Piazza Affari snobba S&P e centra il rimbalzo, spread stabile

TRIESTE – Dopo l’inatteso taglio del rating sul debito sovrano dell’Italia praticato dall’agenzia Standard & Poor’s, peraltro accompagnato da analoghe azioni sui nostri principali istituti di credito (Mediobanca, Unicredit, Intesa SanPaolo) con una solerzia ammirevole ma per certi versi sospetta, non stupisce come nel periodo compreso tra l’8 ed il 12 luglio il FTSE Mib, l’indice azionario che comprende le 40 società a maggior capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana, abbia registrato un calo dello 0,66%, portando il ribasso complessivo da inizio anno al 5,18%.

Insicurezza, emotività e volatilità stanno caratterizzando con continuità le ultime ottave e, in assenza di appuntamenti macroeconomici di rilievo, l’attuale fase di incertezza è destinata a dominare anche le prossime sedute. Nella finanza globalizzata, guidata dall’interdipendenza tra politiche monetarie ed economia, può bastare la semplice ipotesi di una riduzione del programma di Quantitative Easing (acquisto di titoli sul mercato secondario per sostenere la liquidità) da parte della Federal Reserve americana perché anche gli operatori del Vecchio Continente siano facile preda del panico, provocando violente correzioni dei listini.
Secondo «Plus», l’inserto del quotidiano Il Sole24Ore di sabato scorso, quantunque i tassi a breve della BCE (Banca Centrale Europea) e della Fed siano molto vicini tra loro, il divario si espande considerando periodi temporali più lunghi, indicando uno scenario rialzista sul lungo termine per i tassi d’oltre oceano: se questa aspettativa dovesse concretizzarsi, verrebbero penalizzate le emissioni obbligazionarie denominate in dollari, in caso contrario i mercati tenderebbero a prendere la direzione opposta.
Pur in presenza di dati ed analisi in base ai quali le prospettive economiche, soprattutto del Bel Paese, rimangono oscure, non si deve dimenticare che, nonostante il peggioramento della crisi del debito portoghese e la consapevolezza che la ripresa non potrà cominciare prima della fine dell’anno, i listini giocano d’anticipo e scommettono già adesso su quei settori e su quelle società che presentano buoni tassi di crescita degli utili e del fatturato: tutte le principali piazze finanziarie europee trattano a sconto, con una media del rapporto prezzo/utili di appena 11,8 volte contro le 14,5 volte della borsa di Wall Street, sostenuta però da un’economia in crescita.
Con la Borsa di Tokyo chiusa per festività, i listini asiatici si sono focalizzati sulla diffusione delle notizie riguardanti il PIL (Prodotto Interno lordo) cinese. Pechino ha annunciato che i dati, seppur in linea con le attese, stanno facendo sorgere qualche dubbio al Governo sulla possibilità di confermare l’obiettivo di crescita per quest’anno, identico al dato trimestrale: +7,5% contro il +7,7% dei primi tre mesi, la nona frenata negli ultimi 10 trimestri. L’indice Msci della regione ha chiuso così in progresso dello 0,2% con Shangai (+0,89%) ed Hong Kong (+0,12%) a guidare i rialzi sull’onda lunga del risultato di Wall Street dello scorso venerdì, quando la Borsa di New York ha registrato la terza settimana di rialzi consecutivi con gli indici S&P e Dow su nuovi massimi storici.

Sulla scia dei dati macroeconomici dell’ex Celeste Impero, avvio di ottava in leggero rialzo per le principali Borse europee, riconfermato a metà seduta nonostante l’abbassamento di un livello operato da Fitch sul debito sovrano della Francia, portato lo scorso venerdì da “AAA” a “AA+” a seguito dell’elevato livello di debito pubblico raggiunto; a confermare che il centro della scena sia attualmente occupato dalle agenzie di rating, indicazioni positive provenienti da Jp Morgan, che ha migliorato il giudizio sull’azionariato europeo portandolo ad «overweight» (sovrappesare).
In questo difficile contesto, complicato dalla crisi portoghese (con il Governo di Lisbona ancora in bilico) e dal riacutizzarsi di quella cipriota (voci di un possibile default con conseguente abbandono dell’euro da parte dell’isola di Cipro), bella prova d’orgoglio dei listini continentali: Madrid cresce dello 0,13%, Londra è salita dello 0,63% quasi come Parigi (+0,61%), Francoforte ha recuperato lo 0,27%.
Ha saputo cogliere l’attimo e mantenere lo spunto Piazza Affari (FTSE Mib +1,08% FTSE Italia All-Share +1,12%), oggi maglia rosa in Europa soprattutto grazie agli acquisti che hanno interessato Mediaset (+6,89%), beneficata da un aumento dei ricavi pubblicitari e da nuove strategie; giornata nervosa per i bancari, passati sotto le forche caudine dei giudizi di S&P: Banca Popolare di Milano (-3,10%) paga l’abbassamento del giudizio e le prese di beneficio dopo i recenti rialzi, mentre su Mediobanca (+0,14%) pesa l’incognita di un nuovo possibile taglio nei prossimi trimestri; in recupero Monte dei Paschi di Siena (+1,81%) dopo la notizia di rigetto della richiesta di sequestro di 1,8 miliardi di euro alla banca giapponese Numura per il derivato “Alexandria”; tra gli industriali buona giornata per Fiat (+2,06%) e Fiat Industrial (+0,69%).
Sul fronte del debito sovrano lo spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni tende a mantenersi a livelli elevati: dopo aver oscillato nel corso della giornata tra i 289 e i 296 Bp (Basis point, punti base) si è riportato a quota 290 Bp, con un rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) tornato al 4,47%; in leggero calo anche lo spread tra titoli con scadenza a due anni, sceso a 186 Bp con un rendimento prossimo al 2%.

Condividi sui social

Articoli correlati