Il Carricante protagonista a “Spumanti dell’Etna”

CATANIA – Si è celebrata l’edizione numero tre di un evento che unisce una grande declinazione del nettare d’uva con la voce profonda dei territori che lo hanno generato, ossia “Spumanti dell’Etna”, manifestazione in cui le bollicine del vulcano raccontano una storia in continua evoluzione, con un antico e nobile passato produttivo che si protende con forza verso il futuro.

Il 12 dicembre Catania ha ospitato l’evento, suddiviso in tre sessioni, di cui due tecniche (intitolate “Finalmente carricante!” e ““Verticale storica di spumanti metodo classico Extra brut Murgo”), tenutesi presso il Palazzo Scammacca del Murgo, antica dimora nobiliare ricostruita nel diciottesimo secolo in seguito al devastante terremoto che colpì il capoluogo etneo nel 1693. Il terzo segmento, che ha permesso di esplorare le eccellenze della gastronomia siciliana coniugandole con i migliori spumanti dell’Etna metodo classico, ha avuto il suo compimento nel celebre Palazzo Biscari, rinomato edificio che rappresenta un fulgido esempio del barocco siciliano e che è stato costruito a partire dal finire del seicento ed eretto sulle mura di cinta di Catania. La magia del barocco ha accompagnato quindi l’evento che ha esaltato, nel primo segmento, un vitigno che si avvia a divenire maggiormente presente sul suolo siculo e che costituisce un varietale aromatico che si presta ottimamente al tradursi in un prodotto finale spumantizzato sempre più richiesto nei mercati degli sparkling wines. 

La tradizione del vin mousseux ha radici antiche in Sicilia, con il Barone Felice Spitaleri di Muglia a ricevere premi internazionali a partire dal 1870 con il suo Champagne Etna e con la vocazione verso le bollicine, riemersa, dopo un periodo di oblio, poco prima dell’inizio 1990 grazie alla cantina Murgo che ha adottato per spumantizzare il nerello mascalese, vitigno che sarebbe poi diventato la base (60% minimo di presenza sul prodotto finito) dell’Etna DOC spumante.  Ma anche Il carricante ( che significa “carico” per le rese elevate e la produzione costante) sta dimostrando di poter venire chiamato, come spumante, con la dicitura Etna DOC (per ora può etichettarsi come Sicilia DOC), grazie alle proprietà organolettiche uniche che i produttori etnei stanno esaltando con sempre maggiore compiutezza, cercando inoltre sempre più di fare rete tra loro, come ha affermato il capo sommelier di Murgo, Claudio Di Maria, che ha introdotto la masterclass sul carricante presentata dal creatore dell’evento (con l’associazione di cui è partecipe , ossia Scirocco ed in cooperazione con FIS e Bibenda) Francesco Chittari, che ha voluto, attraverso questa manifestazione, portare il vulcano in città.( Ed a rafforzare l’importanza crescente dell’attività di spumantizzazione etnea, lo stesso Chittari ha annunciato in serata la nascita dell’associazione “Spumanti dell’Etna”, creata per valorizzare il patrimonio di sparkling wines ed il territorio del vulcano siciliano, considerando le cooperazioni con altri segmenti dell’economia).

Quattro prodotti effervescenti della produzione etnea hanno caratterizzato la masterclass con degustazione tecnica, ossia due blendati, il Gaudensius del 2017 (non millesimato) di Firriato ed il Mon Pit 2017 (millesimato) di Cantine Russo e due in purezza, il Sosta tre Santi (millesimato)2018 di Cantine Nicosia ed il il Noblesse (millesimato) 2016 di Benanti. Ad illustrare le caratteristiche del primo prodotto enoico è stata l’agronoma e winemaker Laura La Mantia spiegando come Firriato abbia voluto unire uno Chardonnay originario dell’agro trapanese ( 40%), zona da cui ha cominciato la sua prima produzione questa cantina, al carricante ( 60%, proveniente dal lato nord dell’Etna ) del vulcano che appartiene al biotipo B del vitigno ( caratteristica propria etnea), quello più adatto alla spumantizzazione e che schiude maggiormente sentori e gusti tipici dei terreni etnei come l’agrumato o la mandorla.

 Francesco Russo, della Cantina Russo ( che ha dato il nome alla linea di spumante prendendo spunto da un “pit”crater ossia una depressione di sprofondamento – che appariva come se fosse un cratere vero e proprio – determinatasi sull’Etna intorno al 2011, quando l’azienda cominciò l’attività spumantistica) ha chiarito come il suo prodotto enoico, derivante dal versante nord-est e contraddistinto da un intrigante sentore di sambuco, abbia una percentuale bassa di catarratto , affiancata al carricante ( 80%), per conferire una maggiore struttura ed una vita più lunga allo spumante.

L’enologa Maria Carella ha illustrato come lo spumante di Nicosia, prodotto del versante sud-est, goda di un micro clima particolare dovuto alla presenza del mar Ionio che protegge dagli eccessi delle escursioni termiche tra il giorno e la notte, creando uno spumante che ha anche una colorazione intensa e sentori di spezie e frutta evidenti.

 A concludere l’evento è stata la resident sommelier di Benanti Sonia Cassariti, che ha descritto uno spumante che si giova di terreni siti tra i 700 e gli 850 metri sul livello del mare, esposti a sud ed est con sentori di frutta a polpa bianca ed erba aromatica ad avvertirsi con piacevole gradevolezza. Gradevolezza e qualità che sono le vie lungo le quali i produttori di vino etnei stanno impostando, con caratteristiche peculiari, il viaggio dell’effervescenza enoica dell’Etna, verso un futuro sempre più interessante e sorprendente.

Condividi sui social

Articoli correlati