Crisi economica. Edilizia. Persi 400mila posti di lavoro

ROMA –   Dal 2008, anno di inizio della crisi, al 2012 il settore delle costruzioni ha ridotto gli investimenti di oltre 24 punti percentuali, tornando ai livelli di quindici anni fa.

Ciò ha già comportato una forte diminuzione del numero delle imprese iscritte alle Casse Edili: -7,6% nel 2009, -6,6% nel 2010, -5,8% nei primi nove mesi del 2011 (in totale circa il 20% di aziende in meno). E una forte flessione dei lavoratori (-10% nel 2009, -8% nel 2010 e -7% nei primi nove mesi del 2011) e anche delle ore effettivamente lavorate che, nel corso del triennio, sono calate di circa il 25%. Complessivamente, considerando anche i settori collegati, i posti di lavoro persi nel corso della crisi sono quasi 400.000. È il quadro di «preoccupante stagnazione, se non addirittura recessione» del settore delle costruzioni che emerge dai dati elaborati dall’Ires e diffusi oggi, a Genova, in occasione della due giorni organizzata dalla Fillea, il sindacato degli edili della Cgil. In calo le produzioni in tutti i singoli comparti delle costruzioni: -3,3% il cemento, -2% calce e gesso, -6,3% calcestruzzo per l’edilizia, -6,4% prodotti di carpenteria in legno e falegnameria per l’edilizia, -11,5% mattoni, tegole e altri prodotti per l’edilizia, -10,8% porte e finestre in metallo.

Nonostante ciò, e nonostante la crisi, si sottolinea, il settore rappresenta a tutt’oggi il 10% del Pil e, soprattutto, è in grado di fungere da volano per l’intero sistema economico: nel suo complesso, il comparto delle costruzioni effettua acquisti di beni e servizi dall’80% dell’insieme dei settori economici. «Un’accelerazione dei livelli di attività nel settore delle costruzioni -si avverte- è perciò in grado di imprimere una considerevole spinta espansiva al sistema economico».

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