Milano guida le Borse europee, distratte dall’Unione Bancaria

TRIESTE – Ennesima ottava di Borsa avara di appuntamenti di rilievo quella che si apre oggi, fatta eccezione per l’asta BOT in agenda per mercoledì 11; nel frattempo, nel periodo compreso tra il 2 e il 6 dicembre scorsi, Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 4,72%, riducendo il rialzo da inizio anno del FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Milano, all’11,4%.

Ancora una volta, a determinare le sorti del nostro mercato sono stati i segnali provenienti da Wall Street: gli incoraggianti dati macroeconomici lasciano intendere l’avvicinarsi della fase in cui la Fed, la banca centrale americana, inizierà a ridurre le iniezioni di liquidità mensili realizzate attraverso l’acquisto di bond, causando vendite sul comparto con conseguente indebolimento dei corsi. Poiché banche ed assicurazioni italiane beneficiarie delle operazioni LTRO (Long Term Refinancing Operation, piano di rifinanziamento a lungo termine) degli anni passati (2011/2012) sono piene zeppe di tali titoli, il calo delle lor quotazioni sul mercato obbligazionario internazionale si riflette sui patrimoni aziendali, rendendoli meno consistenti.

È quanto è già avvenuto a primavera quando, sulle prime voci di “tapering”, tutti i mercati obbligazionari hanno reagito negativamente trascinando al ribasso le quotazioni del comparto finanziario, il cui peso più elevato rispetto agli altri benchmark europei ha avuto riflessi significativi sul FTSE Mib, estendendo così la discesa a tutti i listini azionari.

Per questo motivo è facile presagire grande volatilità ed un trend ribassista di breve per l’intero settore bancario, per il quale non è però da escludere a priori la possibilità di un rimbalzo: le note tecniche del “Financial System Stability Assesment”, il rapporto sulla stabilità del sistema finanziario appena pubblicato dal FMI (Fondo Monetario Internazionale), evidenzia come gli istituti di credito del Bel Paese dispongano di una patrimonializzazione e di una liquidità sufficienti: «Gli stress test di solvibilità – recita la nota – hanno mostrato che il sistema bancario italiano è in grado di assorbire sia il contesto attuale di debolezza economica, sia uno scenario di una protratta crescita a rilento». 

Una promozione importante soprattutto in vista dell’attuazione dell’Unione bancaria, il cui obiettivo è quello di minimizzare l’impatto delle crisi delle banche ed impedire che il fallimento di un singolo istituto possa provocare l’instabilità dell’intero sistema creditizio dell’Eurozona. 

Dopo il vertice di Berlino a cui non è seguito alcun compromesso tra i ministri delle Finanze di Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda e Lituania (presidente di turno UE), si punta ad una svolta tra l’odierna riunione dell’Eurogruppo e quella dell’Ecofin di domani: si tratta, dopo il varo della vigilanza unica in capo alla BCE (Banca Centrale Europea), di risolvere il tema di chi debba decidere sulle banche in crisi e delle risorse disponibili per gestire le ristrutturazioni. Riguardo al primo punto, la stessa Commissione Europea ha proposto di attribuirsi i poteri, soluzione osteggiata dalla Germania timorosa di ricorsi per scarsità di basi giuridiche; altrettanto controversa è la questione delle risorse: il nostro Paese è contrario al coinvolgimento dei privati (bail in), mentre un fondo europeo finanziato da una tassa sulle banche richiederebbe troppi anni prima di poter entrare a regime; ulteriori perplessità di Berlino sono legate ai timori per eventuali salvataggi surrettizi dei Governi, dovuti alla cospicua presenza di titoli di Stato in molti istituti europei (a titolo meramente indicativo, quest’oggi la Banca d’Italia ha comunicato che ad ottobre il sistema creditizio italiano deteneva titoli di Stato per 399,55 miliardi di euro, dei quali 243,55 costituiti da Btp, in leggero aumento rispetto al mese precedente).

Inizio di settimana all’insegna del rialzo per le Borse asiatiche, sorrette dai positivi dati macro provenienti da Stati Uniti e Cina. Dopo che la scorsa settimana l’economia americana ha mostrato di essere in grado di sopperire ad un eventuale “tapering” anticipato da parte della Federal Reserve, quest’oggi la Borsa di Tokyo (+2,29%) ha archiviato la miglior seduta degli ultimi tre mesi sorretta dalla debolezza dello yen, scambiato ora oltre quota 103 contro il dollaro statunitense. A Shanghai l’indice Composite ha chiuso piatto a +0,05%, rallentato dal forte apprezzamento dello yuan, dopo che il dato sulle esportazioni del Dragone, a novembre cresciute del 12,7% rispetto al mese precedente, ha portato il surplus commerciale ai massimi dal 2009.

Avvio positivo anche per le principali piazze europee, galvanizzate dal grande momento di salute vissuto dalle due principali economie del mondo che, secondo gli addetti ai lavori, non può che tradursi in una crescita degli utili societari; i livelli toccati da alcuni titoli a metà seduta hanno contrastato gli operatori, tentati da opportunistiche prese di profitto in assenza di catalizzatori che fungessero da spinta per ulteriori acquisti. La partenza piatta di Wall Street non ha influito sullo scenario europeo caratterizzato da indici poco mossi ma comunque positivi: Madrid +0,9%, Parigi e Londra a +0,11%, Francoforte +0,25%.

In un simile contesto e dopo aver oscillato a lungo intorno alla parità, Piazza Affari (FTSE Mib +0,89%, FTSE Italia All Share +0,84%) conquista in chiusura di seduta la palma di migliore nel Vecchio Continente grazie alla buona performance del settore bancario: rimbalzo di Monte dei Paschi (+4,91%) dopo il pesante scivolone della scorsa settimana, con la Fondazione MPS a favore dell’aumento di capitale se l’operazione partirà dopo il 12 maggio; Unicredit (+1,17%) in rialzo sulle voci di un’emissione di bond senior con durata di 3 anni per un ammontare attorno al miliardo di euro; positiva anche Intesa Sanpaolo (+ 0,47%).

Tra le società a maggior capitalizzazione segnaliamo Mediaset (+1,23%) dopo una seduta sulle montagne russe, frazionale progresso per Eni (+0,41%) sulle prospettive di un miglioramento dei flussi di cassa visti dagli analisti di Barclays; secondo l’agenzia Bloomberg Fiat (-0,37%) punta a raggiungere il pareggio delle attività europee entro il 2016 puntando ad investire 9 miliardi di euro in Europa, mentre la vittoria contro la Fiorentina ha rilanciato le ambizioni scudetto per la Roma (+5,45%), che si mantiene a stretto contatto con la capolista Juventus (+3,19%).

In contrazione lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che ha chiuso la seduta sui minimi dell’anno a 228,5 BP (Basis point, punti base), il livello più basso dal 19 agosto – che a sua volta rappresenta il minimo da luglio 2011 – per un tasso sul decennale del 4,13%; in diminuzione anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, sceso a 99 Bp per un rendimento tornato sotto l’1,2%.

Il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia invece la sessione a 227 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,11%. 

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