Alitalia Etihad. Trattative in dirittura d’arrivo. Incrociare le dita è d’obbligo

ROMA – L’accordo tra Alitalia e Etihad sembra essere ormai cosa fatta, con la benedizione del premier Enrico Letta che assicura il sostegno del governo e che affronta la questione con la massima flessibilità senza aggiungere condizioni. C’è da aggiungere però che oggi, sempre Letta, ha parlato di crisi finita, conti in ordine, debito pubblico finalmente in calo.

Insomma a interpretare le parole della quarta carica dello Stato emerge un ottimismo che tocca le stelle. “Siamo nella fase più importante della trattativa, che parte questa settimana con lo scambio di informazioni per redigere insieme il nuovo piano industriale di Alitalia all’interno della logica Ethiad, per mettere in sicurezza l’azienda e guardare con serenità al futuro”, ha detto l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio”. “Adesso ovviamente entreremo nella fase più delicata- ha aggiunto – l’ottimizzazione dello stato patrimoniale sarà molto importante e anche la struttura del debito, soprattutto con l’idea di mettere in sicurezza l’azienda. Faremo dei passi avanti anche su questo”. E difatti il primo passo lo hanno già fatto le banche che  hanno deliberato il finanziamento all’aviolinea per un totale di 165 milioni di euro, rispetto ai 200 prospettati. I restanti 35 milioni,  verranno raccolti in un momento successivo.  70 milioni sono di Unicredit, 70 di Intesa SanPaolo, 15 della Banca Popolare di Sondrio e 10 di Mps. 

Insomma qualcuno già canta vittoria ed esprime gioia da tutti i pori. Anche perchè, come ha sottolineato Antonio Tajani,  il vicepresidente della Commissione europea replicando all’attacco tedesco della Lufthansa,  non si ravvisano problemi di violazioni per quanto concerne le regole europee sulla concorrenza.  Una posizione opposta a quella del vettore tedesco che si dice contrario agli aiuti di Stato: “Etihad è privata, vero, – precisa il portavoce Lufthansa – ma è controllata interamente dall’Arabia Saudita. E quindi si può definire aiuto di Stato. Per poter competere nel mercato globale occorre ridurre i costi e avere in Europa una concorrenza equa e leale”.

Soddisfatto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, in visita negli Emirati Arabi il quale sottolinea che, “in Italia faremo tutti la nostra parte, sostengo prospettiva positiva finalizzazione intesa”.  

La Lega Nord, intanto,  è intervenuta sulla vicenda con il governatore Roberto Maroni che adesso chiede a tutte le parti in causa di favorire i suoi aeroporti regionali come Linate e soprattutto la “sfortunata” Malpensa. Il deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano parla invece di “innegabile opportunità di rilancio della nostra compagnia di bandiera ma anche della nostra industria del turismo”.

Fabrizio Palenzona , presidente di Adr, esprime soddisfazione e parla di Roma come hub strategico per l’intesa raggiunta con il vettore degli Emiri.  E poi ci sono loro, i veri protagonisti, ovvero i lavoratori. Perchè nessuno a parole, e soprattutto nei fatti vorrebbe che si ripetesse il vergognoso epilogo del 2008. Anche se qualche timore è più che giustificato. Oggi, ad esempio,  il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni ha detto che “con l’ingresso di Etihad, avremo un’Alitalia senza freno, dopo essere stati a lungo col freno tirato. Per noi è importantissimo perchè finalmente avremo un’azienda all’altezza del mercato italiano ed internazionale.” E poi: “Noi siamo stati convinti da molto tempo di questa soluzione e l’abbiamo appoggiata in tutti i modi”, ha detto Bonanni, evidenziando come i lavoratori ed i sindacati di categoria abbiamo manifestato la loro disponibilità a collaborare e abbiano fatto in modo che la pace sociale favorisse l’accordo con gli arabi perchè quella era l’unica soluzione.

Forse Bonanni non ricorda quel che diceva nel 2008, proprio durante le lunghe trattative intercorse per salvare l’italianità della compagnia di bandiera: “Quattromila esuberi sono gestibili. Basta che ci siano gli strumenti di accompagnamento, sostegni, ammortizzatori che non rendano drastica la situazione”. Quegli anni sono quasi passati del tutto e molti di quei 4mila lavoratori a cui faceva riferimento Bonanni hanno un’età troppo bassa per andare in pensione e troppo alta per trovare un nuovo impiego.  Insomma che questo rilancio non possa ricadere sulla pelle dei lavoratori non è così scontato. E un sindacalista di esperienza che sa sempre trovare le  parole adeguate al momento giusto, dovrebbe saperlo bene.

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