Piazza Affari in debole rialzo snobba i timori sul debito USA

TRIESTE – Dopo aver archiviato una settimana, quella compresa tra il 30 settembre ed il 4 ottobre, dominata da una forte volatilità che soltanto il doppio voto di fiducia incassato dal governo Letta ha saputo smorzare, limitando al 3,73% il ribasso del FTSE Mib, primo indice di Borsa Italiana, cresciuto complessivamente del 12,48% da inizio anno, si inaugura oggi una dieci giorni che, fino al prossimo 17 ottobre, ci accompagnerà con i timori legati al problema tetto del debito USA.

Politica dunque ancora protagonista assoluta della scena mondiale, con il possibile default di Washington ad incombere sulle Borse ed a deprimere i mercati dopo la mancata intesa al Congresso sul finanziamento dell’apparato statale: il famigerato “shutdown” ha comportato, dalla mezzanotte del 1 ottobre scorso, il blocco del governo federale per mancanza di fondi mediante un taglio dei servizi “non essenziali” costituiti da musei, sportelli ministeriali e persino parchi naturali che ha provocato, come conseguenza diretta, la perdita del posto di lavoro a circa 800mila impiegati federali.

Ben poca cosa rispetto alle conseguenze di quello che causerebbe un mancato accordo sull’innalzamento del tetto del debito: secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, ripresa oggi dal quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore, se gli Stati Uniti non fossero in grado di ripagare i 12mila miliardi di dollari di debito (pari a 23 volte l’esposizione del collasso Lehman Brothers che, poco più di 5 anni fa, innescò la più grave crisi economica del Dopoguerra) sui mercati finanziari mondiali si scatenerebbe una catastrofe senza precedenti.

Basti pensare che la scorsa primavera il solo timore di un aumento dei tassi d’interesse americani congiunto all’incertezza sulla politica adottata dalla Federal Reserve ha interrotto la convergenza degli spread nell’Eurozona, producendo la revisione al ribasso delle stime di crescita di tutti i paesi emergenti da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI); in tempi più recenti il solo annuncio di un prossimo avvio della riduzione degli stimoli di politica monetaria (il così detto “tapering”) è stato in grado di fermare la crescita in Asia e rafforzare l’euro, rendendo di fatto più difficile l’uscita del Vecchio Continente dalla recessione.

L’annuncio di un default formale, ma più semplicemente anche solo l’incapacità temporanea di ripagare i titoli pubblici del paese considerato dai mercati il più sicuro al mondo, metterebbe a rischio i debiti sovrani di tutto il globo con un esponenziale ripresa della recessione in gran parte delle economie, a scapito del potere economico e della credibilità dei singoli Stati. 

In attesa che Democratici e Repubblicani trovino un accordo, magari in extremis come avvenne due anni fa, i mercati asiatici hanno aperto la nuova ottava con l’indice MSCI (Morgan Stanley Capital International) della regione in ribasso dello 0,9%; a pesare sulla seduta i timori per il mancato accordo sul budget americano ed il calo delle previsioni di crescita per il biennio 2013-2014 effettuate dalla  Banca Mondiale sulla Cina e sull’Asia Orientale, conseguenti al rallentamento della crescita dell’area ed alla debolezza dei prezzi delle materie prime.

Quarto ribasso consecutivo per la Borsa di Tokyo (-1,22%), delusa anche dal mancato annuncio di nuove misure di stimolo da parte della Bank of Japan e da un apprezzamento dello yen che penalizza i settori dell’economia nipponica maggiormente esposti sul fronte dell’export; chiusa per festività la Borsa di Shanghai, Hong Kong ha perso lo 0,78%.

 

In assenza di dati macroeconomici significativi, fatta eccezione per l’indice relativo alla fiducia degli investitori dell’Area Euro (positivo ma in calo rispetto al mese precedente),  l’attenzione degli operatori sulle trattative per l’innalzamento del tetto sul debito americano provoca un avvio al ribasso anche per i listini europei, in una sessione proseguita e conclusasi su toni negativi: Madrid (-0,48%) e Francoforte (-0,36%) registrano le perdite maggiori, mentre Londra lascia sul terreno lo 0,26%; Parigi (+0,03%) chiude sostanzialmente invariata, mentre Piazza Affari (FTSE Mib +0,66%, FTSE Italia All Share +0,65%), in decisa controtendenza, si aggiudica la maglia rosa in Europa.

A favorire lo scatto di Milano la giornata da protagonista di Finmeccanica (+3.54%), con la delibera di cessione della propria partecipazione in Ansaldo Energia al Fondo Strategico Italiano che ha portato un miglioramento dei target price e lo spostamento del giudizio da “Underweight” (sottopesare) a “Neutrale”; molto bene anche il Monte dei Paschi di Siena (+6,26%) che, in attesa delle comunicazioni del consiglio di amministrazione tenutosi nel pomeriggio per l’approvazione del piano di ristrutturazione della banca, guida il rialzo dei bancari; Intesa Sanpaolo (+1,54%) cresce sui recenti rumors di aggregazione con Montepaschi,  mentre Unicredit (+2,68%) beneficia della fiducia degli analisti di S&P Equity che ne hanno migliorato il giudizio da “Sell” (vendere) a “Hold” (mantenere).

Semaforo ancora rosso per Telecom Italia (-1,72%) che, secondo i rumors del week end, potrebbe presentare un nuovo piano industriale in occasione del consiglio di amministrazione di novembre; contrastati gli assicurativi, con Generali (+0,71%) a fruire dei proventi della cessione di partecipazioni minoritarie in Messico, senza direzione i petroliferi (Eni -0,35%, Snam invariata, Saipem -0,71%). 

Sul fronte del debito sovrano stabile lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, a 248 BP (Basis point, punti base) con un tasso del 4,28%; il differenziale tra il Bonos spagnolo (decennale) ed il Bund tedesco avente stessa scadenza è di 240 Bp, con un rendimento del titolo iberico del 4,20%

Stabile anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, fermo ai 155 punti della chiusura di venerdì e ad una resa dell’1,7%.

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