Biotecnologie e innovazione farmaceutica: Italia leader mondiale per produzione

Il nostro Paese è oggi tra i principali poli farmaceutici al mondo, con 34,3 miliardi di valore della produzione nel 2020. Attualmente i più presenti sul mercato italiano sono i medicinali privi di brevetto e i biosimilari, il cui consumo è superiore alla media europea.

Considerando il totale delle imprese, circa tre quarti del fatturato biotech è prodotto dal settore della salute e ben il 90% degli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo biotech in Italia riguarda il comparto sanitario. Lo hanno ricordato gli esperti intervenuti a Roma al convegno ‘Le biotecnologie in sanità: una roadmap per l’Italia’, promosso da Altems, Alta scuola di economia e management, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo non condizionato di Argenx e in collaborazione con Ppi- Public Policy Innovation.

“E’ importante rilanciare il ruolo dell’Italia nel mondo delle biotecnologie, un settore su cui possiamo e dobbiamo puntare anche e soprattutto sul piano europeo – evidenzia Americo Cicchetti, direttore di Altems – Per questo vogliamo ascoltare gli interlocutori principali, con l’obiettivo di riportare la giusta attenzione in un momento cruciale per le istituzioni e per il nostro sistema economico e sociale.

Qualche anno fa dicevamo che la capacità di innovare dipendeva dalla sinergia di tre elementi: la ricerca accademica con il networking tra gli Irccs, la volontà di investire dell’industria e un quadro regolatorio chiaro fornito dalle istituzioni. Su questi tre aspetti l’Italia ha caratteristiche peculiari, ma è necessario attirare e riavviare gli investimenti, e avere regole certe. Parlare di questo modello insieme ai partner è un buon punto di partenza”.

Le scienze della vita sono al centro dell’attuale rivoluzione industriale, hanno rimarcato gli esperti. Basti pensare alle nuove opportunità di cura che arrivano dai farmaci innovativi, dai farmaci orfani, dalle terapie avanzate e geniche, da terapie cellulari, editing genetico e nuovi sistemi di diagnosi predittiva oggi integrati con l’intelligenza artificiale.

Non solo: le nuove biotecnologie permettono già oggi un approccio alle cure personalizzato e a vantaggio di tutti, dai pazienti oncologici ai malati rari. “Negli ultimi anni i farmaci biotecnologici hanno saputo dare risposte importanti ai bisogni dei pazienti, contribuendo in alcuni casi a curare definitivamente patologie rare grazie a terapie geniche innovative – conferma Annarita Egidi, componente Consiglio di presidenza Federchimica Assobiotec e general manager Takeda Italia – Le malattie rare riguardano centinaia di migliaia di cittadini, ma ogni patologia è diversa, ognuna ha esigenze diverse, ognuna ha impatto su un numero relativamente piccolo di persone e di famiglie.

Oggi si stima che, su circa 8.000 patologie, solo 300 abbiano una terapia approvata. Per questo motivo è fondamentale essere rapidi, incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore biotech per produrre soluzioni terapeutiche efficaci per molte altre malattie rare dove la cura è ancora lontana”.

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