Rai fiction. “Leonardo” delude: perché non chiamarlo Pippo?

Pippo è un giovane di talento che non tarda a interessarsi alle arti. Vive nella Firenze del ‘500, nella bottega di un affermato maestro ha il primo contatto con il colore, ben presto si fa notare.

La sua specialità sono i disegni, ne lascia a centinaia: ritratti e grandi cartoni che diventeranno affreschi, macchine da guerra. Incontra una ragazza che lo ama non ricambiata. Forse è gay. Conosce uomini potenti ma si fa anche qualche nemico altrettanto pericoloso. Quando la ragazza sembra sparita, è accusato di averla uccisa. Processato, è condannato all’impiccagione:  già con il cappio al collo, è salvato in extremis da un amico come nel più corrivo western- spaghetti.  Muore in tarda età, dopo aver lasciato opere pittoriche importanti.

Pippo è il protagonista di otto episodi televisivi andati in onda su Rai 1 in quattro puntate. Uno sceneggiato lussuoso, già venduto all’estero, ma perché chiamarlo Leonardo? Nelle intenzioni di registi (due) sceneggiatori (più di due) produttori (italiani e stranieri) e anche attori voleva essere una “Vita” di Leonardo da Vinci ispirata allo storico per eccellenza Giorgio Vasari. Ma alle nobili intenzioni è seguito un prodotto anonimo, fatto di bei costumi, ricche scenografie, una recitazione spesso sussurrata che ha deluso le aspettative di chi aveva pensato, a giudicare dal titolo, che il protagonista fosse Leonardo da Vinci, il genio che il mondo ci invidia e che la storia tramanderà nei secoli. Invece era Pippo, che solo nelle ultimissime scene di quasi otto ore di trasmissione si scopre essere l’autore della Gioconda, dell’Ultima cena e di altri immortali capolavori. Grande la delusione fra chi si aspettava da tanto impegno produttivo un vero Leonardo.

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