Malaburocrazia, internazionalizzazione e credito. Confimpreseitalia chiede uno scatto al Governo

Guido D’Amico: “Servono investimenti in grado di invertire la tendenza negativa”. Antonio Tajani: “Inevitabile la procedura d’infrazione contro uno degli stati peggiori pagatori d’Europa”. Legnini: “L’Europa ha fatto bene ad avviare la procedura d’infrazione. Le imprese non possono morire di crediti”

 

CASSINO  – Si è concluso all’Hotel Edra Palace di Cassino l’appuntamento con “Il Futuro non si aspetta si prepara”, l’Assemblea nazionale di Confimpreseitalia, Confederazione delle Micro-Piccole-Medie imprese presieduta da Guido D’Amico con oltre 60.000 associati presente su tutto il territorio nazionale e facente parte del sistema Confapi. Si è parlato in particolare del “freno” imposto alle imprese dalla burocrazia e di internazionalizzazione. Confimpreseitalia ha fatto luce in particolare sul ruolo inibitorio rispetto alle iniziative imprenditoriali giocato dalla “malaburocrazia”, chiedendo uno scatto al Governo nella relazione del presidente Guido D’Amico di fronte ai delegati. “La crisi economica ha ridimensionato il mercato interno e per garantire un’efficace ripresa – ha chiesto D’Amico ai componenti del Governo presenti – servono investimenti in grado di invertire la tendenza negativa. Il Governo deve approvare e rendere esecutivi provvedimenti che determinino un incremento dei consumi con agevolazioni fiscali che permettano alle imprese di rimanere competitive sul mercato. Accanto a questo è necessaria una riduzione graduale delle tasse sia per le famiglie che per le stesse imprese. Può rivelarsi inoltre determinante anche il ruolo del sistema bancario, che deve riaprire la collaborazione con le imprese: più accesso al credito, più forza ai confidi e aiuti alle start-up. Con questi provvedimenti il tessuto imprenditoriale può ricominciare a produrre e creare posti di lavoro”. 

 

E D’Amico, raccogliendo la provocazione lanciata dalla senatrice di Scelta civica Giannini, ha lanciato la proposta dell’eliminazione del Cnel. “In tempi di spending review è certamente una cosa che si può e si deve fare.  Il Cnel – ha detto D’Amico- è un organismo pletorico, fuori dalla storia, costoso e inutile in un tempo in cui il Paese ed il mondo delle imprese e del lavoro, sono costretti a fronteggiare i colpi di coda devastanti di una crisi economica che sembra non finire mai”. Il vicepresidente della Commissione europea e Commissario all’industria Antonio Tajani ha parlato della procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato pagamento dei debiti da parte delle P.A. alle imprese: “Sono stato costretto ad avviare la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il nostro Stato è il peggior pagatore d’Europa nei confronti delle imprese con una media di 200 giorni e una punta di 1200-1300 al sud. Un fatto gravissimo perché nel 37% dei casi i ritardi provocano licenziamenti dei dipendenti”. Tajani ha continuato ricordando che le imprese italiane sono costrette a fare i conti con un potere, definito “mandarino” della burocrazia ed si è espresso a favore di una divisione del Ministero dell’economia per arrivare, ha detto “Ad un Ministero delle entrate e uno della Spesa” . “E’ impensabile uscire dall’euro – ha aggiunto Tajani – Abbiamo invece la necessità di avere un euro meno forte e serve una Banca Centrale europea che ha potere di governare la moneta come avviene in Giappone e negli Stati Uniti. Il problema attualmente non è l’inflazione, piuttosto la deflazione”. “L’Europa ha fatto bene ad avviare la procedura d’infrazione – ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini –  nei confronti dell’Italia. Il Governo è intervenuto con un decreto che   prevede il pagamento di 40 miliardi, 20 nel 2013 e 20 nel 2014, cui sono stati aggiunti 7 miliardi. Per ora abbiamo pagato 22 miliardi. Anche se non sono sufficienti perlomeno ora c’è un piano di smaltimento dell’arretrato da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. E’ intollerabile che le imprese muoiano di crediti. Noi non dobbiamo metterci in regola con l’Europa ma con il nostro Paese”.  

 

 

Condividi sui social

Articoli correlati