Borse esitanti. Wall Street al rialzo, Milano ed Europa incerte

ROMA – Giano, l’antico dio del passaggio e degli inizi – anche della vita economica – era rappresentato con due teste (da cui l’appellativo di “bifronte”) che vegliavano in opposte direzioni.

Un ritratto che ben si addice all’attuale settimana borsistica, caratterizzata da andamenti contrastanti sulle due rive dell’Atlantico: da un lato l’America che, dopo due giorni di chiusura di Wall Street a causa dell’uragano Sandy, balza in avanti sulle positività di General Motors e di dati macroeconomici in progresso, dall’altra il Vecchio continente, storicamente più cauto e pacato, ancora in balia della stagnazione economica.

Dati macroeconomici

Oltre oceano le dichiarazioni del Dipartimento del Lavoro americano indicano una crescita della produttività dell’1,9% nel terzo trimestre, i dati ADP (Automatic Data Processor) la creazione ad ottobre di 158mila posti di lavoro nei settori privati, quelli dell’Institute for Supply Management un incremento nello stesso mese dell’indice ISM del settore manifatturiero: eventi che, secondo quanto comunicato dal Conference Board, hanno fatto salire l’indice di fiducia dei consumatori a quota 72,2 punti, toccando i massimi dal mese di febbraio del 2008.
Al contrario nella zona Euro l’indice di fiducia economica è sceso a 84,5 punti rispetto agli 85,2 punti di settembre, con una revisione del tasso di disoccupazione che nello stesso periodo è salito all’11,6% dall’11,5% del mese precedente, dato superiore alle indicazioni degli analisti propensi ad attese opposte.
Nel nostro paese l’Istat ha comunicato un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 2,0 punti nei dodici mesi del tasso di disoccupazione (pari al 10,8% a settembre), con ben 608mila persone in cerca di lavoro tra i 15 ed i 24 anni ed un tasso di disoccupazione (che misura l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati od in cerca di lavoro) del 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali;  l’indice nazionale dei prezzi al consumo, comprensivo dei tabacchi, ha registrato invece una variazione congiunturale nulla e un aumento del 2,6% nei confronti di ottobre 2011 (era +3,2% a settembre), confermando al 3,0% l’inflazione acquisita per il 2012.

Trimestrali

Questa debolezza congiunturale si è riflessa nell’andamento dei listini, in special modo di Piazza Affari, dove c’era molta attesa per le trimestrali di Eni, Fiat e Fiat Industrial.
Decisamente positiva quella del Cane a sei zampe, che ha terminato i primi nove mesi del 2012 con ricavi in aumento del 20,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed i cui vertici hanno confermato che gli investimenti tecnici 2012 saranno in linea con l’ammontare dell’anno precedente.
Una pioggia di vendite si è abbattuta invece martedì su Fiat a Piazza Affari, tanto che il titolo dell’azienda automobilistica ha terminato la seduta con una flessione del 4,66% a 3,93 euro, dopo uno stop per eccesso di ribasso in mattinata. Il gruppo del Lingotto ha comunicato che nei primi nove mesi del 2012 i ricavi netti dell’azienda, esclusa Chrysler, sono stati in diminuzione del 6% rispetto al 2011, con una perdita di 800 milioni rispetto all’utile di 1,21 miliardi dei primi nove mesi del 2011. Sulla base di questi risultati il numero uno di Fiat, Sergio Marchionne, ha comunicato che si stanno rivedendo le stime finanziarie per l’intero 2012, smentendo di avere in corso colloqui per un’eventuale integrazione con General Motors o il gruppo Peugeot, strategiche per una possibile alleanza in ottica di un rilancio europeo.
Al contrario, Fiat Industrial ha registrato un rialzo del 3,39%, L’assemblea straordinaria di Intesa Sanpaolo ha approvato con il voto favorevole del 99,45% dei presenti (pari al 56,3% del capitale sociale della banca) la riforma della governance duale, che porterà all’ingresso di alcuni top manager del gruppo nel consiglio di gestione.

Unicredit ha invece fornito un aggiornamento sulle stime di consensus degli analisti, sulla base delle indicazioni elaborate da 27 broker italiani e internazionali.
Le previsioni indicano per il terzo trimestre del 2012 un utile netto di 135 milioni di euro rispetto al passivo di 474 milioni (dato normalizzato) contabilizzato nello stesso periodo dello scorso anno; il margine di intermediazione e il risultato di gestione sono previsti rispettivamente a 6,09 miliardi (in aumento rispetto ai 5,73 miliardi del terzo trimestre del 2011) e a 603 milioni di euro; conseguentemente gli analisti hanno stimato un utile netto 2012 di 1,35 miliardi di euro per Unicredit, in peggioramento rispetto alla precedente stima comunicata a luglio, e di 1,59 miliardi di euro per il 2013, dati alla base della flessione dell’1,2% immediatamente registrata dal titolo.
Da segnalare inoltre alcune voci di stampa che davano come possibile una fusione tra Unicredit e IntesaSanpaolo quale mossa per difendere la prima da scalate ostili, commentata dagli analisti di Equita Sim come un’eventualità «molto improbabile a causa di enormi complicazioni».

Spread
In leggera ma costante contrazione nell’arco dell’intera settimana il differenziale tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni. La differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp novembre 2022) e quello tedesco è scesa a 346 punti base rispetto ai 356 punti di lunedì. Riguardo all’asta della prima tranche dei Btp 1° novembre 2017 tenutasi martedì scorso, la Banca d’Italia ha comunicato che sono stati collocati titoli per un ammontare di 4 miliardi di euro rispetto ad una richiesta di 5,97 miliardi, con un tasso di copertura (rapporto tra titoli richiesti e titoli offerti) pari a 1,49, in aumento rispetto all’1,38 dell’asta di fine settembre per il titolo con pari durata (giugno 2017). Il rendimento lordo è stato fissato al 3,8%, pari a un prezzo di aggiudicazione di 98,8.

Considerazioni
L’ultima seduta dell’ottava di Borsa ha registrato un cauto avvio di Piazza Affari ben presto tramutatosi, unico caso tra le principali piazze europee, in un ribasso; a Wall Street cedono qualcosa anche il Dow Jones ed il Nasdaq sui controversi dati che parlano di un aumento della disoccupazione e, nel contempo, di una creazione di posti di lavoro maggiore del previsto.Mentre non si può trovare assolutamente nulla di strano nelle prese di profitto d’Oltreoceano – sempre che non siano sfuggite le buone performances di New York e del biglietto verde in quest’ultimo periodo – la questione domestica è un po’ più complessa.
La decisione della BCE di intraprendere acquisti di titoli di stato (OMT) e l’approvazione definitiva del meccanismo europeo di stabilità (ESM) da parte della corte federale tedesca hanno contribuito a ridurre il rischio di eventi estremi (i così detti “tail risk”), favorendo la riduzione dell’esposizione speculativa al ribasso sulla valuta europea.
Purtroppo l’effetto positivo sui mercati delle misure monetarie espansive messe in atto dalla BCE sembrano non essere sufficienti a garantire la continuazione del rally sui mercati azionari senza il supporto di un miglioramento delle prospettive macroeconomiche, alle quali non ha certamente contribuito il deterioramento degli utili, in particolare quelli attesi; tuttavia un’ulteriore riduzione dell’Equity Risk Premium, che è ancora storicamente molto elevato, potrebbe determinare effetti positivi sull’andamento mercati dei nei prossimi mesi

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