Olio made in Italy. Condannati i marchi che evocano l’Italia

Contro l’italian sounding nasce il  marchio sostenibilità vero prodotto italiano 

ROMA – E’ in arrivo Extract il  primo rapporto Unaprol – Consorzio olivicolo italiano e Istituto Ixè, sulla percezione che il consumatore mondiale ha dell’olio extra vergine di oliva. “Il marchio – ha dichiarato afferma David Granieri presidente di Unaprol – racchiude quattro semplici concetti: ambientale,  capace di tutelare risorse naturali e biodiversità; economico, perché si preoccupa di garantire un reddito equo agli agricoltori ed uno sviluppo alle comunità rurali; sociale ed etico perché garantisce sicurezza nei luoghi di lavoro, uso di prodotti ecosostenibili e riciclabili; salutistico, perché proviene da una filiera, che esalta le proprietà salutistiche dell’olio extra vergine di oliva con parametri nutrizionali più restrittivi di quelli previsti dalla legge e, quindi, in grado di soddisfare le attese di tutti i consumatori.”

 Secondo il rapporto il 99% dei consumatori considera il fenomeno dell’italian sounding una frode. A rischio c’è la propensione dichiarata all’acquisto di olio italiano da parte del 79% dei consumatori europei, del 68% di quelli asiatici e dell’84% di quelli americani che pensano di acquistare, come italiano, un prodotto che non è fatto con olive italiane.  L’86% dei consumatori conosce o ha sentito parlare dell’olio extra vergine d’oliva e il 72% sa che l’Italia è un paese produttore; in entrambi i casi il prodotto è meno conosciuto in Asia, in particolare in Cina.

Ma la metà dei consumatori non sa che la produzione italiana si differenzia in base al territorio di origine; tra le aree produttive più conosciute spicca quella dell’Italia Meridionale.

Nel mercato globale, l’Italia detiene la maglia rosa per quanto concerne la classifica di notorietà tra Paesi produttori seguita da Spagna, Grecia e Portogallo. Quanto alle abitudini l’olio extra vergine nel mondo è utilizzato soprattutto per condire, ma anche per cuocere (40%) e per usi estetici e curativi (20%); e poi ancora il 55% degli acquirenti legge l’etichetta, dove spiccano i giapponesi tra i più attenti. In Europa a leggere le etichette è mediamente il 60% dei consumatori, superati dagli americani.

 L’olio extra vergine italiano potrà ora contare per quanto riguarda i mercati esteri su un marchio di sostenibilità condiviso da tutta la filiera dell’olio italiano. Il marchio, il cui progetto di ideazione grafica è in corso di elaborazione, verrebbe adottato attraverso un regime facoltativo di certificazione. Sarà identificativo di tutta la filiera dell’olio extra vergine di oliva italiano e dovrà essere condiviso con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

 

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