Italcementi alla Germania. Addio a un altro pezzo di Made in Italy

ROMA – Da ItalCementi a GermanCementi: il supermercato Italia continua a vendere aziende ed eccellenze nostrane a gruppi esteri, nella più assoluta indifferenza di un governo che blatera di Made in Italy senza però intervenire concretamente per evitare questo depauperamento della struttura produttiva italiana.

Non siamo contrari, anzi auspichimo processi di aggregazione tali da garantire il futuro in mercati sempre più difficili, ma un conto è essere acquirenti un conto è essere acquisiti ed in questi termini siamo di fronte ad  una sconfitta per il paese, una prova ennesima che i nostri capitani di industria guardano più ai salotti buoni della finanza che agli interessi del paese. Nella propettiva aperta da questa operazione, al di là  di ogni rassicurazione e dichiarazione sul futuro dei siti produttivi italiani, parlano i numeri, quelli tratti dal trimestrale di bilancio Italcementi del 2015: il quinto gruppo mondiale del cemento, su 980,5 milioni di ricavi nel primo trimestre 2015, ne realizza in Europa Occidentale (Italia, Francia, Belgio, Spagna, Grecia) solo 453, di cui 130 in Italia. Il Mol (margine operativo lordo) corrispondente è pari a 96,3 milioni di euro in totale, di cui 32,3 in Europa Occidentale e solo 17,6 in Italia.

Il mercato italiano, del resto, si è dimezzato in questi otto anni di crisi d è diventato sempre più periferico nelle strategie del Gruppo, complice anche l’assoluta assenza di politiche industriali da parte del governo. Ora, il cambio degli assetti propietari accentua questa situazione e rischia di consegnare i siti produttivi del nostro paese al destino di periferie degli assetti industriali del colosso che si prospetta. Di fronte a questi rischi e preoccupazioni devono essere chiare alcune certezze: non intendiamo assistere passivamente all’ennesimo impoverimento del patrimonio industriale italiano e dell’occupazione. Dalla Fillea dunque la richiesta al governo anzichè continuare a regalare incentivi e sgravi fiscali, pretenda da subito dalla futura propriet  un chiarimento serio sui piani industriali e sul mantenimento in Italia dei siti produttivi, ricerca e centri direzionali. 

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