Pratyahara, il ritiro dei sensi

Continua il nostro viaggio nell’ashtanga yoga di Patanjali attraverso un bellissimo percorso che, prima, si prende cura delle nostre abitudini e del nostro sentire, poi si dedica al corpo e procede andando più in profondità per prepararsi al meglio alla meditazione che porta alla liberazione.

Così, prima di arrivare a meditare, cominciamo col cercare di portare tutti i sensi all’interno.

Il sutra 54 del capitolo 2 ci dice che dobbiamo ritirare la mente dagli oggetti dell’esperienza sensoriale.

Olfatto, vista, gusto vengono percepiti non più come sensi, ma come qualcosa di più profondo, di più interno.

Un aiuto ci viene sempre dal respiro che piano piano ci guida verso una percezione più interna portandoci, in seguito, ad aumentare sempre più la concentrazione dharana).

C’è una bellissima posizione che rappresenta perfettamente il senso di pratyahara ed è Kurmasana la tartaruga.

Provate anche voi:

Seduti a terra portate le piante dei piedi a contatto lasciando cadere le ginocchia in apertura.

Infilate le mani all’interno delle gambe e poi prendete i piedi con le mani che terrete in posizione di preghiera, abbandonate la testa e rimanete portando il respiro sempre più all’interno finché diventerà sottile, silenzioso quasi immobile. Allora tutto il corpo sarà completamente fermo e la mente, ritirati tutti i sensi all’interno, si calmerà, così come la tartaruga, ritirandosi all’interno del suo carapace, ritrova la tranquillità e il senso di protezione da tutto ciò che c’è all’esterno.

Il ritiro dei sensi è un qualcosa che col tempo potrete sperimentare in tutte le posizioni.

Come dire che con il corpo siete lì, sul vostro tappetino, ma con la mente siete molto più all’interno e non vi preoccupate più di vedere la posizione da fuori, bensì di percepirla in profondità per godere appieno degli effetti sul piano fisico, mentale e spirituale.

A presto

Om

Sara

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