiti, aprirsi agli altri e all’energia che circola nell’universo e diventarne un tutt’uno.

La difficoltà delle katane giapponesi

Più è elevata la difficoltà nell’utilizzo dell’arma che si impugna e maggiore sarà il livello di conoscenza che si raggiungerà.

In una scala crescente di complessità, le katane giapponesi potrebbero stare, se non in cima alla piramide, comunque molto prossime al vertice. Non a caso, nel Medioevo giapponese, in particolare durante tutto il XV secolo, lo studio della spada era alla base di tutto l’addestramento dei Samurai. E non a caso, anche oggi e anche in Occidente, sono considerate un po’ il punto d’arrivo delle altre arti marziali. Insomma: non si prende in mano una katana il primo giorno di karate.

Si pensi ad esempio al rischio che si corre maneggiando una spada così affilata. Non a caso nella fase iniziale dello studio l’arma viene sostituita da un surrogato, da una katana non affilata, o ancora più spesso, da un bastone (bo o bokken) della stessa lunghezza di una katana, in modo tale da evitare ferite più o meno gravi.

I kata a due

La pericolosità aumenta se a svolgere gli esercizi con le katane non sono una persona sola, ma due, poste una di fronte all’altra in una simulazione di combattimento.

Si possono ammirare, durante i meeting internazionali di arti marziali, che si svolgono regolarmente nelle principali città italiane ed europee, praticanti di katane giapponesi che eseguono dei kata singolarmente o a coppie. In questo secondo caso, ovviamente i due mantengono una certa distanza di sicurezza. Ma va detto che il livello di conoscenza dell’arte deve essere comunque elevatissimo, dato che un minimo errore, anche un affondo di pochissimi millimetri più “lungo” del previsto, potrebbe avere effetti disastrosi per l’incolumità e la salute del partner.

Quando due praticanti eseguono un kata a coppie devono entrambi conoscere tutte le posizioni e le mosse dell’altro. La conoscenza del ruolo dell’altro è essenziale (anche se non sufficiente) alla buona riuscita del kata.

Un passo indietro: l’allenamento dell’allievo

Ma prima di arrivare ai combattimenti, simulati come nei kata (fluide sequenze codificate di colpi) o “spontanei” ma eseguiti con i bokken, gli allievi di kenjutsu (questo il nome del combattimento con le katane giapponesi) devono imparare le basi.

Quindi, l’allievo principiante inizierà imparando dapprima le posizioni di base, secondariamente le guardie di base e successivamente i colpi d’attacco fondamentali.

A coronamento di questo primo livello di conoscenze, si arriva al “kata omote”, che non è altro che un kata di base, che va però eseguito con un praticante più esperto, che possa guidare il primo nella sua crescita nell’arte dell’utilizzo delle katane giapponesi.

L’insegnamento proseguirà (possibilmente a partire dal secondo anno di pratica) con l’apprendimento di sequenze di colpi sempre più complessi: fendenti, stoccate, affondi, colpi di striscio e parate di difficoltà crescente confluiranno in kata di livello via via superiore.

Ma non si tratta solo di tecnica: come anche le altre arti marziali, anche il kenjutsu richiede concentrazione, attenzione a quello che succede attorno a sé, velocità negli spostamenti, resistenza fisica per gli allenamenti sempre più duri. Questi step porteranno a raggiungere altri traguardi, la cui asticella sarà sempre più alta: concentrazione, precisione, conoscenza di sé e autocontrollo.

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