Calo drammatico dei consumi, pari a 35,5 miliardi di euro

ROMA – Le stime diffuse dalla Confcommercio rivelano una realtà a dir poco inquietante: “il calo dei consumi peggiore della storia della Repubblica”. Una contrazione che, secondo le stime Confcommercio, si attesterà ad oltre il 3%.

Livello già di per sé gravissimo, ma che a nostro avviso risulta addirittura sottostimato: secondo le analisi a campione dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, il crollo dei consumi a fine anno rischia di avvicinarsi al -5%.
Una vera e propria catastrofe per l’economia, dal momento che tale contrazione comporta una riduzione complessiva della spesa di ben 35,5 miliardi di Euro.
Vuol dire mediamente una riduzione di spesa di circa 1.480 Euro a famiglia: cifra che supera una mensilità di stipendio.
Questo preoccupante andamento, come sosteniamo da tempo, avrà ripercussioni sempre più negative e dannose per l’intera economia. La contrazione dei consumi, infatti, non è solo un segnale di allarme, che testimonia la crisi delle famiglie, ma è anche un fattore che continua a produrre crisi.
Se crollano i consumi, si riduce la produzione e, di conseguenza, si hanno importanti effetti sull’occupazione e, quindi, sul potere di acquisto delle famiglie (già diminuito di oltre il -11,8% dal 2008).
Tale andamento continuerà ad alimentare la spirale negativa di crisi e recessione dalla quale non si intravede via d’uscita, complice anche l’elevatissima pressione fiscale che pesa sulle spalle dei cittadini.
In questo scenario, tra l’altro, risulta sorprendente e poco credibile la lieve ripresa della fiducia dei consumatori rilevata dall’Istat, che evidentemente continua ad effettuare le proprie rilevazioni ben lontano dall’Italia.
Per una vera e reale ripresa della fiducia, dei consumi e dell’intera economia è indispensabile e categorico agire sul versante della domanda di mercato, avviando una detassazione a favore delle famiglie a reddito fisso, partendo proprio dalla tredicesima mensilità.
Inoltre è necessario disporre una ripresa degli investimenti per lo sviluppo e la ricerca, fondamentali non solo per quanto riguarda la competitività sul piano internazionale, ma anche per gli importanti risvolti occupazionali.

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