Stabilità. Allarme equità. Istat. Allarme povertà per 5 milioni di cittadini

ROMA – In audizione al Senato il Ministro dell’Economia vede i primi segnali di una futura ripresa, mentre il Presidente della Corte dei conti vede nella Legge di Stabilità potenziali problemi distributivi e di equità. L’Istat intanto segnala il continuo aumento dei poveri nel nostro Paese, oltre 5 milioni i concittadini che vivono in uno stato di grave deprivazione materiale.

Saccomanni. Ecco  che arriva la ripresa

Nel corso di un’audizione parlamentare, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha segnalato che “dopo otto trimestri di contrazione, gli indicatori congiunturali segnalano che l’attività economica si è finalmente stabilizzata, avviandosi verso una graduale ripresa

Per il titolare di via XX settembre avremmo insomma toccato il fondo. Ed è un fondo abbastanza profondo da attendersi una ripresa, continua infatti Saccomanni ricordando come l’Italia abbia”perso più di 8 punti percentuali di Pil nel corso di una crisi economica senza precedenti” e nel complesso del 2013 la contrazione del Pil “è stimata all’1,8%.”

Il Ministro inforca però gli occhiali rosa e annuncia che “nel terzo trimestre dell’anno il pil è atteso a stabilizzarsi, nel quarto dovrebbe segnare un moderato aumento”. Per il 2014 “si confermano le prospettive di ripresa dell’attività economica”, con una crescita stimata all’1,1%.

 

MEF. Rispetta gli obblighi europei. 1.400 euro pro capite gli interessi

Ferma la posizione del Ministro economico per cui “L’indebitamento netto deve restare entro la soglia del 3%, ma il rispetto di tale obiettivo non e’ sufficiente: il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio, il peso del debito deve ridursi. Raggiungere questi risultati e’ interesse prioritario del nostro Paese”.

Saccomanni sottolinea infine come il rapporto debito/Pil sia previsto crescere ulteriormente nel 2013 al 132,9% (dal 127% del 2012); e come di soli interessi ogni cittadino italiano pagherà 1.400 euro. 

 

Corte dei Conti. Legge di stabilità iniqua e previsioni ottimiste

Secondo il Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri giudica anche lui il taglio del cuneo “limitato” e che anzi comporta “problemi distributivi e di equità” in quanto esclude dal beneficio ben 25 milioni di soggetti. Secondo la Corte, “contrastare il declino del sistema produttivo” costituisce oggi l’emergenza nazionale sulla quale va concentrata la capacità di intervento del Governo. Invece la legge di stabilità rischia di comportare “ulteriori aumenti impositivi” sul patrimonio immobiliare, in particolare sulle seconde case. Come se non bastasse “è ancora alta la probabilità che si realizzi un quadro meno favorevole di quello prospettato dal Governo e con scostamenti crescenti nel tempo”.

Istat. La conta dei danni un bollettino di guerra

Durissime le conclusioni cui arriva l’Istat in termini di effetti della crisi. Secondo quanto afferma il presidente dell’Istat, Antonio Golini, il Pil del nostro Paese “dovrebbe segnare nel terzo trimestre un calo, seppur limitato, seguito da una debole variazione positiva nel quarto trimestre”. Dovrebbe quindi “terminare la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011”. Ma gli effetti della crisi si sono avvertiti a livello di disparità sociali. La recessione ha infatti “determinato gravi conseguenze sulla diffusione e sull’intensità del disagio economico nel nostro Paese: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta e’ raddoppiato (da 2,4 mln a 4,8 mln)”.

 

La metà dei poveri risiede nel Mezzogiorno

L’aumento degli individui in povertà assoluta nell’ultimo anno si estende anche a fasce di popolazione che, tradizionalmente, presentano una diffusione del fenomeno molto contenuta grazie al tipo di lavoro svolto e/o al secondo reddito del coniuge, ma si accanisce, ovviamente, quando la persona a capo della famiglia non è occupata, per le famiglie numerose, soprattutto quelle con almeno tre figli, in particolare se minori, e per le famiglie monoparentali. 

Quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347 mila) risiede nel Mezzogiorno (erano 1 milione 828 mila nel 2011). Di questi oltre un milione (1,058) sono minori (erano 723 mila nel 2011) con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3 per cento. 

 

 Il 65 per cento delle famiglie riducono i consumi

Per l’Istat “le difficoltà delle famiglie si riflettono anche nella composizione degli acquisti, che ha visto un incremento del peso dei prodotti di qualità e prezzo inferiori rispetto a quello del periodo pre-crisi. 

Nel primo semestre 2013, il 17 per cento per cento delle famiglie (1,6 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9 punti percentuali in più dei primi sei mesi del 2011), dichiara di aver diminuito la quantità di generi alimentari acquistati e, contemporaneamente, di aver scelto prodotti di qualità inferiore.”

Stesso andamento per abbigliamento e delle calzature: la quota di famiglie, che ha limitato la quantità e la qualità dei prodotti acquistati sale dal 12,6 per cento del primo semestre 2011 al 18,3 per cento della prima metà del 2013. 

Complessivamente, la quota di famiglie che ha ridotto qualità e/o quantità dei generi alimentari acquistati aumenta in misura consistente: dal 51,5 per cento del primo semestre 2011, al 65 per cento del primo semestre 2013 (77 per cento nel Mezzogiorno). Si tratta soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità di beni acquistati, ma una percentuale non trascurabile, e in deciso aumento, è anche quella di chi ne riduce anche la qualità.

 

 

 

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