Meno austerità e tassi bassi per uscire dalla crisi europea

TRIESTE –  Nuova ottava, vecchi problemi: nel periodo compreso tra il 1° ed il 5 luglio il FTSE Mib, il più significativo indice azionario che ricomprende le 40 società a maggior capitalizzazione di Borsa Italiana, si è incrementato dell’1,93% soltanto grazie al rally messo a segno a seguito delle rassicurazioni fornite dal numero uno della BCE (Banca Centrale Europea) riguardo alle prossime politiche dell’istituto centrale, riducendo così al 4,55% il calo complessivo da inizio anno.

Dopo la brutta e, per certi versi, sorprendente chiusura di venerdì scorso, la volatilità che sta dominando i mercati sembra dunque riproporre il dilemma del bicchiere, mezzo vuoto o mezzo pieno a seconda della prospettiva dalla quale lo si esamina. Nonostante l’illusoria quiete indotta dalle parole di Mario Draghi i mercati sono nervosi, al punto che Pier Carlo Padoan, numero due dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, organismo internazionale di studi economici), ha così commentato l’attuale situazione europea: «La fatica del consolidamento fiscale può esplodere improvvisamente. Allora la tentazione in questi Paesi di tornare indietro potrebbe diventare molto forte (..) perché hanno fatto molto e rischiano di perdere molto se non faranno l’ultimo miglio».
La prossima fine del Quantitative Easing, la politica espansiva della Fed, non fa dunque che aggiungere incertezze ad un’estate che si prospetta veramente calda per una Zona Euro che, mostrando tutta la propria fragilità, rischia di diventare facile preda della speculazione globale: è giunto il momento per operare una decisa svolta alle attuali politiche minimalistiche, cariche di enfasi ed aspettative irrealizzabili, optando invece per una gestione più democratica e consapevole, maggiormente condivisa e più attenta ai contraccolpi che gli eccessi di austerità provocano tanto ai singoli Governi, sempre più spesso in carenza di consenso popolare, quanto alle economie, in ottica di controllo del deficit e del debito pubblico.
L’intesa raggiunta nella mattinata tra il Governo greco e la cosiddetta Troika (BCE, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale) per sbloccare la nuova tranche di aiuti (8,1 miliardi di euro) a favore di Atene, precedentemente in forse per non aver implementato le riforme necessarie a ricevere il prestito, va proprio in questo senso, anticipando la soluzione di uno dei principali temi all’ordine del giorno dell’Eurogruppo, l’ultimo prima della pausa estiva; l’altro tema antico, la crisi di un Portogallo alle prese con politiche di austerità che hanno provocato il crollo dalla Borsa di Lisbona e nuove tensioni sul Governo e sul debito sovrano,  verrà invece affrontato nel corso della riunione di questo pomeriggio a Bruxelles.
Nel frattempo, a dimostrare come la crisi non stia più risparmiando nessuno, il saldo della bilancia commerciale tedesca in maggio ha disatteso gli analisti, risultando positiva per 14,1 miliardi di euro contro i 17,1 di aprile e le aspettative di un avanzo per 18,4 miliardi.
Per l’Europa ed il Bel Paese uno dei momenti clou della settimana corrisponderà alle aste dei titoli di Stato italiani, mercoledì (BOT flessibili ed annuali) e giovedì (BTP), mentre con oggi comincia la stagione delle trimestrali negli USA: secondo il settimanale Milano Finanza, mai come oggi gli operatori si focalizzeranno sulla capacità delle aziende di incrementare il fatturato, nella convinzione che se le imprese non riuscissero ad aumentare il giro d’affari allora non sarebbero nemmeno in grado di migliorare i margini e quindi la propria redditività; cruciali infine la riunione della Bank of Japan di giovedì, che comunicherà le proprie decisioni in materia di politica monetaria, ed il dato americano sulla fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan, in uscita venerdì pomeriggio.
L’onda lunga della crescita occupazionale a stelle e strisce ha raggiunto soltanto oggi le piazze asiatiche che, preoccupate dalla prospettiva di un assottigliamento del programma di aiuti della Fed all’economia, hanno frenato soprattutto nel comparto delle commodity, fra i più sensibili alle prospettive del ciclo economico; così, nonostante un dollaro ai suoi massimi degli ultimi sei mesi sullo yen, la Borsa di Tokyo ha chiuso in flessione dell’1,4%.
Grande debolezza anche sui listini cinesi, gravati da timori legati alla crisi di liquidità degli istituti finanziari, quegli stessi che nelle scorse settimane avevano portato ai massimi storici i tassi di interesse interbancari; a confermare questo possibile credit crunch (stretta creditizia) la richiesta delle autorità cinesi di ridurre l’accesso al credito a quelle aziende affette da “sovra capacità” produttiva, indice di un’effettiva carenza di liquidità nel sistema. Secondo quanto riportato da Bloomberg, gli analisti hanno valutato in circa 122 miliardi di dollari i tagli alla liquidità, una cifra pari al valore dell’intera economia vietnamita: oggi la Borsa di Seul ha registrato un ribasso dello 0,9%, mentre Shanghai ed Hong Kong hanno registrato perdite del 2%.

In una giornata povera di dati macroeconomici, avvio di settimana al  rialzo per le principali Borse europee dopo la brutta chiusura registrata venerdì scorso: gli investitori iniziano a considerare il bicchiere mezzo pieno e l’avvio positivo di Wall Street unito alle parole del Governatore della BCE Mario Draghi, che davanti al Parlamento europeo ha di nuovo promesso tassi bassi e sostegno all’economia, hanno dato coraggio alla seduta.
Piazza Affari (FTSE Mib +1,71% FTSE Italia All-Share +1,53%) ha praticamente recuperato ciò che aveva lasciato sul terreno nella precedente sessione, in territorio positivo anche le altre Borse del Vecchio Continente: Francoforte superstar in rialzo del 2,08%, Madrid in recupero dell’1,9%, Parigi dell’1,86% e Londra ha terminato a +1,17%.
A Milano in generale recupero i bancari: in spolvero Montepaschi (+6,39%), dopo che la Fondazione MPS ha deciso di adire le vie legali per ottenere il risarcimento dei danni direttamente subiti; Intesa Sanpaolo in rialzo del 2,28% ed Unicredit in guadagno del 2,2%. Segno più anche per Rcs Mediagroup (+5,77%) dopo l’ottimo esito dell’aumento di capitale e balzo del 2,88% di Fiat, dopo la comunicazione di esercizio per la tranche della partecipazione detenuta da VEBA in Chrysler.
Sul fronte del debito sovrano ulteriore discesa dello spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, attestatosi a 268 Bp (Basis point, punti base) con un rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) limatosi al 4,37%; in calo anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, sceso a 171 Bp con un rendimento dell’1,8%.
Frazionale rialzo a 297 Bp per il differenziale tra i titoli di Spagna e Germania, con i Bonos che pagano oggi un rendimento del 4,66%.

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