Michael Jackson, una fiaba nera – Epilogo

Dopo  “L’incredibile Hulk”, assunto come personal trainer,  Michael Jackson si preoccupò di ingaggiare  per il tour di “This is it” un medico che  lo soccorresse in caso di crisi.

Persona non facile da scegliere, per l’ estrema fiducia, confidenza e noncuranza del rischio. Nel 2006, mentre era a  Las Vegas, il re del pop aveva incontrato casualmente,  per un problema che riguardava suo figlio, il cardiologo Conrad Murray, come lui afroamericano, uomo spregiudicato che si diceva fosse diventato amico della star grazie alla generosità delle prescrizioni farmaceutiche. Il cantante  per averlo con se gli assegnò l’ invidiabile stipendio di 150.000 dollari al mese.

Il dottor Murray, prima ancora della partenza, prese ad abitare nella villa di Holmby Hill, affittata da Michael a Los Angeles,  sontuosa, comoda, piena di camere e di agi, che a Murray piacque molto, anche se dormire nella stanza attigua a quella del re del pop non era cosa riposante. Michael si aggrappava a lui come a una stampella: la sera, dopo una giornata di prove sfiancanti allo Staples Center, non voleva  stare solo e lo implorava di restituirgli il sonno scomparso per stare in piedi il giorno dopo.
Sono tutto un dolore… – mormorava il re del pop mentre il dottore gli misurava la pressione
Il cuore è stressato…
Sai bene che resisto…
Come sono andate le prove?
Ce la metto tutta e  tu devi aiutarmi… è importante il modo in cui mi fai sentire….
E la voce?
C’é ancora…

Michael Jackson – The way you make me feel – This is it

Conrad Murray era abituato all’imponderabile: viveva alla giornata, come d’abitudine. Non si faceva troppi scrupoli e pensava che era arduo negare un farmaco a  chi lo reclama disperato. “Dovresti vedere la gente che si dibatte e ti scongiura di fargli passare la sofferenza… come si fa a dire di no?!” – aveva chiarito a un suo amico che, casualmente, lo aveva messo in guardia. A volte Murray pregava  che Dio proteggesse lui e Michael perché stavano sul filo del rasoio  e non avevano scelta.
Certe sere, dopo il calmante,  la pop star si quietava come un infante sazio:
Sai – il re del pop sorrideva con occhio languido al suo medico – talvolta mi piacerebbe essere uno scrittore, uno di quelli che hanno il potere di raccontare storie capaci di arrivare al cuore…
Anche tu scrivi storie che arrivano al cuore…
Eppure siamo soli – il cantante si rizzò a sedere –  le  fan dicono che vorrebbero salvarmi dalla solitudine, ma in realtà vogliono condividere la loro solitudine con me… con me che sono una delle persone più sole al mondo!
Murray  sorrise mostrando i denti candidi contro la pelle scura:
Quando uno non  è solo Michael?
Quando è amato.
Che vuol dire ?
Essere accettato per quello che sei …
Tu non lo sei?
Non lo sono mai stato…
E il successo?!
Mi chiedo se ne vale la pena visto che non sei più tu e non hai privacy… eppure la musica è la cosa che amo di più….
Murray gli porse le vitamine e un bicchier d’acqua:
– Calmati e bevi questo
–  I bambini sono  gli unici a non farti del male…
Pensando ai guai giudiziari dell’artista il medico pensò che blaterava.
Nel mondo dello spettacolo tanti si distruggono con la droga …  – Michael lo fissò serio – Guarda Elvis Presley…  hai capito perché?
No, ma qualcosa non funziona… – Murray scrollò la testa
Perché  si scordano che sei un uomo…
Il cantante alzò la voce:
–    Un uomo!   Non un extraterrestre, un fenomeno da baraccone, un robot!  I fan mi hanno domandato se anch’io adopero il bagno…
–   E tu?
–   Quasi rispondevo “ certo,  cago come tutti gli altri!”…
Scoppiarono in una risata liberatoria e  imprevista come raramente accadeva.

***

Il dottore  con Michael aveva in comune origini proletarie. La mamma era una casalinga e suo padre, medico di Houston impegnato nei servizi ai bisognosi, lo aveva visto per la prima volta a venticinque anni. Nato nel 1953 a St. Andrews, nell’isola caraibica di Grenada, cresciuto con la madre,  Conrad Robert Murray aveva trascorso la giovinezza tra Trinidad e Tobago arrabattandosi per uscire dalle ristrettezze.  Carattere avventuroso e ambizioso, anelava al riscatto sociale, a soli diciannove anni era riuscito ad acquistare la prima casa che aveva rivenduto per fare l’università negli Stati Uniti. Iscrittosi  alla Texas Southern University,   laureato con lode in medicina, si era specializzato in cardiologia e aveva lavorato presso lo Sharp Memorial Hospital di San Diego in California. L’America gli piaceva e, a  partire dal 2006,  dopo aver aperto uno studio a Las Vegas, aveva vissuto con intensità pericolosa,  accumulando 400 mila dollari in cause  contro la sua pratica professionale e mettendo al mondo un numero imprecisato di bambini. Debiti non pagati, guai giudiziari, lussi superiori alle sue condizioni economiche, lo spinsero nelle braccia di  Michael Jackson.
Il 24 giugno 2009, da poco passate le venti, il re del pop si stava preparando per andare allo Staples Center Arena e salutò il medico col dispiacere di chi non vorrebbe allontanarsi.
Vado Murray … sono stanco… questo è quanto, this is it… è davvero l’ultima tournée… – poi all’improvviso Michael sembrò ripensarci e tornò indietro – voglio portare con me Prince Michael! E’ così bravo….
Non adesso Mike ! Non c’è tempo… –  un addetto, che lo aveva aspettato fremendo,  lo agguantò e lo trascinò verso la limousine
Quando, con tre ore di ritardo comparve allo Staples Center,  la perplessità si leggeva sul volto dei presenti e tuttavia erano talmente abituati alla sua aria malaticcia che non si preoccuparono. Michael Jackson salì sul palco, magrissimo,  livido e  mezzo addormentato: si chiesero cosa fosse accaduto e perché faticasse a ingranare.  Ma alla fine il re del pop, miracolosamente, si riprese e ballò sino al termine delle prove.
Il manager Frank di Leo, accomiatandosi, volle assicurarsi:
–    Michael,  sei sicuro di sentirti bene?
Sicuro –    rispose con voce impastata.

***

Michael Jackson tornò a casa,  aspettando che arrivasse il sonno agognato. Albeggiò sull’elegante collina di Los Angeles e si sentirono gli uccelli cinguettare. La mattina dopo, era passato mezzogiorno quando da Holmby Hill, villa del re del pop, qualcuno chiamò il 911 e chiese soccorso perché la pop star stava male. Al nome del paziente l’ ambulanza scattò e, in poco tempo,   l’equipe medica arrivò e  trovò l’artista insieme a Conrad Murray. Paramedici e pompieri prestarono soccorsi per quarantadue disperati minuti. Alle 13 e 14 Michael Jackson fu portato all’UCLA Medical Center di Los Angeles, l’ospedale più vicino casa sua. Katherine Jackson, saputo del malore, aveva tempestato il cellulare del figlio, senza risposta:  da anni temeva quel momento e si era sentita mancare. La notizia rimbalzò nella rete, sulle radio e TV,  ma  il mondo fu sicuro della morte solo quando  Jermaine Jackson  dichiarò alla stampa: “Mio fratello, il leggendario re del pop Michael Jackson, si è spento oggi 25 giugno 2009 alle 14.26”.

Gli era stata letale una fiala di Propofol, anestetico dal quale dipendeva. Era un morto senza età, in qualche modo un ragazzino. I fan trasecolarono chiedendosi perché era accaduto proprio a chi dalla vita aveva avuto tanto. E per questa incomprensibile constatazione, i più si sentirono accumunati nell’identica infelicità, lo amarono perché, ciò nonostante, aveva accompagnato la loro esistenza regalando emozioni. John Landis sintetizzò: “Aveva un talento straordinario. Ha avuto una vita difficile e complicata, malgrado tutti i grandi talenti la sua resta una figura tragica”.  Un diverso,  che della diversità aveva paura e vergogna:  il suo nido era fuori degli schemi, i figli generati da un utero in affitto,  la sua sessualità resta un mistero. La droga sintomo di depressione mortale.

Nel novembre del 2011 il dottor Conrad Murray  é stato condannato da un tribunale di Los Angeles a quattro anni di prigione, senza condizionale, per aver provocato la morte di Michael Jackson, iniettando al suo paziente il Propofol . Sentenza emessa  all’unanimità da una giuria che per tre settimane  aveva indagato il cardiologo per omicidio colposo. “Le prove contro Murray sono inconfutabili”, aveva sostenuto il procuratore David Walgren nel corso della requisitoria “egli ha agito con negligenza criminale nonostante una parcella mensile di circa 150.000 dollari”. Oltre a non vigilare sul famoso paziente, come prescritto anche nel foglietto illustrativo del Propofol, il dottor Murray fu accusato di non aver chiamato immediatamente i soccorsi, perdendo minuti preziosi che si sarebbero rivelati letali. A conferma della negligenza del dottore,  il giudice Michael Pastor fece riascoltare in aula l’audio shock della telefonata in cui Michael Jackson,  impegnato in una conversazione col medico, aveva un tono di voce lento e biascicato,  tutt’altro che lucido, come di persona imbottita di sedativi. Nel rendere nota la condanna, il giudice Michael Pastor concluse: “Il dottor Murray non prova alcun rimorso ed è un pericolo per la comunità. Non dovrebbe essere autorizzato a esercitare la professione mai più nel mondo intero: è stato lui a uccidere Michael Jackson”.

Conrad Murray é l’ultimo anello di una catena che ha inchiodato il re del pop a una vita di eccessi, testimone della lenta deriva del cantante  più amato che il pianeta abbia conosciuto, ma una morte così,  tipica nel mondo delle rock star,  non porta solo un nome e cognome, ne può avere una unica causa. Non sappiamo se  saranno eterne le canzoni del re del pop, tuttavia Michael Jackson  non sarà dimenticato. Il dramma si fa mito quanto più in un destino c’è sproporzione tra fortuna e dannazione; quanto più il protagonista è un debole come i più tra eventi straordinari:  é la forma di tragedia più comprensibile e  più coinvolgente  perché azzera le differenze tra uomo e uomo, soprattutto nel linguaggio universale e istintivo della musica.

Città del Messico,  l’omaggio di 13957 persone  a Michael Jackson

The End
Bibliografia
“Michael Jackson, una fiaba nera”,  redatto sotto forma di fiction, è tuttavia basato su fonti acquisite. Non potendo menzionare per brevità le centinaia di articoli italiani e stranieri consultati, le interviste, gli innumerevoli video dei quali la scelta è piccola parte, ecco i libri  di riferimento:
1)Michael  Jackson –  Moonwalk – Sperling & Kupfer
2)Randy Taraborreli – Michael Jackson, the magic and the madness (in inglese) – Sidgwick & Jackson
3)Chris Roberts – MJ, il re del pop – Arcana editore
4) William Mandel – MJ story – Edizioni Blues Brothers
5) Michael Jackson – Testamento – edizioni Blues Brothers
6) Shmuley Boteach – Il libro che Michael Jackson avrebbe voluto farti leggere  _ Newton Compton editori

7) Paisli Ken -MICHAEL JACKSON Dossier – Chinaski edizioni

8) Aphrodite Jones –   IL COMPLOTTO –  Editore: Alacrán

9) Dancing the dream -Danzando il sogno. Poesie e riflessioni di Michael Jackson – Quantic Publishing
10) Cascio Frank – Il mio amico Michael –  Sperling & Kupfer
11) Labranca Tommaso  – Michael Jackson. L’uomo nello specchio  – Rizzoli editore
12) Michael Jackson 1958-2009 – editore Alacrán
13) Paolo Giovanazzi – Michael Jackson Troppo grande per una vita sola – Aliberti editore
14) Michael Jackson . The King of pop –  Giunti editore
15) Music Icon – Jackson – Taschen

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