Nel 2016, lieve diminuzione dei prezzi. Non avveniva dal 1959

Nel 2016 i prezzi al consumo per i cittadini italiani sono mediamente diminuiti dello 0,1 per cento.

Ciò non avveniva dal lontano 1959 e il nostro Paese è in deflazione (Graf. 1). Questo il primo risultato dell’ultima analisi dell’Ufficio Studi della CGIA che ha monitorato la variazione media dei prezzi di 200 voci di prodotto nei primi 11 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Quali prezzi sono diminuiti?

In primis quelli dove il progresso tecnologico consente, sovente, la contrazione dei prezzi (computer fisso -11,5%, apparecchi per la telefonia fissa e telefax –9,5%, apparecchi per la riproduzione di immagini e suoni come tv/dvd -3,8% e giochi -2,4% che sono sempre più elettronici).

In seconda battuta, nel 2016, sono scesi i prezzi degli energetici: gasolio per riscaldamento -9,5%, gasolio auto -8,8%, altri carburanti come GLP/metano -8,2%, gas per la casa -8,1%, benzina -5,9%; la determinante di tale discesa è ovviamente legata al prezzo del petrolio mantenutosi per gran parte del 2016 al di sotto dei 50 dollari al barile. 

In terzo luogo la deflazione ha colpito gli alimentari: pomodori (-5,4%), insalata (-3,9%), zucchero (-2,2%), arance (-1,9%) e gelati (-1,8%) sono i prodotti che hanno segnato la riduzione più ampia dei prezzi ma la lista degli alimentari con il segno meno è lunga: cereali per colazione (-1,4%), farina/altri cereali diversi dal riso (-1,2%), yogurt (-1,1%), preparati di pasta (-0,9%), prodotti di pasticceria confezionati (-0,8%), burro (-0,8%), carne suina (-0,7%) e banane (-0,5%). Dalla classifica dei prodotti alimentari con il segno meno se ne contano in tutto ventisette (Tab. 1).

Scorrendo il rank dei prezzi in diminuzione si notano anche i voli internazionali (-7,3%) sfavoriti in termini di domanda dalla paura generata dal terrorismo e i canoni/abbonamenti radio-tv (-2,4%) che includono gli effetti della riduzione del canone RAI.     

“Il calo del prezzo di alcuni prodotti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – è sicuramente una buona notizia per i consumatori ma un problema per l’economia italiana che fatica a crescere. Solo nel 1959 i prezzi sono diminuiti ma il PIL cresceva del 7 per cento, nel 2016, invece, la crescita dell’economia italiana è inferiore all’1% e la deflazione esiste perché la domanda è debole e i consumi sono troppo lontani dai livelli pre-crisi”.

I maggiori rincari

Tra i prodotti che hanno subito i maggiori rincari, in cima alla classifica ci sono i servizi postali (+9,5%), la frutta con nocciolo (+8,4%) diversa da pesche/nettarine che segnano comunque un +2,1%, le stampanti/copiatrici (+7,6%) e i palmari/tablet (+7,3%) che godono di una domanda in continua crescita (Tab. 2).

Tra gli altri alimentari con saggi di crescita significativi troviamo le patate (+6,3%), gli altri agrumi diversi dalle arance (+3,7%), l’olio d’oliva (3,3%), il pesce e i prodotti ittici (+2,6%) e le mele (+2,5%). 

Nella classifica dei maggiori aumenti si segnalano altre note dolenti per le famiglie alle prese con il pagamento delle bollette: fornitura d’acqua (+4,2%) e fognatura (+4,0%) rappresentano rincari che riducono i vantaggi derivanti dalla riduzione dei prezzi del gas (-8,1%) e, in parte, dell’energia elettrica (-0,6%). 

I cali e l’incremento dei prezzi nelle province italiane

La CGIA ha anche verificato l’andamento dei pezzi per comune capoluogo di provincia. In 44 comuni sui 72 per i quali i dati erano disponibili gli indici dei prezzi sono stati in flessione (Tab. 3).

La deflazione coinvolge, a macchia di leopardo, tutto il Paese e nel 2016 nemmeno le metropoli si sono salvate dalla deflazione: Milano (-0,6%), Torino (-0,3%) e Roma (-0,3%); in testa alla classifica, insieme a Milano, Potenza (-0,6%) e Vicenza (-0,6%). 

Per il Centro Italia le contrazioni maggiori sono state ad Ancona (-0,3%), Terni (-0,3%) e Perugia (-0,2%). Il fatto che la discesa dei prezzi coinvolga quasi tutto il Paese testimonia come nei consumatori prevalgano preoccupazioni; l’incertezza non favorisce la fiducia.       

Aspetti generali e implicazioni per le piccole imprese

Nel 2016, segnalano dalla CGIA, il calo dei prezzi ha colpito molti prodotti e in quasi tutte le divisioni di spesa (11 su 12) è stato individuato almeno un prodotto/servizio con variazione del prezzo negativa (Tab. 5).

A preoccupare gli artigiani mestrini sono gli effetti della deflazione sulle piccole imprese.

“L’artigianato, il piccolo commercio e il lavoro autonomo – puntualizza il Segretario della CGIA Renato Mason – vivono soprattutto di domanda interna. I soli consumi delle famiglie rappresentano più del 60 per cento del PIL italiano mentre le esportazioni nette appena il 3%. E nonostante i consumi delle famiglie abbiano registrato una leggera ripresa negli ultimi tre anni, purtroppo questi sono circa 5 punti percentuali al di sotto del livello del 2007. La domanda è debole e questo influisce sul livello dei prezzi che continuano a scendere, comprimendo i margini di guadagno delle imprese”. 

Tab. 1 – Il calo dei prezzi nel 2016 (su 200 prodotti esaminati)

Variazioni percentuali dell’indice dei prezzi al consumo NIC (su anno prec.)

Rank per 

discesa dei prezzi

I PRODOTTI IN DEFLAZIONE
(nel 2016)

Var. % 2016/2015 (*)

1

Computer desktop/fisso

-11,5

2

Gasolio per riscaldamento

-9,5

3

Apparecchi per la telefonia fissa e telefax

-9,5

4

Gasolio per mezzi di trasporto

-8,8

5

Altri carburanti (GPL e metano)

-8,2

6

Gas

-8,1

7

Voli internazionali

-7,3

8

Benzina

-5,9

9

Pomodori

-5,4

10

Insalata

-3,9

11

Apparecchi riproduzione immagini e suoni: tv, dvd, ecc.

-3,8

12

Giochi tradizionali ed elettronici

-2,4

13

Canone radio e tv, abbonamenti

-2,4

14

Zucchero

-2,2

15

Servizi di telefonia mobile

-1,9

16

Arance

-1,9

17

Gelati

-1,8

18

Articoli sportivi

-1,7

19

Cereali per colazione

-1,4

20

Spese bancarie e finanziarie

-1,3

21

Farina e altri cereali (diversi dal riso)

-1,2

22

Prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa

-1,1

23

Yogurt

-1,1

24

Alberghi, motel, pensioni e simili

-1,0

25

Bevande analcoliche

-1,0

26

Preparati di pasta

-0,9

27

Trasporto marittimo/acqueo

-0,9

28

Prodotti per animali domestici

-0,8

29

Prodotti di pasticceria confezionati

-0,8

30

Burro

-0,8

31

Servizi di telefonia fissa

-0,8

32

Prodotti farmaceutici

-0,7

33

Carne suina

-0,7

34

Energia elettrica

-0,6

35

Banane

-0,5

36

Vini da tavola

-0,5

37

Apparecchi per riscaldamento e condizionatori d’aria

-0,5

38

Test di gravidanza e dispositivi meccanici di contraccezione

-0,5

39

Mense aziendali

-0,5

40

Salse e condimenti

-0,4

41

Biancheria da tavola e da bagno

-0,4

42

Frigoriferi, freezer e frigo freezer

-0,3

43

Prodotti di panetteria confezionati

-0,3

44

Piante

-0,3

45

Pane confezionato

-0,3

46

Formaggi e latticini

-0,3

47

Piatti pronti

-0,3

48

Lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie

-0,3

49

Acque minerali

-0,3

50

Verdura secca, altri vegetali trasformati o conservati

-0,2

51

Calzature per uomo

-0,2

52

Uova

-0,2

53

Giocattoli

-0,2

54

Tappeti e moquette

-0,2

55

Supporti di registrazione: cd, film dvd, schede memoria ecc.

-0,2

56

Biancheria da letto

-0,2

57

Patatine fritte

-0,2

58

Altri apparecchi non elettrici, prodotti cura persona

-0,2

59

Caffè

-0,1

60

Pasta secca, pasta fresca e couscous

-0,1

61

Verdura surgelata

-0,1

62

Rasoi elettrici, taglia capelli, asciugacapelli ecc.

-0,1

63

Calzature per donna

-0,1

64

Succhi di frutta e verdura

-0,1

65

Assicurazioni sui mezzi di trasporto

-0,1

 

INFLAZIONE

-0,1

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

(*) Variazione effettuata sulle medie mensili degli indici nei primi 11 mesi del 2015 e del 2016.

Tab. 2 – I maggiori rincari nel 2016 

(su 200 prodotti esaminati, 62 prezzi che crescono almeno dell’1%)

Rank per
maggiori rincari

PRINCIPALI PREZZI IN CRESCITA
(nel 2016)

Var. % 2016/2015 (*)

1

Servizi postali

+9,5

2

Altra frutta con nocciolo (diverse da pesche e nettarine)

+8,4

3

Stampanti, copiatrici, monitor ecc.

+7,6

4

Computer portatile, palmare e tablet

+7,3

5

Patate

+6,3

6

Manifestazioni sportive

+6,1

7

Apparecchi per la telefonia mobile

+4,7

8

Fornitura acqua

+4,2

9

Certificati di nascita, matrimonio e morte

+4,0

10

Raccolta acque di scarico

+4,0

11

Altri agrumi (diversi da arance)

+3,7

12

Gioielleria

+3,6

13

Olio di oliva

+3,3

14

Imbarcazioni, motori fuoribordo ed equip. per imbarcazioni

+2,9

15

Mense scolastiche e di altri istituti di istruzione

+2,8

16

Pesce e prodotti ittici

+2,6

17

Giornali

+2,5

18

Macchine fotografiche e videocamere

+2,5

19

Mele

+2,5

20

Libri di narrativa

+2,4

21

Autocaravan, caravan e rimorchi

+2,4

22

Servizi per la fotografia

+2,3

23

Cavoli

+2,1

24

Sigarette

+2,1

25

Strumenti musicali

+2,1

26

Frutti a bacca (fragole, lamponi ecc.)

+2,1

27

Pesche e nettarine

+2,1

28

Pere

+2,0

29

Servizi per bambini (asilo nido ecc.)

+1,9

30

Cioccolato

+1,9

31

Villaggi vacanze, campeggi, ostelli della gioventù e simili

+1,9

32

Riviste e periodici

+1,9

33

Pacchetti vacanza

+1,8

34

Voli nazionali

+1,8

35

Scuola dell’infanzia ed istruzione primaria

+1,7

36

Istruzione secondaria

+1,6

37

Automobili nuove diesel

+1,6

38

Musei, parchi e giardini

+1,5

39

Riso

+1,5

40

Libri scolastici

+1,5

41

Servizi di elettricisti

+1,4

42

Motocicli e ciclomotori

+1,4

43

Manutenzione mezzi trasporto privati

+1,4

44

Connessione internet ed altri servizi

+1,4

45

Prodotti di pasticceria freschi

+1,2

46

Cinema, teatri e concerti

+1,2

47

Cacao e cioccolato in polvere

+1,2

48

Fiori

+1,2

49

Tessuti per arredamento e tendaggi

+1,1

50

Parchi di divertimento

+1,1

51

Riparazione calzature

+1,1

52

Trasporto ferroviario passeggeri

+1,1

53

Ristoranti, bar e simili

+1,1

54

Piccoli utensili, a mano e per il giardino

+1,1

55

Automobili nuove benzina

+1,1

56

Articoli per l’illuminazione

+1,1

57

Servizi ospedalieri

+1,0

58

Margarina e altri grassi vegetali

+1,0

59

Pane fresco

+1,0

60

Alcolici e liquori

+1,0

61

Servizi veterinari e altri servizi per animali domestici

+1,0

62

Mobili per soggiorno e sala da pranzo

+1,0

 

INFLAZIONE

-0,1

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

(*) Variazione effettuata sulle medie mensili degli indici nei primi 11 mesi del 2015 e del 2016.

Tab. 3 – Su 72 capoluoghi di provincia esaminati più di metà (44) sono stati in deflazione nel 2016

Variazioni percentuali dell’indice dei prezzi al consumo NIC (su anno prec.)

Comuni capoluogo
di provincia

Var. % 2016/2015 (*)

 

Comuni capoluogo
di provincia

Var. % 2016/2015 (*)

Milano

-0,6

 

Genova

-0,1

Potenza

-0,6

 

Treviso

-0,0

Vicenza

-0,6

 

Pordenone

-0,0

Bari

-0,5

 

Rimini

-0,0

Sassari

-0,5

 

Brescia

-0,0

Gorizia

-0,4

 

Modena

-0,0

Mantova

-0,4

 

Alessandria

-0,0

Biella

-0,4

 

Avellino

+0,0

Varese

-0,3

 

Verona

+0,0

Ancona

-0,3

 

Caltanissetta

+0,1

Reggio Calabria

-0,3

 

Reggio Emilia

+0,1

Torino

-0,3

 

Pistoia

+0,1

Ravenna

-0,3

 

Cuneo

+0,1

Palermo

-0,3

 

Pescara

+0,1

Forlì-Cesena

-0,3

 

Bologna

+0,2

Roma

-0,3

 

Ascoli Piceno

+0,2

Terni

-0,3

 

Ferrara

+0,2

Catanzaro

-0,3

 

Trento

+0,2

Perugia

-0,2

 

Arezzo

+0,2

Lecco

-0,2

 

Aosta

+0,2

Viterbo

-0,2

 

Napoli

+0,2

Cosenza

-0,2

 

Belluno

+0,2

Verbano-Cusio-Ossola

-0,2

 

Venezia

+0,3

Firenze

-0,2

 

Como

+0,3

Cremona

-0,2

 

Pavia

+0,3

Udine

-0,2

 

Trieste

+0,3

Novara

-0,2

 

Bolzano

+0,4

Grosseto

-0,1

 

Lucca

+0,4

Rovigo

-0,1

 

Siracusa

+0,4

Cagliari

-0,1

 

Livorno

+0,5

Bergamo

-0,1

 

Parma

+0,5

Imperia

-0,1

 

Trapani

+0,5

Padova

-0,1

 

Macerata

+0,6

Vercelli

-0,1

 

Teramo

+0,8

Messina

-0,1

 

Benevento

+1,0

Lodi

-0,1

     

Piacenza

-0,1

 

ITALIA

-0,1

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

(*) Variazione effettuata sulle medie mensili degli indici nei primi 11 mesi di ciascun anno. La rilevazione dei prezzi al consumo non viene effettuata per tutti i capoluoghi di provincia; inoltre per alcune province non è stato possibile calcolare la variazione intervenuta tra i primi 11 mesi del 2015 e il corrispondente periodo del 2016 in quanto mancavano alcuni dati mensili e i coefficienti di raccordo tra i due anni. Nel caso di Treviso e di Pordenone mancava un solo dato relativo ad 1 mese del 2015 e pertanto si è deciso di inserire lo stesso le due province ponendo come base media del calcolo per il 2015=100.

Tab. 4 – Composizione del PIL italiano (anno 2015)

COMPONENTI DEL PIL

Milioni
di euro

In % sul PIL

Consumi delle famiglie

1.001.826

61,0%

Consumi della PA

310.982

18,9%

Investimenti

273.364

16,6%

Esportazioni nette (di beni e servizi)

50.531

3,1%

     Esportazioni   

493.680

 

     Importazioni

443.149

 

Variazione delle scorte e oggetti di valore

5.741

0,3%

PRODOTTO INTERNO LORDO

1.642.444

100,0%

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

Graf. 1 – L’Italia in deflazione: la prima volta dal lontano 1959

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

(*) Per l’anno 2016 la variazione dei prezzi al consumo è stata effettuata sulle medie mensili degli indici nei primi 11 mesi (del 2015 e del 2016).

Tab. 5 – Evoluzione 200 prezzi al consumo (dal 2010 ad oggi e nel 2016)

 (tabella che continua dalla pagina precedente)

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat

(*) Variazione dal 2010 al 2016 effettuata, per il 2016, sulla media dei primi 11 mesi dell’anno. La variazione intervenuta nell’ultimo anno fa riferimento alle medie mensili degli indici nei primi 11 mesi del 2015 e del 2016.

NOTE ALLO STUDIO

Questo studio ha preso in esame la variazione dei prezzi per 200 voci di prodotto a partire dai dati ISTAT sugli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC). Le voci di prodotto esaminate riguardano, in via generale, quelle a 5 cifre della classificazione ECOICOP (classificazione dei consumi individuali secondo l’utilizzo finale); in alcuni casi, tuttavia, qualche voce è stata scartata perché includeva prodotti residuali mentre, in altri casi, è stato utile scendere ancora più nel dettaglio, includendo alcune voci a 6 cifre; sono state altresì considerate quelle voci di prodotti esistenti da almeno il 2010 in modo da offrire anche la variazione dei prezzi intervenuta tra il 2010 e i primi 11 mesi del 2016 (si veda Tab. 5).

 

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