Monti: si avvicina l’uscita dalla crisi. Ma i dati economici dicono il contrario

ROMA – L’uscita della crisi? “ E’ un momento che per certi versi vedo avvicinarsi”. Ancora: “ Un anno fa pensavamo meno di oggi di essere in crisi, ma credo lo fossimo di più”. 

“ Anche in Europa c’ crisi, ma mai come in questo anno c’è stato un soprassalto,la volontà di costruire insieme”. Sono questi i tre passaggi più significativo del lungo discorso, circa 50 minuti, tenuto da Mario Monti che ha aperto i lavori del Meeting di Comunione e Liberazione. Un premier all’insegna dell’ottimismo, come da tempo non si vedeva. Più con i piedi per terra il presidente della Repubblica che nel messaggio inviato pone il problema di fondo. Dice Napolitano che occorre individuare  “ modelli di sviluppo e parametri nuovi di benessere attenti a quei principi di equità e di solidarietà dai quali non può prescindere la tutela dell’interesse generale di una collettività e il rilancio di una crescita sostenibile e duratura”. Una  indicazione  puntuale e concreta, senz<a ottimismi di maniera.

 Forse è stata l’accoglienza calorosa riservatagli dal pubblico dei ciellini, che ha  dato la carica a Monti e  lui,  sempre guardingo, non azzarda quasi mai previsioni così nette. ha voluto dare un segnale di fiducia rivolto in particolare ai giovani.  “ Il governo–ha detto- sta cercando di orientare le politiche soprattutto nell’interesse dei giovani”.  Sta agendo “non solo nel campo della scuola, dell’università e della ricerca, ma anche nel campo del lavoro e nello scrostare il potere corporativo che spesso rende rigidi i mercati. E’ quasi impossibile l’ingresso per i più giovani”.

L’intervento del premier al Meeting di Cl. L’attacco ai partiti

Monti ha fatto un discorso volando alto, ha ripreso la citazione di De Gasperi che ormai ripete sempre più spesso , quasi un monito alle forze politiche, un modo per affermare che la sua estraneità alla politica quotidiana. Dice Monti: “Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. Poi con un chiaro riferimento al suo operato sottolinea che “ l’ Italia oggi ha più credibilità di ieri” Berlusconi probabilmente non  apprezzerà molto questa affermazione che chiama in causa i governi che ilo cavaliere ha presieduto. Ma subito dopo rimedia. Certo elogia le tre forze politiche, senza nominarle, che lo sostengono, ma si rivolge direttamente ai giovani ed afferma: “ Un’intera generazione sta pagando il conto salatissimo del disimpegno delle classi politiche degli ultimi anni”. Come è noto negli ultimi anni ci sono state forze politiche al governo e altre all’opposizione. Ma per Monti tutti i gatti sono bigi, tutti i partiti sono colpevoli della situazione attuale”. Per fortuna è arrivato lui, verrebbe da dire. Ma oltre a generiche enunciazioni il presidente del Consiglio non è andato. Ha parlato di corporativismo che impedirebbe l’ìngresso ai giovani nel mercato del lavoro, ha sottolineato che “il localismo” e lo sguardo “a breve termine” sono tra i mali peggiori.  Sarebbe stato utile se avesse chiarito cosa significa e chi pratica il corporativismo, così come forse poteva dare un nome e un cognome al “ localismo” e a chi ha lo sguardo corto. Così come poteva dare qualche indicazione concreta per come il governo intende aprire prospettive di lavoro ai giovani. Perché nei provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri non ce ne è uno che stimoli lì’occupazione, la crescita. In un paese dove cresce la disoccupazione, le ore di cassa integrazione si avviano a superare il miliardo i giovani continueranno a restare senza lavoro. Perché il lavoro non c’è. Così come non si comprende da dove Monti tragga la convinzione che l’uscita dalla crisi è vicina. Tutti i dati economici e tutte le previsioni affermano il contrario. I più ottimisti prevedono una ripresa, o meglio una “ ripresina” verso la  fine  del 2013. Anche l’accenno del oremier all’Europa che avrebbe avuto un soprassalto può essere preso come un auspicio. Certo Monti ha recuperato credibilità, ha operato riallacciando rapporto con i premier che contano, infaticabile negli incontri a getto continuo. Ma dimentica di dire che ancora non si è visto alcun risultato concreto, dopo cinque anni di crisi l’Europa è ancora al punto di partenza.

Diminuire le tasse aggraverebbe la situazione del Paese
 Incontri tanti, vertici a ripetizione, ma atti concreti ancora non vi sono. Enunciazioni molte, ma se non si cambia strada nelle scelte politiche di fondo, la crescita resterà un appunto scritto su uno dei tanti generici documenti votati dagli organismi dell’Unione europea. Nel discorso di Monti, insieme ad un ottimismo che non trova reali fondamenti, ci sono anche affermazioni preoccupanti. Il presidente del Consiglio richiama il tema del Meeting, “ L’uomo e l’infinito”. “ Le decisioni politiche-dice- sono spesso affette e gravide di conseguenze negative per la totale mancanza di infinito, nel senso di tempo e spazio”. Poi con orgoglio: “Abbiamo cercato di mettere dei semi perché ci sia più fiducia in Italia”. Ma quando passa ad un problema concreto, quello del fisco, è come se vedesse rosso, non ne vuole proprio sentir parlare “:Una eventuale riduzione delle tasse potrebbe comportare «un aggravio per l’intero paese. Su questo –ripete-bisogna stare molto attenti  perché ad essere aggravato sarebbe il paese nel suo insieme”. Solo qualche giorno smentendo che allo studio vi fosse una riduzione dell’Irpef aveva però riconosciuto che il peso delle tasse è eccessivo. Aveva detto che si trattava comunque ndi uno “ obiettivo”. Ora addirittura diventa  un “ aggravio” per il Paese intero. E che dire del richiamo fatto dal premier  alla “‘Italia  che ha soft power nel mondo se usciamo da questioni di bottega, dall’autoreferenzialità”. E se ci facciamo ascoltare dal “brics” (cioè paesi come Brasile, Russia, Cina, India, Sud africa  ndr). Già che dire, visto che proprio la presidente socialista del rasile ha annunciato un poiano di investimenti pubblici per 66 miliardi  di euro? E che il governo vede l’investimento pubblico come il fumo negli occhi.  Ma Monti, ormai, lanciato sulla strada del tutto ve bene, anche se è difficile, ma noi ci proviamo, parla della Rai e rivendica come un punto di onore l’aver allontanato dai vertici dell’azienda i partiti e poi parlando di lotta all’evasione fiscale la butta là: diro che i tg non chiamino più furbi coloro che evadono”. E arriva l’’applauso. Troppo facile quando parli male della Rai è come sparare sulla creioce rossa.


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