Prezzi in calo e rischio deflazione, attese per la riunione BCE

TRIESTE – Dopo la buona chiusura d’ottava di venerdì scorso, la settimana che si avvia oggi vede Piazza Affari con i riflettori puntati sull’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro del Banco Popolare, per poi spostare il focus sulla riunione della BCE (Banca Centrale Europea) in programma giovedì prossimo, nella quale l’istituto guidato da Mario Draghi sarà alle prese con le difficili decisioni da prendere relativamente ai tassi d’interesse.

Dopo un’ottava che ha visto il FTSE Mib, il più rappresentativo indice azionario di Borsa italiana, mettere a segno un rialzo del 2,51% che, da inizio anno, corrisponde ad una performance del 13,3%, Ministri delle Finanze, banchieri centrali ed investitori concentrati sulle indicazioni dell’inflazione e sulle rilevazioni del PMI (Purchasing Managers Index, indicatore composito che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e prestazioni) tanto manifatturiero quanto composito per capire come procede la ripresa economica.

In questo contesto hanno dunque creato grandi aspettative nei mercati le dichiarazioni di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e strenuo difensore della “linea dura” nella politica monetaria dell’Eurotower, possibilista verso misure straordinarie di stimolo e favorevole a servirsi degli stessi metodi della Federal Reserve americana, che subito hanno evocato l’idea di un programma di Quantitative Easing (allentamento quantitativo) per fornire liquidità al sistema europeo.

Le stime dell’Istat rilevano che negli ultimi cinque mesi la crescita dei prezzi si è dimezzata, portando a marzo il tasso d’inflazione annuo allo 0,4%, il minimo dall’ottobre 2009, mentre nell’ Eurozona  è calato allo 0,5%: un’inflazione così bassa che per registrare un aumento del costo della vita più lento bisogna risalire alla Grande Depressione.

Poiché l’attuale strategia della BCE si sostiene sulla previsione di un’inflazione media dell’1% per tutto il 2014, che per attuarsi dovrebbe crescere dell’1,1% per ciascuno dei restanti nove mesi dell’anno, l’istituto di Francoforte dovrà decidere se questi dati ridurranno ulteriormente le aspettative di inflazione e quanto questa bassa inflazione possa frenare il riequilibrio di Eurolandia. Riguardo al primo punto, le attese di breve-medio periodo confermano una diminuzione continuativa del livello generale dei prezzi che potrebbe facilmente trasformarsi in deflazione; leggermente più complessa la logica attinente al secondo: all’interno dell’Eurozona la svalutazione delle singole monete è stata sostituita dal riaggiustamento di prezzi e salari (che devono rallentare nei paesi deboli ed accelerare in quelli in ripresa), che di fatto godono di ridottissimi spazi di manovra.

Data la grande incertezza che caratterizza la situazione sono in molti ad aspettarsi un nulla di fatto per giovedì, con la BCE a differire un’eventuale mossa in attesa di capire meglio le tendenze di fondo della dinamica dei prezzi.

Seduta positiva per le Borse asiatiche, con l’indice MSCI della regione in progresso per merito delle ricoperture conseguenti le vendite generate dalla crisi fra Russia ed Ucraina. A beneficiare del rinnovato clima di ottimismo soprattutto i titoli legati ai consumi che, unitamente all’indebolimento dello yen nei confronti del dollaro, hanno sostenuto il rialzo della Borsa di Tokyo (+0,9%) nella prima seduta di quest’ottava.

Listini cinesi contrastati con Hong Kong (+0,4%) e Shanghai (-0,4%) alla quarta seduta negativa di fila. A pesare sono stati ancora una volta i timori legati al rallentamento della crescita economica, con il Governo rimasto finora piuttosto vago su cosa intenda fare per stimolare l’economia; secondo quanto riportato dallo “Shanghai Securities News” le autorità avrebbero l’intenzione di regolamentare maggiormente le attività finanziarie e di investimento nella zona di libero scambio di Shanghai.

Apertura in rialzo per le Borse europee, che nelle prime battute guadagnano poco meno di mezzo punto percentuale e proseguono la seduta con il segno più, con gli acquisti favoriti da un generale ottimismo indotto dai positivi dati macro della Francia: il PIL francese è cresciuto dello 0,8% per cento su base annua che ha portato il Paese a chiudere il 2013 con un deficit del 4,3% (maggiore del previsto  4,1% ma pur sempre inferiore al 4,9% del 2012), mentre il debito è salito al 93,5%.

Seduta contrastata dopo il giro di boa per le Borse Vecchio Continente, con gli operatori più cauti in attesa dell’uscita di alcuni importanti dati come quello sull’occupazione Usa: Londra (-0,26%), Francoforte (-0,33%) e Parigi (-0,45%) sotto la parità, con solo Madrid (+0,11%) debolmente positiva.

Piazza Affari (FTSE Mib +0,9%, FTSE Italia All Share +0,99%), dopo le ottime performance registrate la scorsa ottava, ha iniziato la nuova settimana con gli indici in territorio positivo, segnando la migliore prestazione della mattinata tra i listini europei.

Bancari sempre in prima linea e con i riflettori puntati su Banco Popolare (+15,7%) dopo l’assemblea che ha rinnovato il Cda e nel giorno in cui è scattato l’aumento di capitale da 1,5 miliardi; in rialzo anche il Monte dei Paschi di Siena (+4,87%) dopo che Fondazione MPS ha raggiunto un accordo per la cessione del 6,5% del capitale della banca; a passo di corsa anche Intesa Sanpaolo (+2,41%), che continua a beneficiare dei risultati di bilancio e del nuovo piano d’impresa; bene anche Unicredit (+1,45%), alla quale gli analisti di NatIxis hanno alzato il target price e confermato il giudizio “Neutrale”.

Tra le Blue Chip da segnalare il rialzo di Fiat (+2,55%) nel giorno dell’assemblea degli azionisti, l’ultima che si terrà a Torino prima del trasferimento della sede legale in Olanda; l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha confermato gli obiettivi per il 2014 annunciando che l’azienda automobilistica punta a commercializzare 4,5-4,6 milioni di euro entro fine anno.

Sul fronte del debito sovrano lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco di pari scadenza, scende frazionalmente a 173 Bp (Basis point, punti base) dai 175 Bp di venerdì, per una resa del decennale italiano (3,29%) in calo di un centesimo rispetto alla precedente.

Sostanzialmente invariato anche il rendimento del Bonos spagnolo, un 3,22% che lo riconferma leggermente più attrattivo dei Btp italiani, conseguenza di un minor differenziale (166) punti base con i titoli decennali tedeschi.

Segnaliamo infine che Wall Street viaggia con il segno più nell’ultima seduta del mese e del trimestre, con gli operatori a mostrare un cauto ottimismo: al centro dell’attenzione il discorso del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, alla National Interagency Community Reinvestment Conference. Parlando dell’economia e del mercato del lavoro americano ha affermato che «sono ancora considerevolmente lontani dal doppio mandato assegnato alla Federal Reserve dal Congresso», cioè massima occupazione in un contesto di stabilità dei prezzi, aggiungendo che «La ripresa per molti Americani sembra ancora una recessione. Per questo, ha detto, la Banca Centrale non farà mancare il suo supporto».

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