Anniversari. 112 anni di Rotary da Guglielmo Marconi a Luciano Pavarotti

Amici appartenenti a diverse professioni chiamati a impegnarsi a favore del prossimo. Club di servizio volto alla solidarietà. Punto d’incontro per uomini e donne che vogliono affrontare problemi per altri irrisolvibili.  Definizioni del Rotary, alle quali si deve aggiungere qualche dato. C’è dietro un secolo di storia, in tutto il mondo.

Il nome Rotary deriva dall’iniziale consuetudine di riunirsi “ a rotazione” presso gli uffici dei primi soci.  L’idea, che è diventata il simbolo della solidarietà internazionale, fu di un giovane avvocato di Chicago, Paul Harris, che il 23 febbraio del 1905 creò nella sua città il primo Rotary Club della storia.  Lo scopo che si prefiggeva era quello di riunire esponenti dei più diversi settori della società americana per dare loro l’occasione di incontrarsi, scambiare idee, instaurare amicizie significative e soprattutto lavorare insieme per gli altri.

Dopo soli dodici anni da quel febbraio (ecco l’anniversario da ricordare) il Rotary aveva club in tutti i continenti e oggi, 112 anni dopo, i rotariani sono un milione e duecentomila.  Fra le grandi campagne finora promosse dal Rotary nella sua missione di solidarietà umana ci sono la cura della poliomielite, l’impegno contro la malaria, una spinta determinante alla lotta contro l’HIV. 

Il Rotary è articolato in 33mila Club sparsi in 168 Paesi, tutti riuniti nella Fondazione Rotary che in un secolo ha speso tre miliardi di dollari per progetti sostenibili e capaci di cambiare in meglio la qualità della vita.

Dopo più di un secolo, la missione del Rotary si può riassumere in cinque punti: promuovere la pace, combattere le malattie, fornire acqua e strutture igienico sanitarie alle popolazioni che ne sono prive, proteggere madri e bambini, sostenere l’istruzione, sviluppare le economie povere. 

Un programma ambizioso che negli anni ha impegnato rotariani illustri: nell’albo d’oro troviamo nomi di spicco come Guglielmo Marconi, l’americano Wright pioniere dell’aviazione, i musicisti Jean Sibelius e Franz Lehar, lo scrittore Thomas Mann, il regista hollywoodiano Cecil B. De Mille, il nostro Luciano Pavarotti e illustri americani: Harding, Wilson, John Fitzgerald Kennedy, Eisenhower, Roosevelt e Reagan. 

      Due italiani figurano fra i presidenti internazionali del Rotary: Gian Paolo Lang, iscritto al club di Livorno nel biennio 1956-57 e Carlo Ravizza, socio di Milano, nel 1999-2000.

   In più di un secolo di vita il Rotary ha vinto alcune importanti battaglie ed ha subìto poche battute di arresto. E’ stato durante l’ultima guerra, quando i club di Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Italia dovettero chiudere i battenti: erano tempi difficili, la voce della solidarietà internazionale era inascoltata nelle cancellerie dei Paesi in lotta. Ma al ritorno della pace, alla ripresa delle attività in un clima più favorevole il Rotary Internazionale non ha mancato di far sentire la sua voce e la sua ruota dentata ha ripreso a girare. Scuole e ospedali nelle regioni del sub continente africano sono state fra le priorità rispettata dal Rotary di diversi Paesi. Non solo pompe per l’acqua per irrigare campi desertici, ma soprattutto aiuti morali, materiali e psicologici per le popolazioni più bisognose di aiuto.

Oggi che ci sono mille piccole guerre con migliaia di morti e distruzioni d’interi Paesi e la conseguente piaga del terrorismo, il ruolo del Rotary si è fatto più pressante ovunque.  Per fare il punto dell’attività mondiale, i rotariani di tutto il mondo si riuniranno l’anno prossimo a Toronto in Canada. All’incontro saranno rappresentati tutti, giovani e meno giovani, e non solo professionisti di alto livello: un impegno particolare del Rotary è, infatti, rivolto alle nuove generazioni attraverso programmi speciali adatti alla loro età. Le nuove leve sono   inquadrate nell’Interact per giovani da 14 a 18 anni, con  diecimila club in 18 Paesi, e nel Rotaract per giovani dai 18 ai 30, e 7800 club in 158 Paesi.

Una volta, tanti anni fa,   il Rotary non ammetteva le donne: solo nel 1989 l’iscrizione è stata aperta al mondo femminile. Oggi le socie sono quasi duecentomila, il 20 per cento dell’intero popolo rotariano.  E negli Inner Wheel, emanazione  dei Rotary Club, che sono stati   fondati nel 1924, appunto per non lasciare a casa mogli e figlie, oggi sono riunite  oltre centomila socie provenienti da cento nazioni.  Il risultato è che spesso alle riunioni  conviviali del Rotary incontri, non solo canuti professori o corpulenti avvocati, ma anche belle ragazze in minigonna e  giovanotti palestrati, perché  la ruota del  Rotary continua a girare verso il futuro. 

In Italia i rotariani sono  divisi in decine di club (a Roma sono  riuniti nel distretto 2080 che comprende anche i club della Sardegna.) ognuno dei quali da solo o in collaborazione con altri  prende le iniziative che ritiene più opportune e agisce di conseguenza. Fra queste, figura  un protocollo di intesa stilato da diversi club romani con la Protezione Civile in occasione del terremoto in centro Italia. Strappandosi per una sera ai suoi quotidiani impegni sul campo, l’allora capo della protezione civile l’ing. Fabrizio Curcio è venuto a Roma per fare il punto della situazione nelle zone terremotate e illustrare l’opera svolta dal suo organismo. Un coordinamento fra Rotary e Protezione Civile, fissato appunto nel protocollo sottoscritto dai rappresentanti delle rispettive parti, si è reso necessario per evitare sovrapposizioni o addirittura  conflitti di competenze. La solidarietà rotariana deve essere intelligente, non dispersiva e soprattutto mirata. Non portare tende o coperte dove ce ne sono già abbastanza, ma contribuire a riaprire una scuola, un ambulatorio,  un centro di accoglienza, insomma venire incontro alle popolazioni colpite dal disastro nel rispetto delle gerarchie e delle competenze ufficiali. 

L’avvocato Paul Harris, tessera rotariana n. 1 di Chicago, vede accolto e rispettato il suo credo anche sulle terre devastate di Umbria, Abruzzo, Marche e Lazio. 

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