La pizza, eccellenza italiana nel mondo

Una delle cose che accomuna tutti gli abitanti del mondo è l’accostamento automatico fra l’Italia e la pizza. Si tratta di uno dei piatti più noti e amati del pianeta, imitato più o meno bene da tutti, che si è diffuso grazie alla grande emigrazione dei nostri concittadini nei secoli precedenti. La storia di questo piatto è lunga e complicata, oltre che non del tutto certa.

Letimologia della parola, prima di tutto, è tuttora in dibattito: molti la fanno risalire ad una storpiatura della parola “pinsa”, derivante dal latino pansere, cioè schiacciare, allungare. Per altri deriva dalla greca “pita” o dal germanico, dove pizzo significa morso o focaccia, cosa che non sorprende, vista la forte presenza longobarda nella storia del nostro paese.

In ogni caso, è certo che già nel XVI secolo a Napoli si usava questo nome per definire un tipo di focaccia di pane schiacciata e, successivamente, condita con ingredienti quali olio, aglio, salumi o piccoli pesci. La versione più simile a quella che conosciamo oggi nacque con la scoperta delle Americhe, da dove i pomodori provengono, e con la commercializzazione su larga scala di questo vegetale, successivamente diventato un simbolo della nostra cucina.

Si è sempre trattato di un cibo di strada, e fino al 1830 veniva venduta solo in bancarelle ambulanti, cosa che viene tutt’ora fatta dalle principali pizzerie napoletane, anche se la Pizza Margherita è stata realizzata al fine di omaggiare la regina d’Italia Margherita di Savoia, riprendendo i colori della bandiera.

Anche se l’offerta di locali dove consumarla o che effettuano consegne a domicilio abbonda, bisogna sempre stare attenti alla qualità degli ingredienti e alla lavorazione. Per fare qualche esempio, l’utilizzo di prodotti tipici del territorio, il rispetto dei tempi di lievitazione e l’uso di pasta madre sono degli aspetti fondamentali che devono essere presenti per un ottimo risultato finale. Le alternative sono davvero tantissime, anche se per alcuni grandi pizzaioli napoletani, i cosiddetti puristi della pizza, esistono solo due versioni che possono essere chiamate tali: la marinara e la margherita. Questa semplicità non è condivisa, molto spesso, dagli italiani nati in altri paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, si incontrano spesso pizze che farebbero inorridire qualsiasi napoletano, con bordi ripieni o con condimenti improbabili. Famosa fra tutte la cosiddetta pizza hawaiana, cioè quella condita con ananas.

Oggigiorno, si possono trovare ottimi ambasciatori delle migliori pizzerie napoletane nelle principali città italiane, come Roma e Milano, che sempre più spesso offrono anche consegne direttamente a casa, in ufficio o in università, non più attraverso i classici pony ma grazie a siti o app come Deliveroo, che hanno permesso alle consegne a domicilio di entrare nel 21esimo secolo. Anche la ricetta della pizza si sta adattando alle necessità, questa volta alimentari, del nostro secolo, ed è possibile incontrare versioni della pizza adatte a celiaci e vegani, grazie all’uso di farine senza glutine o di alternative vegetali alla mozzarella. Fare felici tutti con una buona pizza non è mai stato così semplice.

La pizza è entrata anche più volte nel Libro dei Record, per esempio con la pizza più lunga mai realizzata al mondo, realizzata ovviamente a Napoli: ben 1853,88 metri, tutti prodotti a partire da farina certificata STG e altri ingredienti selezionati. Ma il record della pizza più grande mai prodotta non spetta all’Italia, visto che appartiene al Sudafrica: nel 1990 fu realizzata una margherita dal diametro di ben 37 metri!

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