Tasse. Se in linea con UE Italiani risparmierebbero 900 euro l’anno

MESTRE – Allarme CGIA: per scongiurare l’aumento delle accise sui carburanti, entro il prossimo 30 settembre, a seguito della mancata autorizzazione dell’Unione europea all’estensione del reverse charge alla grande distribuzione, il Governo dovrà reperire 728 milioni di euro.

E con la prossima legge di stabilità dovrà recuperarne altri 16 miliardi per evitare un nuovo aumento dell’Iva, delle accise sui carburanti e una riduzione delle detrazioni/agevolazioni attualmente consentite ai contribuenti

Se il carico fiscale del nostro Paese fosse in linea a quello medio europeo, ogni italiano risparmierebbe 904 euro all’anno di tasse e contributi. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha messo a confronto la pressione fiscale dei principali Paesi Ue registrata nel 2014: successivamente, l’analisi dell’Ufficio Studi ha definito il differenziale di tassazione degli italiani rispetto ai contribuenti degli altri Paesi europei.

Il risultato, come era facilmente prevedibile, vede gli italiani occupare le primissime posizioni della graduatoria dei contribuenti più tartassati d’Europa.

Tra i principali Paesi dell’Unione presi in esame, la pressione fiscale più elevata si riscontra in Francia. A Parigi, il peso complessivo di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali è pari al 47,8 per cento del Pil. Seguono il Belgio, con il 47,1 per cento, la Svezia, con il 44,5 per cento, l’Austria, con il 43,7 per cento e, al quinto posto, l’Italia. L’anno scorso la pressione fiscale nel nostro Paese si è fermata al 43,4 per cento del Pil. La media dei 28 Paesi che compongono l’Ue, invece,  si è stabilizzata al 40 per cento; 3,4 punti in meno che da noi.

Nella comparazione, l’Ufficio studi della CGIA ha deciso di calcolare anche i maggiori o minori versamenti che ognuno di noi “sconta” rispetto a quanto succede altrove. Ebbene, se la tassazione nel nostro Paese fosse in linea con la media europea, ogni italiano l’anno scorso avrebbe risparmiato 904 euro.  Effettuando il confronto con la Germania, invece, si evince come i tedeschi paghino mediamente 1.037 euro all’anno in meno rispetto a noi. Analogamente, gli italiani pagano 1.409 euro in più rispetto agli olandesi, 1.701 euro in più dei portoghesi, 2.313 euro in più degli inglesi, 2.499 euro in più degli spagnoli e ben 3.323 euro in più rispetto agli irlandesi.

Sempre rispetto al livello italiano di tassazione, si nota come gli austriaci abbiano pagato 80 euro in più rispetto a noi, gli svedesi 292 euro in più, i belgi 984 euro in più e, infine, i francesi, con ben 1.170 euro in più (vedi Tab. 1).

Dalla CGIA ricordano che il dato della pressione fiscale italiana relativa al 2014 non tiene conto dell’effetto del cosiddetto “Bonus Renzi”. L’anno scorso, infatti, gli 80 euro “restituiti” ai redditi medio bassi dei lavoratori dipendenti sono costati alle casse dello Stato 6,6 miliardi di euro. Quest’ultimo importo è stato contabilizzato nel bilancio della nostra Amministrazione pubblica come spesa aggiuntiva. Pertanto, se si ricalcola la pressione fiscale considerando questi 6,6 miliardi di euro che praticamente sono un taglio delle tasse, anche se contabilmente vanno ad aumentare le uscite, la pressione fiscale scende al 43 per cento. In relazione a questa precisazione, la CGIA ha redatto anche una comparazione che tiene conto di  questa specificità (vedi Tab. 2).

“Per pagare meno tasse – dichiara Paolo Zabeo della CGIA – è necessario che il Governo agisca sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica; con tagli agli sprechi, agli sperperi e alle inefficienze della macchina pubblica. Inoltre, questa operazione dovrà essere realizzata molto  in fretta.  Entro il prossimo 30 settembre, infatti, a seguito della mancata autorizzazione dell’Unione europea all’estensione del reverse charge alla grande distribuzione, il Governo dovrà reperire 728 milioni di euro, altrimenti è previsto un aumento delle accise sui carburanti di pari importo”.

E per evitare un nuovo aumento delle imposte, l’Esecutivo  dovrà sterilizzare una serie di clausole di salvaguardia estremamente “impegnative”. Sebbene il ministro Padoan abbia in più di un’occasione scongiurato un nuovo aumento del carico fiscale, con la prossima legge di stabilità dovrà trovare oltre 16 miliardi per evitare un aumento delle entrate di pari importo per l’anno venturo. Tagli che dovranno salire a 25,4 miliardi nel  2017 e a 28,2 nel 2018 (vedi Tab. 3).

“Visti i risultati ottenuti in questi ultimi anni con la cosiddetta spending review – conclude Zabeo –  abbiamo l’impressione che sarà molto difficile centrare questi obbiettivi”.

In questa analisi, infine, non è mancata nemmeno una ricostruzione storica.  Negli ultimi 15 anni, purtroppo, il risultato fiscale emerso dalla comparazione con la media europea è costantemente peggiorato. Se nel 2000 i contribuenti italiani pagavano 44 euro in meno di tasse rispetto alla media Ue, nel 2004 il carico fiscale per ciascun italiano era superiore del dato medio europeo di 126 euro. Il gap a nostro svantaggio è addirittura salito a 841 euro nel 2010 e ha raggiunto i 904 euro nel 2014 (vedi Tab. 4). 

Tab. 1 – PRESSIONE FISCALE DELL’ITALIA

A CONFRONTO CON QUELLA DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI

Nazione 2014  
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
 
 
Francia 47,8 +1.170  
Belgio 47,1 +984  
Svezia 44,5 +292  
Austria 43,7 +80  
Italia 43,4 +0  
Germania 39,5 -1.037  
Paesi Bassi 38,1 -1.409  
Portogallo 37,0 -1.701  
Regno Unito 34,7 -2.313  
Spagna 34,0 -2.499  
Irlanda 30,9 -3.323  
Media Unione Europea 40,0 -904  

Elaborazione: Ufficio Studi su dati Banca d’Italia e ISTAT

Tab. 2 – PRESSIONE FISCALE DELL’ITALIA

A CONFRONTO CON QUELLA DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI

Nazione 2014
con Bonus Renzi
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
Francia 47,8 +1.276
Belgio 47,1 +1.090
Svezia 44,5 +399
Austria 43,7 +186
Italia 43,0 +0
Germania 39,5 -930
Paesi Bassi 38,1 -1.303
Portogallo 37,0 -1.595
Regno Unito 34,7 -2.207
Spagna 34,0 -2.393
Irlanda 30,9 -3.217
Media Unione Europea 40,0 -798

Elaborazione: Ufficio Studi su dati Banca d’Italia e ISTAT

Nota: nella Tab. 2 si è ripetuto il calcolo per tenere conto degli effetti del “Bonus Renzi”. Nel 2014 gli “80 euro” nelle buste paga dei lavoratori dipendenti sono costati circa 6,6 miliardi di euro, che sono stati registrati nei conti nazionali come maggiore spesa. Se si ricalcola la pressione fiscale tenendo conto anche di questo ammontare, la pressione fiscale scende al 43%, di conseguenza, cambia anche il confronto con gli altri Paesi.

 

Tab. 3 – LE PRINCIPALI CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA

Importi in milioni di euro

  2016 2017 2018
Aumento aliquote IVA e accise carburanti in caso di mancati risparmi di spesa(1)
(commi 718 e 719 Legge 190/2014)
12.814 19.221 21.965
  di cui tramite aumento aliquote IVA 12.814 19.221 21.265
  di cui tramite aumento accise carburanti     700
Aumento aliquote di imposte e riduzione detrazioni/agevolazioni in caso di mancati risparmi di spesa(1)
(commi 430 Legge 147/2013)
3.272 6.272 6.272
  16.086 25.493 28.237

Elaborazione Ufficio Studi CGIA

Nota

  1. Gli inasprimenti di tassazione possono essere evitati integralmente o in parte con provvedimenti normativi che assicurino gli stessi effetti positivi sui saldi di finanza pubblica, attraverso il conseguimento di maggiori entrate odi risparmi di spesa, mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica.

Nella tabella non è riportata la clausola di salvaguardia, stabilita dalla Legge di Stabilità 2015, che prevede un aumento delle accise sui carburanti (già a partire dal 2015) in seguito alla mancata autorizzazione dell’Unione Europea all’ estensione del reverse charge alla grande distribuzione. Il gettito da reperire ammonta complessivamente a 728 milioni di euro. Con il Decreto Legge enti territoriali è stato spostato il termine entro cui provvedere dal 30 giugno 2015 al 30 settembre 2015

Tab. 4 – PRESSIONE FISCALE DELL’ITALIA A CONFRONTO CON QUELLA DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI – serie storica –

Nazione 2000 2004 2010 2014  
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
Pressione fiscale
% PIL
Maggiori (+) o Minori (-) versamenti con la pressione fiscale degli altri Paesi
importo in €
 
 
Francia 44,7 +1.024 43,9 +1.159 44,2 +706 47,8 +1.170  
Belgio 45,5 +1.198 45,1 +1.462 44,6 +814 47,1 +984  
Svezia 49,5 +2.069 46,3 +1.764 44,9 +896 44,5 +292  
Austria 43,4 +740 43,0 +932 41,7 +27 43,7 +80  
Italia 40,0 +0 39,3 +0 41,6 +0 43,4 +0  
Germania 41,4 +305 38,5 -202 38,1 -950 39,5 -1.037  
Paesi Bassi 37,7 -501 35,9 -857 36,3 -1.439 38,1 -1.409  
Portogallo 33,5 -1.416 33,3 -1.512 33,6 -2.171 37,0 -1.701  
Regno Unito 36,2 -828 35,4 -983 35,3 -1.710 34,7 -2.313  
Spagna 34,4 -1.220 35,1 -1.058 32,7 -2.416 34,0 -2.499  
Irlanda 32,0 -1.742 31,0 -2.092 28,7 -3.501 30,9 -3.323  
Media Unione Europea 40,2 +44 38,8 -126 38,5 -841 40,0 -904  

Elaborazione: Ufficio Studi su dati Banca d’Italia e ISTAT            

Mestre 18 luglio 2015

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