Viesse, titolare arrestato per evasione fiscale, 1700 posti di lavoro a rischio

ROMA – È stato arrestato la settimana scorsa, per una maxifrode da 50 milioni, il titolare dell’impero Viesse, colosso della multiservizi, composto da più di 10 società attive nel settore delle pulizie, della vigilanza, della compravendita immobiliare e delle mense scolastiche. 

Conseguenze pesanti per gli oltre 1700 dipendenti, la maggior parte in Lombardia, che rischiano il posto di lavoro e non sanno quale sarà il loro futuro. 

Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil e Uiltucs Uil hanno incontrato un rappresentate del gruppo, ma l’azienda è allo sbando e nessuno ne ha ereditato la guida. 

In Lombardia, il sindacato è ora impegnato nel raccogliere le istanze dei lavoratori della Viesse, e delle società collegate che vantano crediti nei confronti dei propri datori di lavoro; e contemporaneamente ha scritto una lettera appello alle istituzioni perché l’emergenza venga affrontata in modo da garantire ai lavoratori la continuità lavorativa e il rapido accesso agli ammortizzatori sociali ove necessario. 

Fino ad oggi la tempestiva azione delle Organizzazioni Sindacali ha permesso ai lavoratori occupati negli appalti di pulizia presso diverse catene della distribuzione organizzata a livello nazionale e in appalti  di ristorazione scolastica di diversi comuni dell’area lombarda di passare alle nuove imprese subentranti dopo che i diversi committenti hanno disdettato i contratti con il Gruppo Viesse a seguito degli arresti intervenuti. 

Se da una parte i cambi di appalto, pur gestiti in emergenza, hanno permesso di salvaguardare parte dell’occupazione, diversa è la situazione degli apparati amministrativi del Gruppo Viesse che ad oggi vivono nella più assoluta incertezza. 

“La situazione è drammatica” affermano preoccupate le organizzazioni sindacali, “è indispensabile un intervento rapido, perché l’assenza di un responsabile che gestisca l’azienda in questa difficile fase, rischia di peggiorare le già precarie condizioni future dei dipendenti.” 

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