Europa. Crescita marginale. Consumi e redditi in calo

Picco del debito pubblico nel 2014

ROMA – La  Banca centrale europea effettua micro aggiustamenti alle previsioni su PIL (+0,1 per cento) e inflazione (meno 0,1) e lascia ancora invariati i tassi al minimo storico. E mentre il rischio deflazione resta ben presente e per il debito pubblico in eurozona la BCE prevede un picco nel 2014 al 93%, i consumi nel nostro Paese accusano un altro calo (-0 3) rispetto a dicembre.

Dal Governo arriva intanto l’annuncio che non ci sarà alcuna manovra correttiva. Palazzo Chigi, con l’amaro in bocca, per la bocciatura da parte della Ue per “debito eccessivo “ in una nota afferma che  non è in cantiere alcuna manovra correttiva “ e anche dal Tesoro arriva identica nota. In agenda, si dice, “ un corposo piano di misure per favorire la crescita con particolare attenzione ai posti di lavoro”. Sul fronte del debito si afferma che “ un contributi significativo arriverà dalle privatizzazioni”. Un ritornello sentito troppe volte, senza niente di concreto. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha annunciato che gli esperti della Banca hanno alzato marginalmente la stima di crescita del pil dell’Eurozona per quest’anno, all’1,2% contro 1,1% in dicembre e 1% nel settembre scorso. Per il 2015 la stima resta all’1,5% mentre la prima stima su un orizzonte triennale vede per il 2016 una previsione dell’1,8%.

Restano invariati i tassi di interesse

Per quanto riguarda la stima di inflazione nell’Eurozona viene ridotta all’1% per il 2014, contro la previsione all’1,1% di dicembre, e quella per il 2015 resta confermata all’1,3%. La prima stima per il 2016 è dell’1,5%.Per il 2014, infine, la Bce prevede un miglioramento del deficit pubblico dei paesi dell’Eurozona. Il deficit 2014 passerebbe dal 3,2 per cento del 2013 al 2,7% del 2014.Un miglioramento che non riesce ancora ad invertire il cammino del debito pubblico previsto ancora in salita quest’anno. Nel 2014 dovrebbe arrivare il picco del rapporto debito/Pil al 93%, mentre il calo dovrebbe cominciare nel 2015.Il Consiglio direttivo odierno della BCE ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, che restano quindi fissati rispettivamente allo 0,25%, allo 0,75% e allo 0,00%. 

Consumi. Per Confcommercio continua il calo

Ancora segnali negativi per l’economia italiana che non vede la ripresa. Confcommercio ha diffuso oggi i dati relativa ai consumi degli italiani da cui emerge l’ennesimo calo, dell’1,6%, a gennaio rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e dello 0,3% rispetto a dicembre. Per l’associazione dei commercianti il dato “evidenzia con chiarezza tutte le difficoltà dell’economia italiana, dopo due anni di recessione, ad avviarsi su un sentiero di sviluppo che coinvolga in misura di un certo rilievo la domanda delle famiglie.”

Sembra quindi in pericolo la visione che qualcuno aveva già avanzato di aver toccato il fondo e anche Confcommercio sottolinea come il calo “registrato a gennaio, dopo un trimestre di stabilizzazione dei consumi si aggiunge ad altri indicatori dell’economia reale che sottolineano la complessità del quadro congiunturale della nostra economia che, dopo un quarto trimestre in cui si erano registrati timidi segnali di miglioramento, sembra essersi instradata più in una fase di stagnazione che di ripresa”. 

Dallo studio di Confcommercio emerge che il calo dei consumi delle famiglie italiane ha colpito duro soprattutto in alcuni settori come  la spesa per alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-2,3%), beni e servizi per la casa (-2,2%) e per l’abbigliamento e le calzature (-2,1%). 

Per i commercianti, “i timidi tentativi messi in atto dalle famiglie per tentare di recuperare i livelli di consumo sono vanificati dalle dinamiche del reddito disponibile che, in assenza di miglioramenti dell’occupazione e di politiche fiscali meno restrittive ha trovato nei mesi più recenti come unico sostegno la bassa dinamica inflazionistica.”

Cgil. Si riduce il potere d’acquisto dei redditi da lavoro e pensione

Secondo quanto emerge da una nota elaborata dall’Associazione Bruno Trentin e dal Cer (Centro Europa Ricerche) “Il calo dei consumi, senza interventi di carattere fiscale a favore di lavoratori e pensionati, è destinato non solo a continuare, ma addirittura a peggiorare”. 

Il presidente dall’Associazione Bruno Trentin, Fulvio Fammoni  sottolinea che “a fine 2013 la riduzione cumulata del potere di acquisto, rispetto al 2007, ha raggiunto l’11% e che per il biennio 2014-15 si prevede un’ulteriore flessione dell’1%. Solo nel 2016, questa caduta si attenuerebbe, ma non per tutti. L’attenuazione della fase di caduta sarebbe, infatti, determinata da un recupero dei redditi sa capitale mentre i redditi da lavoro e da pensione continuerebbero a ridursi in termini reali.

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